domenica 31 ottobre 2010

Lettera di Agnese Borsellino ai giovani


Carissimi giovani,

mi rivolgo a voi come ai soli in grado di raccogliere davvero il messaggio che mio marito ha lasciato, un’eredità che oggi, malgrado le terribili verità che stanno mano a mano affiorando sulla morte di mio marito, ha raccolto mio figlio Manfredi, e non, badate, offrendo sterili testimonianze come vittima di una subdola guerra che gli ha tolto quando aveva appena 21 anni il padre, ma come figlio modello, di cui non posso che andare orgogliosa, soprattutto perché, insieme alle sue sorelle, serve quello stesso Stato che non sembra avere avuto la sola colpa di non avere fatto tutto quanto era in suo potere per impedire la morte del padre.

Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le recenti notizie apparse in questi giorni sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto che può avere avuto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui.

Io e miei figli non ci sentiamo persone speciali, non lo saremo mai, piuttosto siamo piccolissimi dinanzi la figura di mio marito che ribadisco ancora una volta, anche a molti di voi che non eravate nati l’anno delle stragi, non è voluto sfuggire alla sua condanna a morte, ha donato davvero consapevolmente il dono più grande che Dio ci ha dato.

Io non perdo la speranza in una società più giusta ed onesta, sono anzi convinta che sarete capaci di rinnovare l’attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia, l’Italia del domani.

Un caloroso abbraccio a voi tutti

Agnese Borsellino
(fonte: www.ilfattoquotidiano.it)

venerdì 29 ottobre 2010

La riforma della giustizia...


Tribunale di Marano, sede distaccata del Tribunale di Napoli:

Un solo cancelliere, tre giudici e tremila pendenze solo di arretrato ancora da sbrigare. Senza contare tutti i procedimenti nuovi. Tre giudici e un cancelliere che dovrebbero coprire tutto il penale che riguarda sette comuni della provincia nord di Napoli con oltre trecentomila abitanti, e dove la camorra è di casa. Un territorio che produce tutta la fattispecie di reati penali inimmaginabili, dalla lottizzazione abusiva ai reati contro l'ambiente, dallo spaccio di droga ai reati contro la persona, fino all'omicidio.
Alla sezione civile, invece, le pendenze sfiorano i dodicimila processi e basta entrare nella cancelleria per rendersi conto della situazione disastrosa in cui versa il tribunale: gli avvocati si accalcano l'uno sull'altro nel tentativo di riuscire a parlare con l'unica cancelliera che cerca in qualche modo di mandare avanti l'ufficio. [...]


Il tribunale di Marano si trova in una sede pr
ovvisoria, dentro un palazzo nato per ospitare gli uffici tecnici del Comune; la sede principale, infatti, è stata chiusa nel 2008: i custodi, i magistrati e i cancellieri che ci lavoravano, erano stati evacuati in fretta e furia perché crollavano i solai, c'erano infiltrazioni d'acqua dappertutto e i faldoni negli archivi erano stati attaccati da zecche e piattole. Ma la nuova sede è del tutto inadatta: un solo ingresso, peraltro non presidiato dalle forze dell'ordine, senza metal detector e neanche uno straccio di telecamera [...]






mercoledì 20 ottobre 2010