giovedì 16 dicembre 2010
mercoledì 1 dicembre 2010
La speranza
Non dirò dei film, non dello sguardo acuto sui vizi atavici dell'italiano.
La verità è che sono rimasto turbato dal suo suicidio, come già mi colpì quello di Lucentini.
Non riesco a non pensare alle sue parole sulla speranza. Parole che acquistano una nuova forza dopo il suicidio.
In particolare, quando dice che la speranza è un inganno della Chiesa per tenere buoni i fedeli mi viene in mente Bonhoeffer, il suo concetto di cristianesimo adulto (etsi Deus non daretur) dal quale deriva la sua interpretazione della redenzione, ovvero della speranza cristiana.
Nella lettera a Eberhard Bedhge del 27 giugno 1944, Bonhoeffer scriveva:
«[...] qui [nell'AT] si tratta di una redenzione storica, cioè al di qua del limite della morte, mentre in tutti gli altri casi i miti della redenzione hanno precisamente come obiettivo il superamento del limite della morte. Israele viene redento dall'Egitto perché possa vivere davanti a Dio, sulla terra, come popolo di Dio. I miti della redenzione cercano astoricamente un'eternità posteriore alla morte. [...]
[...] si dice che decisivo nel cristianesimo è il fatto che sia stata annunciata la speranza della risurrezione, e che dunque così è nata un'autentica religione della redenzione. Il baricentro cade allora in ciò che è al di là rispetto al limite della morte. E proprio qui io vedo l'errore e il pericolo. Redenzione significa allora redenzione dalle preoccupazioni, dalle pene, dalle paure e dalle nostalgie, dal peccato e dalla morte, in un aldilà migliore. Ma sarebbe questo il punto essenziale dell'annuncio di Cristo contenuto nei Vangeli e in Paolo? Lo nego. La speranza cristiana della resurrezione si distingue da quelle mitologiche per il fatto che essa rinvia gli uomini alla loro vita sulla terra in modo del tutto nuovo e ancora più forte che nell'Antico Testamento. Il cristiano non ha sempre un'ultima via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nell'eterno, come chi crede nei miti della redenzione, ma deve assaporare fino in fondo la vita terrena come ha fatto Cristo («Mio Dio, perché mi hai abbandonato?») e solo così facendo il crocifisso e risorto è con lui ed egli è crocifisso e risorto con Cristo. L'aldiquà non deve essere soppresso prematuramente. In questo, Nuovo e Antico Testamento restano concordi. I miti della redenzione nascono dalle esperienze umane del limite. Cristo invece afferra l'uomo al centro della sua vita.»
C'è un dubbio che mi sorge, accostando le parole di Bonhoeffer a quelle di Monicelli: se Monicelli le avesse conosciute, queste parole, se la Chiesa fosse stata in grado di spiegargli in modo così profondo il significato della speranza cristiana, se avesse avuto modo, da intellettuale quale era, di meditarle...si sarebbe ucciso lo stesso?
giovedì 25 novembre 2010
Alberto Sordi, a confronto, era un dilettante
A Venezia, l’allegro gruppo in trasferta si è superato. Michelle Bonev (all’anagrafe Dragomira) non ha vinto il Leone d’oro ma ha avuto, l’impressione (alla fine ciò che conta), di farlo. L’organizzazione è diabolica. Approfittando dell’evento “Action for women”, coccarda vera per cortometraggi con giuria di alto livello (tra gli altri Tornatore, Francesca Comencini, Roberta Torre) e della confusione tematica, il piano Bonev scatta nel tardo pomeriggio. Una location defilata, la Sala Pasinetti, ed ecco uscire fuori la targa incriminata, per il film prodotto dalla Bonev “Goodbye Mama”, e coprodotto da Rai Cinema con il patrocinio del Mibac. Storia di emarginazione piena di bellone da esportazione che si trasforma in opera “dall’alto valore sociale”. L’epigrafe, solenne, a dare una parvenza di credibilità: “Premio speciale della Biennale assegnato in occasione del 60° anniversario della Convenzione europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle Libertà fondamentali, il Ministro per i Beni e le Attività culturali”.
Avrebbero potuto darle anche l’altro perché, è innegabile, la ragazza è estremamente attiva. I primi vagiti di notorietà a Sanremo, quando al povero Baudo la affiancano in veste di opinionista nel Dopofestival edizione 2003. Pippo si incazza, ma si piega ai desideri di Agostino Saccà, sponsor ammaliato dal fascino erinnico di una bruna fanciulla di un metro e ottanta, fisico da maggiorata anni ’50. La scalata non conosce ostacoli. Una fiction con il cantore dei Barbarossa leghisti, Renzo Martinelli (La bambina dalle mani sporche) un libro pubblicato con Mondadori e una recensione (estorta) a Giampiero Mughini che per Panorama di Carlo Rossella vergò un’ironica stroncatura e si ritrovò in pagina un pezzo che paragonava la ragazza a Marguerite Yourcenar. Anni dopo, il ricordo è ancora vivo: “Mi ritrovai pubblicato un foglio ampiamente emendato in senso ruffianoide nei confronti della Bonev”.
A Venezia, oltre al ministro della cultura bulgaro, a far festa a Dragomira (Michelle), mezzo governo italiano. Giancarlo Galan, giulivo: “Il presidente Berlusconi mi ha pregato di portarle personalmente i suoi saluti più calorosi e io lo faccio volentieri con tutto l’affetto di cui sono capace”, Mara Carfagna: “Sono orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa” e gli sconvolti Marco Muller e Paolo Baratta, direttore della Mostra e presidente della Biennale, chiamati in tutta fretta dalle stanze del ministero di Bondi per trovare adeguato palcoscenico al desiderio del premier e terrorizzati dalla presenza della stampa. Unici assenti, infatti, i giornalisti. Con il fantasma del malcapitato Enrico Magrelli (Film tv) dato per presente, scambiato per un turbine fonetico con Mereghetti del Corriere della Sera e vanamente atteso da Dragomira Bonev che tra un inchino e l’altro continuava a ripetere: “Dov’è famoso Magrelli de corriere de Milano?, Presidente mi ha promesso c’era, io voglio tanto abbracciare lui”. In sala, un pubblico finto, sgomento, lo stesso di certi programmi del pomeriggio tv, ravvivato da Deborah Bergamini (patrocinante del vero premio “Action for woman”), quel giorno a Venezia suo malgrado con una pletora di europarlamentari diligentemente seduti in platea. A fine serata, telefonata complimentosa di B. e nuovi, mirabolanti scenari futuri da disegnare insieme.
A chiudere degnamente l’imitazione felliniana, una lettera della Ue, anch’essa fittizia, offerta a Dragomira-Michelle, abito lilla, scollatura choc, collana di perle, colta da estasi mistica e pronta ad aggiungere la sua testimonianza al libro nero del comunismo: “Arrivai in Italia nel 1990 con solo un paio di scarpe gialle e 20 dollari in tasca. Devo molto all’Italia: la Bulgaria mi ha dato la vita ma l’Italia la libertà”. Dalle parti di Arcore, sentitamente, confermano.
Da Il Fatto Quotidiano del 23 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
Mi chiedo perché...
Va bene la presunzione d'innocenza fino a sentenza passata in giudicato, ma qui siamo all'appello. Dopo c'è solo la Cassazione, che giudica sulla forma non sul merito.
Proprio non capisco. In qualsiasi altro Paese credo che una cosa del genere avrebbe preso titoli a 12 colonne su tutti i giornali. Noi invece non veniamo informati a dovere. La notizia è stata data ma in secondo o terzo piano, corredata dalla versione del condannato che, ovviamente, dice che si tratta di una favola, confermando peraltro che il boss mafioso, pluriomicida, Mangano è stato un eroe.
Perché ci facciamo prendere in giro? Forse perché siamo pigri e informarsi , nell'Italia di oggi, richiede impegno. Io ho iniziato la lettura delle motivazioni della sentenza. È una fatica enorme perché si tratta di oltre 600 pagine, e avrei altro da fare. Però lo faccio perché lo ritengo un dovere civico.
Perciò pubblico il link da cui potete scaricare le suddette motivazioni:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/19/dellutri-sentenza-dappello-ecco-le-motivazioni/77807/
P.S. l'altra notizia di prima pagina sui quotidiani di oggi è dedicata all' "apertura" del Papa al preservativo. C'è un singolo caso in cui il profilattico si può accettare, secondo il Pontefice: «[...] ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole».
Premesso che prima Ratzinger ha speso parole di buon senso sulla banalizzazione della sessualità, su cui tutti credo convengano, alzi la mano chi di fronte a questa apertura non sia indotto a farsi una grassa risata...
domenica 14 novembre 2010
Una vita tranquilla
La vita tranquilla, Rosario, l’ha trovata in un paesino sperduto della Germania, vicino a un bosco dove va a cacciare il cinghiale. Già, il cinghiale. Rosario deve entrare nella foresta, perché è lì che l’animale vive. Il cinghiale è selvatico, non si può pretendere che esca dal suo habitat naturale ed entri da solo in quel mondo piccolo-borghese che sta ai bordi del bosco. D’altronde, se, per assurdo, lo facesse, quel mondo lo sbranerebbe. Così, Rosario entra nella selva oscura armato di fucile. Lo vede, il cinghiale, tranquillo, grufolare. Rosario prende la mira, lo spara. Poi, lo porta fuori dalla foresta, nella cucina del suo ristorante. Infine, lo serve a tavola con un contorno di granchi. Piatto strano, è vero, ma accogliere i clienti significa anche andare incontro ai loro gusti: perciò, un bravo ristoratore come Rosario non si vergogna di cucinare meno pizze e più cinghiale con i granchi. Perché quelli sono tedeschi: mangiano tutto. E si bevono tutto.
Dopo l’esordio fortunato della commedia Lezioni di cioccolato, Claudio Cupellini firma la sua seconda regia scegliendo una storia nera. Nera come un tunnel senza uscita, come un vicolo malfamato di Gomorra, come la foresta in Germania. Come la vita di un uomo che sceglie di ucciderne un altro. La vita di un mafioso, di un camorrista. Il tema, già sfiorato in Lezioni di cioccolato, è quello della redenzione. Possibile o impossibile? Secondo il protagonista, impossibile. La sua battuta più importante, nella scena topica del film, quando si rivolge a un prete in stato comatoso, suona come una condanna, senz’appello: «A Dio non importa di aiutare la gente». Dice di essersi pentito delle cose fatte in passato, Rosario. Forse lo crede sinceramente. Ma non è così. La sua finta morte, inscenata per sottrarsi a una vita fino a quel punto sprecata nella malavita, si rivela presto un espediente pirandelliano. Come Mattia Pascal, anche Rosario Russo ha ingannato il suo passato per non farci i conti. Ma quei conti, con quel passato, bisogna farli. La redenzione passa per la via stretta e obbligata dell’assunzione di responsabilità: di fronte a se stessi, agli altri, a Dio. Dove sei? Dov’è tuo fratello? Invocare il perdono di Dio, che è Verità e Vita, mentendo sulla propria identità e avendo dato la morte: più facile che una gomena entri nella cruna di un ago.
Ecco, dunque, che la vita “suicidata” ritorna, e nella forma più stringente: l’amore del padre per il figlio. Non Mathias, il figlio “tedesco” del padre ristoratore, ma Diego, il figlio napoletano del padre camorrista. Abbandonandolo, Rosario aveva violato un primo tabù: la sacralità dell’amore; rifacendosi una vita, ne aveva violato un secondo: la sacralità della morte. Proprio come il Pascal di Pirandello nella lezione di Debenedetti.
Toni Servillo, interpretando Rosario Russo, ha reso magistralmente, in carne e sangue, questo personaggio mai epifanizzato, condannato a inseguire la tranquillità nell’impossibilità delle relazioni personali. Il cui dramma è non poter più amare, neanche una moglie, neanche un figlio. Neppure cambiando moglie, o cambiando figlio. La sua vita tranquilla è il suo inferno.
sabato 13 novembre 2010
Florens 2010
Oggi, 13 novembre, ci siamo svegliati con un prato che è cresciuto durante la notte a tappezzare piazza Duomo. Non solo, ma un David in vetroresina e polvere di marmo, che fino a ieri stava arrampicato sotto la cupola del Brunelleschi, ora è sceso a più miti consigli e si è posizionato di fronte a una delle porte laterali della basilica. Poi verrà portato in piazza della Signoria. Questo piccolo viaggio ha lo scopo di ricordare che la celebre scultura di Michelangelo in origine era destinata alla Chiesa e solo successivamente se ne appropriò la politica.
Dai banchieri medicei a quelli di oggi, il David è lo spot che reclamizza il matrimonio tra cultura ed economia.
Il prato invece è cresciuto tutt'attorno al Battistero per ricordare che il 26 gennaio 429, al passaggio delle reliquie di San Zanobi, vescovo di Firenze, un olmo secco sarebbe rifiorito, nel punto esatto in cui oggi si trova la colonna di San Zanobi, appunto, davanti alla porta nord del Battistero suddetto.
martedì 2 novembre 2010
Ecco l'elenco (...) l'elenco «morale», dei reati commessi da coloro che hanno governato l'Italia negli ultimi trent'anni, e specie negli ultimi dieci [...]
domenica 31 ottobre 2010
Lettera di Agnese Borsellino ai giovani
Carissimi giovani,
mi rivolgo a voi come ai soli in grado di raccogliere davvero il messaggio che mio marito ha lasciato, un’eredità che oggi, malgrado le terribili verità che stanno mano a mano affiorando sulla morte di mio marito, ha raccolto mio figlio Manfredi, e non, badate, offrendo sterili testimonianze come vittima di una subdola guerra che gli ha tolto quando aveva appena 21 anni il padre, ma come figlio modello, di cui non posso che andare orgogliosa, soprattutto perché, insieme alle sue sorelle, serve quello stesso Stato che non sembra avere avuto la sola colpa di non avere fatto tutto quanto era in suo potere per impedire la morte del padre.
Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le recenti notizie apparse in questi giorni sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto che può avere avuto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui.
Io e miei figli non ci sentiamo persone speciali, non lo saremo mai, piuttosto siamo piccolissimi dinanzi la figura di mio marito che ribadisco ancora una volta, anche a molti di voi che non eravate nati l’anno delle stragi, non è voluto sfuggire alla sua condanna a morte, ha donato davvero consapevolmente il dono più grande che Dio ci ha dato.
Io non perdo la speranza in una società più giusta ed onesta, sono anzi convinta che sarete capaci di rinnovare l’attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia, l’Italia del domani.
Un caloroso abbraccio a voi tutti
Agnese Borsellino
(fonte: www.ilfattoquotidiano.it)
venerdì 29 ottobre 2010
La riforma della giustizia...
Tribunale di Marano, sede distaccata del Tribunale di Napoli:
Alla sezione civile, invece, le pendenze sfiorano i dodicimila processi e basta entrare nella cancelleria per rendersi conto della situazione disastrosa in cui versa il tribunale: gli avvocati si accalcano l'uno sull'altro nel tentativo di riuscire a parlare con l'unica cancelliera che cerca in qualche modo di mandare avanti l'ufficio. [...]
Il tribunale di Marano si trova in una sede provvisoria, dentro un palazzo nato per ospitare gli uffici tecnici del Comune; la sede principale, infatti, è stata chiusa nel 2008: i custodi, i magistrati e i cancellieri che ci lavoravano, erano stati evacuati in fretta e furia perché crollavano i solai, c'erano infiltrazioni d'acqua dappertutto e i faldoni negli archivi erano stati attaccati da zecche e piattole. Ma la nuova sede è del tutto inadatta: un solo ingresso, peraltro non presidiato dalle forze dell'ordine, senza metal detector e neanche uno straccio di telecamera [...]
mercoledì 20 ottobre 2010
lunedì 13 settembre 2010
Berlusconi: la barzelletta su Hitler
Sarei dovuto andare al cinema oggi pomeriggio. Invece sono rimasto a casa. La pioggia mi ha convinto a continuare la mia lettura di Un eroe borghese. Mi sono immerso per ore nel racconto di Stajano. Mi sono perso nei meandri di scalate societarie, scatole cinesi, compiacenze politiche, benedizioni religiose... Ho letto tutto il marcio delle attività di Sindona, di cui so poco o nulla. Le mie informazioni, fino ad ora, e non lo dico per riacciuffare il cinema per i capelli, mi venivano dal film di Placido, che vidi a suo tempo del tutto vergine della vicenda e perciò impreparato alle emozioni forti che mi suscitò. Piansi nella scena in cui Bentivoglio legge la lettera testamento di Ambrosoli alla moglie. E ho versato di nuovo qualche lacrima a risentirla nei programmi di questi giorni, mi riferisco a quelli di Minoli sulla Rai e di Piroso su La 7. È più forte di me: l'onestà mi commuove. Mi sto preparando alla prima lezione dell'anno di Educazione civica (Cittadinanza e Costituzione, così la Gelmini vuole che la chiamiamo). Ho deciso di partire dall'articolo 54: la fedeltà alla Repubblica. Parlerò di Ambrosoli, poi di Caponnetto e poi via via gli altri servitori della Repubblica. Voglio dare ai miei alunni degli esempi positivi, che possano un domani seguire. Per questo mi sto documentando su Ambrosoli.
La lettura di Stajano, dicevo, mi ha portato dentro le acque acherontiche e tortuose del malaffare politico-finanziario. Ho dimenticato anche il cellulare in modalità silenziosa, non sentendo messaggi e telefonate. Andreotti, il Vaticano, la Mafia, i servizi segreti, i tentativi di colpi di Stato, la P2... la solitudine di Ambrosoli...
Erano gli anni per me della vita vegetativa, come potevo capire? Nel 1974, quando sono nato io, c'è stata la strage di piazza della Loggia, la bomba sull'Italicus, il sequestro Sossi...
Mamma mia, in che Stato vivevo? Tutto mi sembrava andasse bene, come canta De gregori, invece non andava bene niente!
Preso dalla lettura e da questi pensieri ho acceso distrattamente la tv. Si erano fatte già le otto, c'era il tg... Berlusconi raccontava una barzelletta.
martedì 31 agosto 2010
giovedì 26 agosto 2010
Il bel Paese
Perché?
Per le fabbriche che chiudono?
Per la perdita dei posti di lavoro?
Perché i giovani laureati non trovano il lavoro per cui hanno studiato?
Per i respingimenti?
Per i precari della scuola?
Per la corruzione imperante?
Per il declino del Paese?
Per la "mignottocrazia"?
Per la morte della ricerca?
Per i privilegi della "casta"?
Perché non esiste in Italia la libertà di stampa, ma tutti i giornali servono un padrone politico o economico?
Perché i servizi segreti non servono i cittadini, ma vari gruppi massoni che cominciano per P (1, 2, 3, 4...)?
Perché si arrestano i mafiosi ma mai i loro referenti politici?
Per il conflitto di interessi?
Per gli amministratori delegati che fanno fallire le aziende e poi se ne vanno con una liquidazione milionaria?
Per la cementificazione, l'inquinamento anche chimico?
Per i disastri naturali che fanno il doppio dei danni perché non c'è una politica di prevenzione e cura del territorio?
Perché in un Paese come il nostro, ad alto rischio sismico e senza le adeguate contromisure, si vogliono installare centrali nucleari anziché puntare sulle energie pulite?
Perché molti ospedali sono fatiscenti?
Perché non ci sono abbastanza asili?
Perché le strade fanno schifo, i trasporti pubblici pure?
Perché potremmo campare di turismo ma la politica non lo sa governare, né sa valorizzare il patrimonio architettonico e artistico del nostro Paese, perché nei posti chiave vengono messe non persone competenti ma persone vicine politicamente?
Perché le tasse vengono pretese dai lavoratori dipendenti, mentre gli altri possono evadere tranquillamente?
...
Niente di tutto questo.
Per la tessera del tifoso.
domenica 8 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
ufo
martedì 3 agosto 2010
Programma Movimento Cinque Stelle
Il motivo di questa pubblicazione nel blog è che per la prima volta sono riuscito a leggere e a capire (non è così scontato) un programma elettorale. Alcune cose le condivido, altre mi lasciano perplesso (tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare), altre ancora non le condivido (ad esempio, i referendum propositivi senza quorum rischiano di costringerci a votare continuamente su qualsiasi cosa).
Ad ogni buon conto, avercene di programmi leggibili e chiari per orientarci alle prossime elezioni!
http://www.beppegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf
domenica 1 agosto 2010
venerdì 30 luglio 2010
martedì 27 luglio 2010
Vincendo l'ombra
martedì 13 luglio 2010
w l'Italia assassinata
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/13/news/cos_la_cosca_tent_l_aggancio_a_letta_tutti_gli_uomini_dell_operazione_insider-5548074/?ref=HRER1-1
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/13/news/maxi_blitz_contro_la_ndrangheta_trecento_arresti_in_tutta_italia-5547809/
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/12/news/ganzer_condannato-5537207/?ref=HREC1-8
domenica 11 luglio 2010
Parlando di filosofia morale, mi scappa la provocazione
La mia amica conviene con me che una persona che la pensa così non dovrebbe mettere al mondo un figlio. Lei, però, sostiene che ci sono tanti modi al giorno d'oggi per abortire. Io, invece, sostengo che quella donna doveva, di fronte all'"incidente", crescere una buona volta e diventare madre, essendo per di più sposata e senza alcun problema economico.
Insomma, inconsapevolmente, la mia amica si fa portavoce della morale laica, io di quella cattolica.
Poi mi sovviene una domanda, che però non faccio in tempo a porre alla mia amica, perché nel frattempo ci siamo salutati.
Ripropongo perciò questa obiezione sul blog.
Il ragionamento è questo. Perché, se una donna non si sente pronta a diventare madre e decide di abortire, è nel suo diritto, mentre se un uomo non si sente pronto a diventare padre e se ne va è un egoista? Perché non ho dubbi che tale sia considerato dalla morale laica corrente. Si dice che l'uomo deve "assumersi le sue responsabilità", mentre la donna può non assumersele.
In più, se un uomo che non si sente pronto ad assumersi le sue responsabilità impone alla donna di abortire, commette una violenza, mentre se è la donna che non si sente pronta e abortisce, non commette, sempre nella morale comune, nessuna violenza (o comunque una violenza "minore" e, tutto sommato, scusabile).
Si obietterà che la donna porta in grembo il bambino... Ma anche la mia amica ha ammesso che la maternità non si può ridurre alla biologia, perché se no, parole sue, "anche una vacca partorisce". La maternità coinvolge anche i sentimenti, la psicologia, in termini di percezione dell'io (dal io figlio all'io padre; dall'io figlia all'io madre)...
Dunque, l'obiezione biologica può valere per la scienza, per il diritto, ma per la morale è debole.
Perciò il dubbio mi resta: perché se la donna rifiuta la sua responsabilità è nel pieno diritto, mentre l'uomo che rifiuta la sua responsabilità è uno stron.. egoista? Perché l'uomo che impone una scelta di rifiuto alla donna commette una violenza mostruosa e la donna che impone la stessa scelta di rifiuto non commette una violenza altrettanto grande?
Qualcuno mi sa dare una ragione filosofico-morale di questa differenza di giudizio tra uomo e donna , un po' più forte della mera biologia?
Sono aperto a farmi convincere...
venerdì 9 luglio 2010
Lo sciopero bavaglio
Premesso che ogni forma di protesta contro questa legge è benvenuta, possibile che non ci fosse un altro modo più costruttivo per far sentire le proprie ragioni?
Ad esempio, io avrei protestato non non dando le notizie, ma anzi dandole! E dandole sul serio!
Faccio un esempio. Pensate che bello se un telegiornale oggi avesse aperto con questa notizia: "Il Presidente del Consiglio va dicendo da mesi che questa legge è necessaria perché tutti gli italiani sono interrcettati e non ne possono più. Noi abbiamo verificato se ciò è vero, mandando i nostri inviati nelle centrali delle forze dell'ordine. Poi, abbiamo chiesto ai cittadini italiani se sono stati mai spiati e se davvero la cosa li turba..."
Ecco. Se fossero venuti da me, avrei potuto tranquillamente affermare che non solo non mi risulta di essere mai stato intercettato, né mai un amico o un parente si è lamentato con me di essere stato intercettato, ma soprattutto, avrei potuto aggiungere un bel ECCHISSENEFREGA se mi intercettano!
Che ascoltino pure le mie telefonate! Sai che noia?
E poi, se lo Stato italiano acconsente alle limitazioni di sovranità per scongiurare le guerre e far parte delle organizzazioni internazionali (art. 11 Cost.), io acconsento volentieri a limitazioni della mia privacy che consentano alle forze dell'ordine di catturare dei mafiosi. E per mafiosi intendo anzitutto quei politici che hanno ottime ragioni per temere di essere intercettati.
Purtroppo, nessun giornalista verrà a pormi nessuna domanda. Non oggi perché c'è lo sciopero, ma neanche domani, perché la stampa italiana il bavaglio ce l'ha da tempo. Da quando non è più il quarto potere (ammesso e non concesso che in Italia lo sia mai stata), ma è il megafono di questo o quel potere, politico o economico che sia.
I nostri problemi, dico di noi cittadini, sono ben altri! Il lavoro, innanzi tutto. Un sistema paese che è al collasso, senza una scuola pubblica che funzioni, una sanità pubblica che funzioni, dei servizi che funzionino, una burocrazia che sia anche solo un po' meno che folle, una politica che miri alle energie rinnovabili anziché al nucleare, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
Ci vorrebbe una stampa che raccontasse queste cose, che inquadrasse il re nudo. Invece il re è sì nudo ma la stampa non ne approfitta per inquadrarlo ma per leccargli il BIPPPPPPPPP...perché quel re è anche il suo editore.
giovedì 1 luglio 2010
"La vita è troppo bella e preziosa per restare alla finestra e non sporcarsi le mani. Non voglio arrivare a 80 anni e accorgermi che ho vissuto un equivoco. Che ho consumato, e basta. Non mi avranno."
P. Taricone
mercoledì 30 giugno 2010
la verità è una condanna
Già hanno cominciato a dirci che è un'assoluzione e invece è una condanna.
Marcello Dell'Utri ha "concorso nelle attività dell'associazione di tipo mafioso denominata "Cosa Nostra", nonché nel perseguimento degli scopi della stessa. Mette a disposizione dell'associazione l'influenza e il potere della sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale, nonché le relazioni intessute nel corso della sua attività. Partecipa in questo modo al mantenimento, al rafforzamento e all'espansione dell'associazione. Così ad esempio, partecipa personalmente a incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra, nel corso dei quali vengono discusse condotte funzionali agli interessi dell'organizzazione. Intrattiene rapporti continuativi con l'associazione per delinquere tramite numerosi esponenti di rilievo del sodalizio criminale, tra i quali Stefano Bontate, Girolamo Teresi, Ignazio Pullarà, Giovanbattista Pullarà, Vittorio Mangano, Gaetano Cinà, Giuseppe Di Napoli, Pietro Di Napoli, Raffaele Ganci, Salvatore Riina. Provvede a ricoverare latitanti appartenenti alla detta organizzazione. Pone a disposizione dei suddetti esponenti di Cosa Nostra le conoscenze acquisite presso il sistema economico italiano e siciliano. Rafforza la potenzialità criminale dell'organizzazione in quanto, tra l'altro, determina nei capi di Cosa Nostra la consapevolezza della responsabilità di Dell'Utri a porre in essere (in varie forme e modi, anche mediati) condotte volte a influenzare - a vantaggio dell'associazione - individui operanti nel mondo istituzionale, imprenditoriale e finanziario. Reato commesso in Palermo (luogo di costituzione e centro operativo di Cosa Nostra), Milano e altre località, da epoca imprecisata sino al 28.9.1982".
Qui potete anche ascoltare l'audio delle telefonate che Dell'Utri faceva con il boss Tanino Cinà:
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2009/12/10/news/quando_il_boss_cin_telefonava_a_dell_utri-3382062/?ref=HREA-1
Quello che mi spaventa di più, però, non sono queste cose in sé, ma il fatto che il conoscerli da parte dell'opinione pubblica non provoca alcuna riprovazione morale e una conseguente reazione con tutti i mezzi democratici di protesta di cui si dispone. Prevarrà invece un atteggiamento di rassegnazione. Siamo inseriti in un sistema mafioso, stiamo rinunciando piano piano ai nostri dirittti costituzionali, senza battere ciglio. Come se nulla fosse.
Siamo come la rana del documentario di Al Gore:
venerdì 25 giugno 2010
mercoledì 23 giugno 2010
L'età dell'innocenza...che fu.
Ero anche nell'età in cui le ragazze sono solo le femmine che non giocano a pallone, però devo ammettere che una mezza cottarella per Kim, almeno così credo che si chiamasse la sorella di Arnold, me l'ero presa.
Era interpretata da un'angelica fanciulla, visino acqua e sapone, che, guardando i titoli di coda, scoprii essere interpretata da una certa Dana Plato.
Insomma, Arnold appartiene alla mia felicissima vita vegetativa...
Dopo questo articolo, però, anche l'ultimo briciolo d'innocenza che conservavo nell'archivio dei ricordi, mi è stato tolto.
Ecco dunque l'apparir del vero: Arnold non aveva le guanciotte perché era paffuttello, ma perché era riempito di steroidi per via della sua malattia ai reni, che per altro lo costringeva a "dialisi quotidiane nell'ambulatorio costruito per lui sul set".
Dana Plato, aveva quattoridici anni, ma era già imbottita di droga e insieme ad "un'altra atricetta organizzavano orge" a base di coca e anfetamine.
Per quanto riguarda invece Todd Bridges, il fratello maggiore di Arnold nella serie tv, lo Willis del celeberrimo motto: "che cavolo stai dicendo Willis!", pare che sia sopravvissuto a tre overdose.
Non c'è che dire, un bel quadretto.
Come se non bastasse, il resto della vita di Gary Coleman, che Vittorio Zucconi racconta con "sadica" dovizia di particolari, è più triste del libro cuore e di Remì messi insieme: i genitori adottivi gli hanno rubato tutti i soldi che aveva, è stato rifiutato dal cinema e si è sposato a 40 anni con una che quando è caduto battendo la testa si è "dimenticata di chiamare i soccorsi fino al giorno dopo", salvo poi acconsentire solerte a staccare la spina, 48 ore più tardi, per lasciarlo morire.
Questo è quanto. Mi domando se ho fatto bene a leggere l'articolo e perdere definitivamente la mia innocenza, oppure avrei fatto meglio a smettere dopo le prime righe, magari con un bel "che cavolo stai scrivendo, Zucconi!", per continuare a vivere nell'illusione dei bei ricordi. Cercherò la risposta nello Zibaldone.
Intanto mi sono affrettato a pubblicare questo post, contagiato dal sadismo di Zucconi. Mentre lo scrivo mi sento come quei bambini grandi che dicono a quelli piccoli: "Ma guarda che i regali non li porta Gesù Bambino, li portano..."
Ora non mi resta che leggere la finestra di approfondimento che c'è sopra il pezzo su Arnold e che mi renderà edotto della fine che hanno fatto gli altri miti della tv, da Fonzie a Starsky & Hutch...
lunedì 21 giugno 2010
400esimo post, o della cecità intellettuale
Scrivo "soprattutto" non solo perché ho letto Cecità più di una volta (penso tre...) ma perché lo ritengo un capolavoro, uno dei più bei romanzi del Novecento. Non sono un critico letterario, la mia è l'opinione di un lettore, neanche troppo vorace. Cecità è stato uno di quei libri che, appena finito, mi ha invogliato a leggere ancora, a nutrirmi immediatamente di nuovo di letteratura, come la ciliegia che ne chiama un'altra. Ricordo perfettamente che dopo averlo terminato la prima volta ho pensato: "Questo è il più bel libro che ho mai letto". Perciò, l'ho consigliato e l'ho regalato molto.
Ho letto anche il "necrologio" che l'"Osservatore romano" ha dedicato a Saramago, a firma Claudio Toscani (http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#12). È una sorta di anatema, che si chiude così:
"Saramago è stato dunque un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell'evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell'inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle "purghe", dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi."
Lo trovo un giudizio miope, per non dire affetto da "cecità" intellettuale. Capisco che Il Vangelo secondo Gesù Cristo possa essere spiaciuto in ambiente ecclesiastico. Io stesso non l'ho letto, volutamente, per timore che urtasse la mia sensibilità. Tuttavia, non si può disconoscere l'alto valore culturale dell'opera di Saramago.
Il suo "peccato" è stato prendersela con Dio, se interpreto bene le parole di Toscani:
"Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al per altro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza."
Bene, se l'è presa con Dio. E allora? Davvero Toscani crede che Dio, l'Onnipotente, che ha sconfitto la morte, ha resistito alle tentazioni di Satana, ha afffrontato il Sinedrio e il processo davanti a Pilato, abbia bisogno di un avvocato difensore per difendersi dalle critiche di una Sua creatura?
Soprattutto, Saramago è stato forse il solo a rivolgere le sue critiche e lamentazioni così in alto? Cosa ne pensa l' "Osservatore romano" di Giobbe? O di Leopardi?
martedì 15 giugno 2010
Sentinella, a che punto è la notte?
Perché?
Ti do due notizie, poi giudica tu:
- I radiocronisti di Radio Padania hanno esultato in diretta al gol del Paraguay, nel centocinquantenario dell'Unità d'Italia.
- La Commissione centrale del Viminale ha negato la richiesta delle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo per far accedere al programma di protezione Gaspare Spatuzza.
giovedì 27 maggio 2010
domenica 23 maggio 2010
domenica 16 maggio 2010
La Sindone
Il motivo è che è per lo più scritto con il linguaggio scientifico, precisamente medico legale. Pagine e pagine di disquisizioni su centimetri, microparticelle e quant'altro.
Non dico che non sia interessante, ma il rigore scientifico è noioso da leggere.
A lettura ultimata, l'impressione è che la scienza nulla toglie e nulla aggiunge alla Sindone e alla sua problematicità.
Indubbiamente i risultati delle analisi scientifiche vanno nella direzione di un'autenticità della reliquia, ma la fede ne può fare tranquillamente a meno, e chi la fede non ce l'ha avrà sempre argomenti per confutare i risultati che non gli piacciono e avvalorare quelli che lo soddisfano.
Sono stato a Torino a vedere l'ostensione.
Sono partito senza particolari emozioni. Senza aspettarmi niente. Cosa ho trovato?
Prima di tutto, la Basilica di Superga: una vista mozzafiato, purtroppo però vanificata dalla nebbia (un caso o un segno?).
All'interno della Basilica, la sala dei papi, con la collezione dei ritratti di tutti i pontefici della storia, che ha l'equivalente solo a San Paolo fuori le mura.
Poi, la messa, la foto di gruppo, il pranzo.
Il ristorante, visto da fuori, sembrava più un bar, situato in prossimità del Duomo e del Palazzo reale, ma più sull'interno della strada, in quello che sembrava più un quartiere malfamato di periferia che una zona residenziale del centro...
Però, inaspettatamente, il mangiare era ottimo. Cucina casalinga.
Dopopranzo ci siamo messi in fila. Di fronte a noi, sulla punta degli alberi, la Mole...
Un enorme serpentone di gente... In mezzo alla folla c'era un gruppo di Nuoro. Il mondo è piccolo.
Si procedeva a rilento. Poi qualcuno farà il conto e scopriremo di essere stati in fila tre ore. Lì per lì non me ne accorgevo. Verso la fine del percorso ha iniziato pure a piovere. Sembrava di essere in mezzo alla campagna inglese.
Prima di accedere alla Sindone, un'animazione video su un grandeschermo spiegava in dettaglio tutti i particolari del lenzuolo. Vedere le immagini nitide delle lesioni subite da un corpo martoriato, evidentemente crocifisso, mi faceva crescere l'emozione. Poi si passava lungo un corridoio con musica gregoriana in sottofondo. Cominciavo a predispormi al raccoglimento. Pensavo che l'ostensione fosse imminente. Invece il serpentone continuava.
Quando entravamo nella cappella, ci bloccavano. Dovevamo attendere che il gruppo del turno precedente al nostro consumasse il suo tempo davanti alla Sindone: tre minuti. Così, dando un'occhiata alle cappelle laterali, notavo che in quella alla mia sinistra era sepolto Piergiorgio Frassati. Non lo sapevo. Volevo accostarmi, riflettere sulla sua figura, che per me è stata sempre d'esempio, dire una preghiera. Ma eravamo tutti lì ammassati, tra poco sarebbe toccato a noi, era meglio non distrarsi.
Quando finalmente ci facevano passare, mi aspettavo di poter stare lì davanti alla Sindone, in silenzio, a pregare. Invece, c'era una donna al microfono. Diceva che stavamo guardando la Sindone (!), che era considerato il lenzuolo funerario di Gesù (!) e poi si cimentava nella descrizione della reliquia, ripetendo né più né meno le cose che avevamo già sentito nel filmato. Quindi, ci faceva recitare una preghiera.
Così sono passati i tre minuti. Non ho avuto neanche il tempo di ricordarmi di pregare per tutti quelli che me lo avevano chiesto. Quell'accidenti di microfono ha rovinato tutto. Non c'è stato modo di concentrarsi e raccogliersi in preghiera.
All'uscita, pioveva. Una ragazza mi si avvicinava e mi dava un volantino. C'era raffigurato un pollo sgozzato. Diceva che noi cattolici dovevamo essere contro l'uccisione degli animali. O qualcosa del genere.