giovedì 30 ottobre 2008
martedì 28 ottobre 2008
Vicky Cristina Barcelona
La nuova Unità
Ieri ho comprato l'Unità nel nuovo mini-formato. Sono contento di averlo fatto nel giorno che la sua Direttrice, Concita De Gregorio, è stata insultata in tv dal Ministro della Difesa. Le dimensioni ridotte rendono il giornale molto maneggevole, poco ingombrante. Riguardo ai contenuti, mi aspettavo un maggiore apporto da parte di grandi firme, come aveva promesso la De Gregorio. Mi aspettavo anche una pagina culturale più ricca. Tuttavia, credo che il giudizio vada sospeso e sottoposto alla prova del tempo. Ora è troppo presto. Nell'edizione di ieri mi hanno colpito le dichiarazioni di un docente della Normale di Pisa, il professore Adriano Prosperi: «Sono stanco di presentare note per i dottorandi che cercano all'estero il loro futuro. [...] Il mio vissuto quotidiano è di scrivere lettere per giovani che si presentano a concorsi all'estero. È diventata un'attività sempre più impegnativa». Chiunque di voi ha avuto a che fare con l'Università sa che queste parole fotografano quella che è la situazione reale dei nostri atenei e della ricerca nel nostro Paese.
Berlusconi: avviso ai naviganti
Vi consiglio anche di vedere sul sito del tg4 l'edizione delle 19.30 del 24 ottobre. Giusto per farvi un'idea di come la tv di Berlusconi racconta la protesta contro il decreto Gelmini.
La strada verso casa
venerdì 24 ottobre 2008
La parola alla sorella
Sono completamente d'accordo con l’arrabbiatura.
Le classi differenziali, o comunque le si voglia chiamare, semplicemente NON STANNO IN PIEDI. Mi permetto di dirlo con la sicurezza di chi da 10 anni si occupa di inserimento scolastico e alfabetizzazione in lingua italiana di alunni stranieri.
Non stanno in piedi prima di tutto da un punto di vista organizzativo. Classi per stranieri ma…per quali stranieri? I cinesi? gli albanesi? i macedoni? gli albanesi di lingua macedone o i macedoni di lingua albanese? Nazionalità plurime, lingue madri radicalmente diverse fra loro e dalla nostra lingua, percorsi di scolarizzazione pregressa (e relativi apprendimenti) variegati.
Come affrontare da un punto di vista organizzativo e didattico questa immensa (e preziosa, e faticosa, ovviamente) eterogeneità? A chi affidare l'insegnamento? Quanto tempo prevedere per la "decompressione", ossia prima di traghettare i malcapitati dal purgatorio alla meta finale (inferno o paradiso?...mah).
Qualsiasi testo sull'argomento (che evidentemente non è stato consultato prima di fare la proposta) dice, senza ombra di dubbio, che l'apprendimento della "lingua colloquiale" (quella funzionale alle relazioni e alla "sopravvivenza") richiede almeno 2 anni, vissuti preferibilmente IN UN CONTESTO DI IMMERSIONE. E ben peggio va per la lingua dello studio, quella che ci permette cioè di apprendere le discipline, che necessita di 5 o addirittura di 7 anni di pratica.... Traete le dovute conclusioni.
La seconda questione è che, ancora una volta, le politiche sull'immigrazione si traducono in un "mettiamoci 'na pezza", atteggiamento emblematico del rifiuto a considerare il fenomeno come stabile, irreversibile, strutturale. Sarebbe come dire: non ci siamo ancora rassegnati al fatto che oggi il 13/16% della popolazione in età di obbligo scolastico non è italiana né italofona (si tratta di una media, in alcuni contesti l’incidenza supera il 50%) e che questo trend non è destinato a decrescere, anzi...
Una società di fatto multiculturale (da ormai 30 anni, alla faccia di chi parla di "fenomeno recente" o di “emergenza attuale”, puri falsi storici!) non può che ripensare se stessa, ripensare i propri sistemi sociali, adeguandoli alle nuove caratteristiche di chi ne può e ne deve fruire.
I diritti di cittadinanza iniziano con il libero accesso ai servizi (non commento neanche la proposta di non iscrizione per chi arriva dopo il 3° mese dall'inizio dell'anno scolastico, pura follia) e continuano con la messa a disposizione di risorse che garantiscano una reale possibilità di fruizione degli stessi. E queste risorse non vanno inventate ex novo, già esistono, già funzionano, si tratta di dare loro continuità, senza tenerle sempre sospese al filo sottilissimo dei finanziamenti a termine, autentica spada di Damocle che pende sulla testa di noi che “lavoriamo sul campo”.
Non c’è nessuna retorica e nessun buonismo: la mediazione linguistico-culturale nei percorsi di prima e seconda accoglienza, il supporto educativo e psicologico agli adolescenti in difficoltà, la formazione dei genitori e degli insegnanti, i laboratori di L2 ad “entrata e uscita”, l’uso di materiali plurilingue e di unità didattiche semplificate: ecco alcuni degli strumenti possibili e già attualmente praticati.
Se si vogliono fare riforme perché non si parte dal potenziare l’esistente?! Perché non si consultano (come in qualsiasi altro ambito) tecnici e specialisti in materia???
Se volete avere qualche esempio di “buona prassi” esportabile (noi siamo ben felici se qualcuno trae spunto dalle nostre esperienze) vi invito a consultare, ad esempio, il sito della Rete per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri di Montebelluna www.scuolaacolori.it, quello della cooperativa “Una casa per l’uomo” www.unacasaperluomo.it, quello del CESTIM di Verona www.cestim.it
L’integrazione non è un prodotto ma un processo lento, che richiede reciprocità, specializzazione (non improvvisazione), costanza e fatica, certamente, ma che può dare e dà grandi risultati. Per tutti noi, non solo per “gli stranieri”, qualsiasi cosa questa parola voglia dire.
Come ha detto qualcuno: “ci aspettavamo braccia e sono arrivati uomini”.
L'unica cosa che posso aggiungere è: vai e spiegaglielo! Quando si eleggono delle capre cosa ci si può aspettare?
giovedì 23 ottobre 2008
1938-2008: L'ITALIA RAZZISTA
Scusate, ma è dall'inizio dell'anno che accumulo rabbia per i continui episodi di razzismo che come un cancro si stanno diffondendo nel nostro amato Paese. Non ne posso più di sentire dei politici che vanno in televisione a difendere le loro posizioni chiaramente razziste con distinguo che suonano ancora più sinistri perché quantomai ipocriti. L'altro giorno proprio non ce l'ho fatta a vedere ospite di Lerner il leghista Cota. Lo confesso: appena ho visto la sua faccia, ho cambiato canale. Se da un lato apprezzo la volontà di Lerner di dialogare con tutti, dall'altro io mi sono scoperto intollerante: dare la parola ai vari Borghezio, Gentilini e quant'altro mi sembra gli attribuisca una patente di credibilità, li avvalori come interlocutori civili, quando le posizioni che sostengono sono del tutto incivili. Se fossi giornalista televisivo, io non li intervisterei mai, neanche per criticarli. Lo so, esagero. Però sento che è giunto il momento di tirare fuori il coraggio dell'intransigenza di fronte a una deriva razzista, o razzismo di ritorno, che pavento per la nostra società. Bisogna avere il coraggio di dire basta!
Ieri a scuola ho cercato di spiegare la bellezza insita nel progetto dell'Unione Europea. Ho detto ai ragazzi che la volontà di unirsi è nata sulle ceneri della seconda guerra mondiale, e sulla presa di coscienza dell'immane tragedia della guerra. Ho cercato di farli riflettere sulla bellezza della conoscenza reciproca delle tradizioni locali, sulla positività della libera circolazione delle persone nei paesi dell'Unione. Non so come, a un certo punto sono venuti fuori gli zingari e si è scatenato l'inferno: sono sudici! puzzano! rubano! i bambini mangiano per terra! a mio zio gli hanno rubato il portafoglio! a mia nonna la borsetta!! fanno schifo! ma perché non vanno a lavorare! ecc. ecc. ecc.
Ho toccato con mano il tasso di regressione culturale della nostra società, nel suo punto più vitale: le giovani generazioni. I miei alunni sono troppo piccoli per esprimere compiutamente il loro pensiero, quindi quello che dicono è in gran parte mutuato dai discorsi che sentono a casa. Purtroppo oggi rischiano di sentirli anche alla televisione.
Per fortuna qualche giornale che ha il coraggio di dire pane al pane e vino al vino c'è, e mi fa piacere costatare che sia Famiglia cristiana, io che sono spesso così critico nei confronti della Chiesa, di cui pur continuo a fare parte. Perciò pubblico l'articolo che troverete nell'ultimo numero e sul sito della rivista:
RISPOSTE SBAGLIATE A PROBLEMI REALI DI INSERIMENTO DEGLI STRANIERI SI DICE "CLASSI PONTE"LEGGASI "CLASSI GHETTO"
Per il ministro Gelmini le "classi di inserimento" per bambini immigrati «non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico». Per Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, sono «un provvedimento di stampo razzista».
La Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La "fantasia padana" non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri. Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione.
Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. L’onorevole Casini ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». E il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: "Scordatevi l’apartheid".
La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe.
La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?
Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: «I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti». Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra.
Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto".
Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una "classe differenziale" perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora ci pensa il novarese Cota?
mercoledì 22 ottobre 2008
martedì 21 ottobre 2008
Avvistamenti UFO sul Corriere della sera
«Quando l'aereo Alitalia incrociò un Ufo»
Anche la testimonianza del pilota italiano Zaghetti tra i documenti resi pubblici dal ministero della Difesa inglese
LONDRA (Gran Bretagna) - Negli ultimi tempi, l’Alitalia ha fatto notizia per le traversie economiche che l’hanno quasi portata alla chiusura, ma oggi la compagnia di bandiera italiana finisce sui giornali di mezzo mondo, fra cui il londinese Daily Mail, per una storia diversa, genere "incontri ravvicinati del terzo tipo" per intenderci. Stando, infatti, ai documenti segreti e resi pubblici oggi per la prima volta dal Ministero della Difesa, alle 19.58 del 21 aprile 1991 l’aereo di linea Alitalia AZ 284 in volo da Milano a Londra e con 57 passeggeri a bordo avrebbe incrociato un «oggetto volante non identificato» poco sopra il Kent, durante la fase di atterraggio all’aeroporto di Heathrow. L’incidente divenne immediatamente materia di indagine da parte dell’aviazione civile britannica e di quella militare.
SIMILE A UN MISSILE - Simile ad un missile lungo 3 metri e di colore marrone e viaggiante alla velocità di circa 120 miglia orarie (oltre 190 chilometri all’ora), lo strano oggetto avrebbe virato improvvisamente e sarebbe passato a poco più di 300 metri dall’aereo italiano, costringendo così il pilota, Achille Zaghetti, ad una manovra improvvisa per evitare la collisione, prima di sparire dai radar altrettanto misteriosamente com’era apparso. Avendo quasi subito scartato la possibilità che si trattasse effettivamente di un missile, come pure di un palloncino meteo o di un razzo spaziale, il Ministero della Difesa fu costretto ad ammettere che poteva trattarsi di un vero e proprio Ufo e il 2 luglio di quello stesso anno l’inchiesta venne archiviata. «Non siamo in grado di confermare l’identità dell’oggetto avvistato dall’equipaggio del volo Alitalia – si legge nel rapporto ufficiale – e in assenza di chiari elementi di prova che possano essere utilizzati per l’identificazione, è nostra intenzione considerare tale avvistamento come quello di qualsiasi altro "oggetto volante non identificato". Pertanto, non ci saranno ulteriori indagini».
LA TESTIMONIANZA DEL PILOTA ITALIANO - Nel documento fino a ieri secretato è anche riportata la testimonianza del pilota italiano. «Ho visto per circa 3 o 4 secondi un oggetto volante molto simile ad un missile e di colore marrone chiaro – raccontò all’epoca Zaghetti – e ho subito urlato "Attenzione! Attenzione" al mio co-pilota, che aveva visto la stessa cosa. Non appena abbiamo incrociato l’oggetto, ho chiesto a quelli della torre di controllo se avessero notato qualcosa sui loro schermi e l’operatore rispose che vedeva un obiettivo sconosciuto a 10 miglia nautiche dietro di noi». In seguito, alle 22.25 di quella stessa notte, la polizia di Brentwood, nell’Essex, compilò un rapporto su un "oggetto volante di colore scuro" apparso in cielo e che si muoveva senza rumore di motore o luci, mentre la tv locale trasmise la storia di un ragazzino quattordicenne che raccontò di aver visto un missile volare a bassa quota prima di sparire attraverso la coltre di nubi.
L'AVVISTAMENTO DEL 1957 - L’inspiegabile incontro dell’aereo Alitalia è, però, solo uno dei tanti che sono stati rivelati oggi e fra gli altri incidenti registrati ci sarebbe anche quello che ha avuto come protagonista un ex pilota dell’Air Force americana, Milton Torres, che ha raccontato di aver tentato di abbattere un’astronave aliena nei cieli sopra l’Inghilterra occidentale il 20 maggio del 1957. Quella notte, l’allora venticinquenne Torres, all’epoca di stanza alla base RAF di Manston, nel Kent, ricevette l’ordine immediato di alzarsi in volo e di intercettare un UFO "con un insolito schema di volo" che i radar di terra stavano seguendo da un po’ di tempo. Stando al racconto dell’ex militare, poi diventato professore di ingegneria civile e che oggi vive a Miami e ha 77 anni, malgrado le nuvole non permettessero di vedere praticamente nulla, l’oggetto apparve chiaramente sul suo radar e, come dimensioni, ricordava un bombardiere B-52. Gli venne immediatamente ordinato di fare fuoco, ma così come era apparso, nel giro di pochi secondi l’Ufo scomparve. Il giorno dopo, un uomo che diceva di essere della National Security Agency (NSA) americana gli intimò il silenzio sull’intera storia, pena la perdita del suo status di pilota. Impegno che Torres mantenne fino al 1988 quando, durante una riunione di veterani dell’Air Force (USAF), chiese agli ex compagni che come lui avevano vissuto analoghi incontri del terzo tipo di farsi avanti e di raccontare le loro verità, perché il mondo aveva il diritto di sapere.
Simona Marchetti 20 ottobre 2008 (ultima modifica: 21 ottobre 2008)
Segnalazione veloce...
venerdì 17 ottobre 2008
Le iene - Saviano
Ho letto oggi sui giornali le varie dichiarazioni delle più alte cariche dello Stato a sostegno di Roberto Saviano. Mi ha fatto molto piacere. Sono convinto che qui non sia in gioco solo l'incolumità di una singola persona. Sono i valori di libertà su cui si regge il nostro tessuto sociale ad essere minacciati. I valori costituzionali della libertà personale, della libertà di pensiero, di parola, di stampa... Perciò le parole del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e del Presidente della Camera sono giunte quanto mai opportune a difesa di questi valori, non solo di Saviano in quanto tale. Anche noi, come cittadini, dobbiamo difendere questi valori e promuoverli nella società, là dove ancora sono disconociuti. È una battaglia che come semplici cittadini possiamo e dobbiamo combattere, perché è una battaglia culturale. Spesso mi viene da accostare la figura di Saviano a quella di Falcone e Borsellino. Perché la storia non si ripeta tragicamente dobbiamo imparare dal loro sacrificio: loro furono lasciati soli, per questo è importante non lasciare solo Saviano. Anche noi, soprattutto quelli di noi che ricoprono ruoli educativi nella società (qui mi sento chiamato in causa come insegnante), dobbiamo diventare partigiani della democrazia, difensori della Costituzione, baluardi contro l'involuzione culturale del nostro Paese. Anche noi, oggi, siamo chiamati a resistere!
(video tratto da Repubbica tv)
giovedì 16 ottobre 2008
domenica 12 ottobre 2008
Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee
giovedì 9 ottobre 2008
Annuntio vobis gaudium magnum!!!
L'annuncio riguarda un racconto che mi è stato pubblicato sul blog di Beppe Severgnini e che potete votare dal 1 al 15 novembre per farlo entrare nell'e-book che sarà scaricabile da internet. Perciò, mi raccomando: leggete e votate votate votate!!! Ecco il link:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/italians_10anni/09/index.shtml
mercoledì 8 ottobre 2008
Il Presidente del Consiglio è...?
"Ti ricordi che ti ho fatto vedere le foto?...Giorgio Napolitano è il Presidente della Repubblica... e quell'altro che ti ho fatto vedere chi era?"
Buio completo.
"Ma come? Non ricordi? Di chi era quell'altra foto che ti ho mostrato?"
Silenzio. Occhio pallato.
"Dài, suu!! ...che poi ti ho fatto vedere anche la foto del Presidente americano...ma quello prima chi era?"
Vuoto intergalattico.
"Ma, insomma! Il Presidente del Consiglio, il Capo del Governo, in Italia chi è?"
D'improvviso la luce...
"AH, SIIIII!"
"Oh, bravo! Allora, chi è?"
"GEORGE WASHINGTON!"
sabato 4 ottobre 2008
Ieri ho scritto a Casini, oggi al direttore di Famiglia cristiana, secondo voi sto impazzendo?
dunque, la coscienza dei cattolici era in fermento su questo argomento, perché sentiva come retrive le posizioni del magistero. Quarant'anni dopo, Benedetto XVI ce le ripropone tali e quali. Per me, che ho trentaquattro anni e continuo ostinatamente a dirmi cattolico, queste posizioni appaiono giurassiche e temo che per i ragazzi della generazione dopo la mia (quelli che hanno tra i diciotto e i vent'anni), siano addirittura incomprensibili. D'altro canto, lo stesso Pontefice ne è consapevole quando ammette che molti fedeli hanno difficoltà a comprendere l'insegnamento della Chiesa.
venerdì 3 ottobre 2008
Avete visto il programma di rai tre? E lei, onorevole?
Ho deciso d'impulso di scrivere una mail all'ex Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. Lo si può fare collegandosi al suo sito. Gli ho scritto così:
P. s. Avrei voluto scrivere una mail anche al Presidente del Senato, Renato Schifani. Mi sono collegato al sito del Senato, ma non sono riuscito a rintracciare l'indirizzo. Mi sa che non si può scrivergli direttamente.
P.p.s. Questa la presentazione del programma, tratta dal sito di rai tre:
I boss più vicini a Bernardo Provenzano, quelli veri, sono i protagonisti di una docu-fiction sui rapporti fra mafia, politica e imprenditoria. Gli uomini di Cosa Nostra ci conducono fino alla clinica dell’insospettabile Michele Aiello, il re Mida della sanità privata siciliana. Cosa fanno lì? Oggi, per la prima volta dopo i processi e le sentenze, abbiamo la possibilità di introdurci in quelle stanze e scoprire un mondo ancora per molti versi segreto. «Doppio gioco» è il titolo del film documentario coprodotto da Rai Fiction e “Magnolia”, nato da un’idea del produttore Claudio Canepari e del giornalista Salvo Palazzolo, che firmano la sceneggiatura assieme allo scrittore Piergiorgio Di Cara, a Riccardo Mosca e Andrea Vicario.
Regia di Riccardo Mosca e Andrea Vicario.
Il film racconta la difficile indagine condotta dalla Procura antimafia di Palermo e dai carabinieri a Bagheria, la roccaforte per decenni del capo di Cosa Nostra arrestato l’11 aprile 2006, e ricostruisce le attività “illecite” di un insospettabile, Michele Aiello, che poco a poco le indagini scopriranno essere al centro di una terribile trama di infedeli all’interno delle istituzioni. Per la prima volta, si ricompone la rete riservata che si muoveva attorno ad Aiello, per cercare di carpire notizie dalle indagini antimafia: professori universitari, medici affermati, prestigiosi manager e uomini delle istituzioni, tutti inseriti nei gangli vitali della società.
Il tutto nei luoghi dove veramente i protagonisti si muovevano: la troupe di «Doppio gioco» è entrata nella clinica Villa Santa Teresa, nel palazzo di giustizia di Palermo e nel Parlamento regionale, lì dove le talpe dell’antimafia agivano. Le ricostruzioni sono commentate dagli investigatori dell’Arma che hanno condotto quell’indagine poi giunta a un processo: la requisitoria dei pm Michele Prestipino, Maurizio De Lucia e del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone spiega che questa «non è stata semplicemente un’inchiesta sulle talpe nell’antimafia, ma sulla zona grigia delle complicità di Cosa nostra».
«Doppio gioco» arriva dopo «Scacco al re», docu-fiction sulla cattura di Provenzano, che oggi è diventata anche un cofanetto libro-dvd edito da Einaudi.mercoledì 1 ottobre 2008
L'ultima cena a base di anguille
In effetti, anche a me sembrano anguille...voi che ne dite?
(immagine tratta dal sito: http://www.haltadefinizione.com/en/cenacolo/look.asp
qualora fosse coperta da copyright, vi prego di segnalarmelo e la tolgo immediatamente)
p. s. Ma perché nessuno mi vota il songaggio? La votazione è anonima!