
Riassumendo: più di due ore in piedi fino all'una di notte, che non se ne poteva più, la
mia gente, l'attesa, della nascita o dell'evento?, il treno che parte e non bisogna sostare sulla linea gialla, la vita che nasce senza copula, cioè il soffio di vita dello Spirito, che è anche quindi nella comunità di persone che amano senza appunto copulare, lì dove si posa la stella cometa, lì da dove perciò è difficile andare via, soprattutto se contro la propria volontà, il microfono che si sente solo a tratti, La strada di Gaber all'ingresso e Il pescatore di De Andrè all'offertorio, le preghiere dei fedeli scritte nei post-it, la stretta di mano dal Padre nostro alla pace, il barbone alla chitarra e le zingare in platea, il nero musulmano carcerato che dà la comunione, Maria e Giuseppe coppia irregolare, perché lei era sposa (=fidanzata), non moglie, la fede vissuta religiosamente uccide la fede, il giornalista che stenografa

, il fotografo che fotografa, la tv, il Natale scomodo di don Tonino Bello, incarnarsi che vuol dire non vergognarsi di quello che si è, stare in mezzo agli altri, e non giudicare senza prima conoscere, la preghiera a Gesù che andava contro la gerarchia, religiosa e politica e ne ha ricavato la croce...
...partendo dall'inizio: il segno della croce significa iniziare nel nome dell'altro da sé. Chi? Il senza tetto, dice uno. La giustizia, dice l'altro. E chi è senza lavoro, e chi spende la sua vita per gli altri, eccetera eccetera.

Teologia più impegno sociale. O, magari, teologia=impegno sociale. L'onestà intellettuale di chi crede in quello che fa. Personalismo? Sì, forse. Attaccamento fideistico al leader? Chissà. E però un pastore a cui hanno to

lto le sue pecore. Un padre a cui hanno tolto i figli. Il diritto di esistere. Di esserci. Di vivere. Di amare.
Tutto ciò è stata la messa di Natale di don Santoro, celebrata alla stazione di Santa Maria Novella.
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