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Di solito, è anche il cinema che proietta i film migliori, ed è l'unico che porta anche films in lingua originale, idea non balzana, vista la mole di turisti che affollano il centro storico.
Al momento, c'è in programmazione La prima cosa bella, probabilmente il film più riuscito di Virzì.
Ma non è per andare a vedere questo film che sono andato all'Odeon venerdì scorso. Quello che sono andato a vedere forse non era neanche un film. Più un docu-film. Neanche...un film-intervista...
Boh, insomma, non è questo il punto. È che non ho mai visto l'Odeon così pieno. Si trattasse di uno stadio, potrei scrivere "gremito in ogni ordine di posti", mutuando l'espressione dalle cronache calcistiche.
Non c'era una poltrona libera. Né in platea né in galleria. E anche le sedie laterali sui palchetti sono state occupate in men che non si dica. Molte persone sono rimaste in piedi. Qualcuna si è seduta per terra, con la schiena appoggiata al muro.
Ora, contando che la capacità è di quasi seicento posti a sedere, direi che c'era veramente tanta gente.
Ma neache questo è il punto. La cosa che sorprende di più è che non si trattava dell'anteprima di Avatar, con Cameron in sala. Quelle seicento persone erano lì per vedere cinquanta minuti di pellicola dedicata a tre preti.
Proprio così. Firenze la rossa venerdì scorso ha riempito la sala dell'Odeon come mai prima per vedere e sentire tre preti. Cosa che nenche al Vaticano.
A presentare il film, sono stati chiamati due testimoni d'eccezione, per quanto apparentemente incongrui: Folco Terzani, figlio del mai dimenticato Terzano, e Maurizio Maggiani, autore del Coraggio del pettirosso, ma anche de La Regina disadorna e de Il viaggiatore notturno.
Il primo a parlare è stato proprio Maggiani. Con il suo eloquio lento e pacato, suadente come un mantra oppure semplicemente soporifero, a seconda dei gusti, ha messo in chiaro subito di non essere cattolico, ma di essere presente alla serata perché ultimamente le persone più interessanti che incontra, e lui è il primo a stupirsene, sono preti. E i preti in questione non ha esitato a definirli profeti, per la visione del futuro che riescono ad avere, in tempi in cui nessun'altro riesce ad andare con lo sguardo al di là del presente, soprattutto se a guardare sono i giovani.
Folco Terzani, invece, è un giramondo, come il padre. Quindi, probabilmente, c'è da sorprendersi meno del fatto che si sia imbattuto, oltre che nei guru indiani, in tre sacerdoti italiani (che tutto vogliono essere, fuorché guru).
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A visione ultimata, mi è rimasta l'impressione che don Santoro sia un soldato, don Andrea l'intellettuale, don Gigi il buono. Il film-intervista prende il titolo un po' da De Gregori un po' da De andré, definendoli Compagni di viaggio ...in direzione ostinata e contraria.
In effetti, è così che li sento, e sono sicuro che è così che sono percepiti da tutti. Dei compagni di viaggio con cui è bello fare un pezzo di strada insieme. È bello sapere che ci sono.
Maggiani ha raccontato come ha conosciuto don Gigi. Era il 25 aprile e non sapeva dove andare a festeggiarlo. Ha preso la macchina e si è ritrovato con la compagna in una pieve isolata. Scesi dalla macchina si sono avvicinati per visitarla e stupiti hanno sentito provenire da lì le note inconfondibili di Revolution dei Beatles...
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Post scriptum. Don Santoro non voleva prendere la parola. Poi l'ha fatto, solo per dire quanto soffra a stare lontano dalla sua comunità delle Piagge, isolato da tutto e da tutti. A sentirlo ci si è stretto il cuore.
3 commenti:
che dire...mi vien da pensare che mi spiace che tanti, troppi sacerdoti, non comprendano che non riescono ad "affollare" le loro chiese proprio perchè non riusciamo a percepirli come compagni di viaggio,piuttosto come chi osserva ,spesso con occhio critico e severo, il nostro difficile viaggio.
ciao, spero che non ti dispiaccia se abbiamo messo il tuo post nel nostro sito www.altracitta.org... casomai scrivici e lo togliamo redazione@altracitta.org
Caro Marcello, sono Umberto Benedetti, autore insieme a Stefano Demartin del film-documento "Compagni di viaggio". Non ci conosciamo; desidero comunque ringraziarti per le parole che hai dedicato alla serata del 5 febbraio al cinema Odeon. Siamo stati noi i primi ad essere stupiti, felicemente, per quanta gente sia venuta, per la partecipazione e per il calore con il quale la serata èstata salutata. Per noi era importante dare volto e voce a questi tre testimoni del nostro tempo, e grazie anche al contributo essenziale di Francesco Ritondale, provare a fare qualcosa di bello: era un modo il nostro per dire grazie a questi carissimi amici.
Ma il senso della serata era soprattutto offrire vicinanza, affetto alla Comunità di Base delle Piagge e a Don Alessandro Santoro; e come dicevo mi sembra proprio che la gente si è fatta "sentire" davvero, col cuore.
Per noi poi era anche importante promuovere la distribuzione del dvd come sostegno concreto al progetto di reinserimento di detenuti del carcere di Sollicciano seguiti dalla Comunità delle Piagge: obiettivo raggiunto.
Quindi ancora grazie di cuore per la visibilità che il tuo intervento ha offerto alla serata.
Un saluto
Umberto Benedetti
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