giovedì 16 agosto 2012

La meccanica del cuore


Mathias Malzieu è una rockstar francese, ma nel libro che ha scritto, oltre alla musica, scandita dal tic toc di un orologio a cucù, c’è soprattutto tanto cinema. L’incipit a Edimburgo, nel “giorno più freddo del mondo”, immerge fin da subito il lettore nelle atmosfere dark di un film di Tim Burton. Così, non stupisce incontrare personaggi fantastici, come la levatrice Madeleine, che aiuta a partorire le prostitute e si diletta nel riparare il cuore di un bambino con uno strano pacemaker, costituito da un orologio meccanico. Né, sospendendo l’incredulità, si ha nulla da obiettare a che il bambino sopravviva. Anzi, ci si lascia abbracciare dalla storia delicata di questa povera creatura che non può innamorarsi, perché i suoi ingranaggi non reggerebbero le pene d’amore, e invece, inevitabilmente, irreparabilmente, s’innamora. A far fremere gli ingranaggi meccanici del suo cuore-orologio è Acacita, piccola cantante andalusa, col vizio di andare a sbattere per non voler mettere gli occhiali. Via di questo passo, nell’intreccio del romanzo si susseguono personaggi insieme reali e fantastici, divertenti e inquietanti.
    Malzieu mescola sapientemente i vari piani di interpretazione della realtà e di scrittura narrativa/cinematografica: dalla cifra documentaristica (quasi positivista, la vicenda non a caso si svolge alla fine dell’Ottocento) della descrizione scientifica del cuore meccanico, si arriva all’elaborazione soggettiva della realtà, ovvero all’invenzione. Pertanto, appare sorprendente ma non straniante la comparsa di Jack lo Squartatore, personaggio che nel corso della sua storia ha attraversato i confini della letteratura per entrare più volte nel grande schermo. Soprattutto, in quest’ottica, l’introduzione del personaggio di Georges Mèliés, uno dei padri, insieme ai fratelli Lumière, del cinema, non è solo un coupe de theatre, che peraltro sarebbe piaciuto al cineasta-prestigiatore, ma diventa centrale, giustissima, quasi necessitata.
    L’esplorazione scientifica e l’incontro ravvicinato con gli extraterrestri del Viaggio sulla Luna di Mèliés si trasformano nelle pagine di Malzieu nel progetto romantico di un cuore innamorato. Il viaggio diviene così metafora dell’amore. Quelli che nella finzione cinematografica dei primi anni del Novecento erano semplici trucchi di magia, volti a meravigliare, assurgono alla dignità di simboli, tessere di riconoscimento della realtà nella sua essenza, volti a far riflettere.
    Da Tim Burton a Georges Méliès, Mathias Malzieu compie così un viaggio à rebours che non è solo l’omaggio di un cinefilo, o peggio ostentazione di erudizione, ma è un percorso di riconoscimento, di conoscenza per accettazione dell’autorità dei propri modelli di riferimento. È questa, come ha scritto Casetti ne L’occhio del Novecento, è una componente essenziale, ontologica, del cinema inteso come testimone della realtà. E la realtà che Malzieu ha inteso rappresentare è quella ultima e prima, l’alfa e l’omega della vita eterna: l’amore infinito. Perciò, in poco meno di centocinquanta pagine, lo scrittore di Montpellier ha dovuto sviscerare le varie sfaccettature dell’amore che è ossimoricamente tutto: vertigine, fuoco, dolore, violenza, ma anche e soprattutto tenerezza, gioia che trabocca; l’amore che può essere prigione, meccanismo che stritola, egoismo; l’amore che è libertà sconfinata, volo senza paracadute verso il mistero giallo della Luna.

Post scriptum. Casualità o causalità, il libro avrà una riduzione cinematografica (manco a dirlo, in 3D) che presto arriverà nelle sale, firmata da Luc Besson. Un approdo, per quanto detto, quasi naturale. Si spera non scontato: Besson è un regista capace di realizzare buone cose (Nikita, Leon, Il quinto elemento) e altre meno buone. Di certo, rimarrà il dubbio sul film che ne avrebbe potuto trarne Tim Burton…

martedì 14 agosto 2012

Turisti

Firenze, ore 11.12: padre madre e figlioletta seduti in un tavolino all'aperto di un bar in via dei ginori, hanno ordinato panini al prosciutto cotto e cappuccino...! Ma come mangiano?!!

sabato 11 agosto 2012

Medagliere

Considerazione a margine del medagliere di Londra 2012:
1. Stati Uniti
2. Cina
3. Gran Bretagna
...
La domanda nasce spontanea: è solo un caso?

domenica 5 agosto 2012

"Misterioso omicidio a Manhattan" di Woody Allen 1993 scena ascensore cl...



quand'è che sono diventato claustrofobico? mannaggia a Woody!!

venerdì 3 agosto 2012

Prova di coraggio

Per le mie vertigini è stata una bella prova: il parapetto è basso assai e il pavimento in marmo dà la sensazione di essere scivoloso. Per le scale, invece, no problem, anche se sono strette e per lunghi tratti a chiocciola, perciò alla fine gira un po' la testa.