sabato 22 settembre 2012

Il rosso e il blu, Sandra e il mistero

Il rosso e il blu è il nuovo film di Piccioni. Ambientato nel mare magnum della scuola italiana, ha tutto quello che deve avere: l'insegnante materna (in questo caso, la Preside, interpretata da Margherita Buy), il professore cinico (Roberto Herlitzka, la cui interpretazione vale da sola il prezzo del biglietto), il professore giovane e idealista (Riccardo Scamarcio), gli studenti zucconi ma con un'anima tutta da scoprire.
Tutto quello che deve avere...e che aveva già il film di Luchetti del 1995, La scuola.

Quest'ultimo, resta per me imbattuto. Il che, evidentemente, è un complimento per il film ma una sentenza di condanna per la scuola italiana, che resta identica a se stessa a distanza di più di 15 anni, cioè con tutti i suoi problemi irrisolti.

Non voglio essere troppo duro col film di Piccioni, che apprezzo come regista. E' una questione di gusti: io non ci ho visto nulla di che, nulla di nuovo. Per esempio, poteva essere approfondito il discorso genitori "poco collaborativi", che anche il film di Luchetti lasciava non esplorato, e che negli ultimi anni è andato ad aggravarsi ed ad aggravare il malanno della scuola italiana.

Ma non scrivo questo post per fare una recensione, perciò, mi rendo conto, il mio giudizio è un po' sommario. Tanto vale quel che vale, cioè poco o nulla.

Della serata, mi rimarrà lo stupore per la bravura di Roberto Herlitzka, che è come un fuoriclasse (oggi si dice top player) in una buona squadra: risalta. E poi, mi rimarrà...lei.

Arrivata al cinema mezz'ora prima, con un cagnolino al guinzaglio. Secca come un giunco. Lo sguardo basso, di chi non vuole farsi notare. E però quel volto scavato, severo, quegl'occhi segnati che la rendono riconoscibile e la tradiscono. Forse riesce a sfuggire agli altri, ma non a me. 

Se lo può scordare: l'ho considerata fino a qualche anno fa la migliore. E ancora sono pronto a farlo, se solo uscisse qualche altro suo film. Ma è da un po' che non la vedo sul grande schermo, prima c'era sempre: anche due film per volta. Poi? Boh, sparita.

La vidi sul set di un film straniero, in costume. Non ne ricordo il titolo. Si girava a Firenze, quella scena era al Palagio di Parte guelfa. Lei era lì, algida, sulle sue. In pausa pranzo, mangiava da sola, seduta a un tavolino. Più in là, le comparse vocianti, cui lei sembrava non volersi mischiare. 

Stetti lì a guardarla, a un metro di distanza, senza avere il coraggio di dirle nulla, forse per timidezza, forse perché dissuaso dal suo contegno, o forse per rispetto della riservatezza. Se fossi attore, non sopporterei di essere fermato, riconosciuto, costretto a fare foto o firmare autografi a sconosciuti. No, non è il lavoro che fa per me.

Attaccai bottone, invece, con una costumista, guarda caso sarda come me. Mi raccontò qualcosa delle riprese, mi suggerì come fare per iscrivermi a fare la comparsa (troppo complicato, non ne feci nulla). Forse le chiesi anche di lei (lei Lei, intendo), ma non ricordo cosa mi rispose. 

Ecco, le ultime su Sandra erano queste. Poi non ne ho saputo più nulla. Rivederla ora al cinema come semplice spettatrice mi ha incuriosito. Probabilmente voleva vedere l'ultimo film del "suo" regista. Sarà stata arrabbiata per non essere stata coinvolta nel cast? Come avrà giudicato il film? Che avrà detto dell'interpretazione di Margherita Buy? Saranno amiche o rivali?
Mistero. Già, forse mi piace più così. Che i miei incontri con lei mantengano il mistero. E' entrata tre minuti dopo che il film era iniziato, quando le luci erano già spente e nessuno la poteva riconoscere. Si è seduta nelle prime file, sola. E' andata via alla fine, con gli occhi bassi, di fretta. Fuori dal cinema, ha attraversato la strada, si è accesa una sigaretta, ed è filata via come una vela spinta dal vento.

Chissà dov'è andata. Abita lì vicino? Chissà quando tornerà a recitare. Ci manca.