martedì 12 agosto 2014
Di una bimba e il suo broncio.
Cara bimba,
se tua cuginetta ha 15 anni, i capelli biondi lisci ossigenati, gli occhiali ray-ban con lenti gialle a specchio, l'ombelico di brillanti, e indossa due ossa, un tatoo e un bikini turchese, non importa andare a cercarla nel suo asciugamano griffato : non verrà a giocare con te. Impara piuttosto a scattarle foto con l'iphone, perché possa aggiornare il suo profilo Facebook.
Bimba bella, se tua mamma ara il bagnasciuga parlando al telefonino, non perdere tempo a girarle intorno: non può vederti.
Se tuo babbo entra in acqua, armato di mutandina in pelle di squalo, occhialini della NASA, pelata aerodinamica e muscolo proteso, bimba buona, non cercare la sua manona già impostata a paletta: babbo non può portarti, va lontano. Dove? Laggiù, dove c'è quella barca grande. E pazienza se quella è una nave da crociera e tuo babbo non la potrebbe raggiungere anche avesse un gommone bimotore: a te basta, perché babbo non dice bugie.
Cara bimba, non fare il broncio.
Impara a nuotare.
Ad andare lontano.
Più lontano di quella barca grande.
Lontano da tutti loro.
L'orizzonte dei miei sogni.
Dopo sei mesi e mezzo, sei entrato nell'orizzonte dei miei sogni. Di quel sogno ricorrente, un po' Conan, il ragazzo del futuro, un po' nostalgia del liquido amniotico: l'acqua che riempie le stanze della casa della mia infanzia, sin quasi al tetto, e io che nuoto, in un'apnea infinita, dalla cameretta alla cucina.
Ora sono io che ti sorreggo e tu che nuoti. Ogni tanto la testa ti cade, s' immerge, e io ti spiego che l'acqua del mare non si beve. Si respira. Così: con la testa alta, la faccia al sole, gli occhi chiusi.
Respira, pesciolino. Respira
il mare.