domenica 18 novembre 2012

Il nuovo album di De Gregori

Non so perché, ma sentire per la miliardesima volta De Gregori che canta Buonanotte fiorellino mi commuove ancora...

http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/11/15/news/de_gregori_sulla_strada-46682008/

martedì 2 ottobre 2012

Reality


Comincia con l’occhio di Dio, che dall’alto dei cieli vede tutto, domina la città in tutta la sua interezza, ma può mettere a fuoco chiunque, anche il singolo individuo o la coppia di sposi che, con un improbabile cocchio trainato da cavalli bianchi muniti di pennacchio, viaggia sicura verso il primo dei tanti non-luoghi che affollano la nostra vita: un mega-residence per ricevimenti nuziali. Il punto, però, è che quell’occhio non è di Dio, è di Enzo, ex concorrente del Grande Fratello, che arriva con l’elicottero a dare la sua benedizione e il suo unico comandamento: Never give up! Non mollare mai. Insegui il tuo sogno finché si realizza.
Ha scritto bene Alberto Crespi su “L’Unità”: dal nuovo film di Matteo Garrone, Reality, «emerge il ritratto di un’Italia post pasoliniana in cui la tv ha sostituito la fede e la speranza». Già, proprio quell’Italia che Pasolini aveva profetizzato nell’intervista resa a Enzo Biagi: « - Lei non ha più speranze? - No. … non ho più quelle speranze che sono alibi.  - Ma questa società che lei non ama infondo le ha dato tutto: le ha dato il successo. - Il successo non è niente, è l’altra faccia della persecuzione. […] il successo è una cosa brutta per un uomo: può esaltare al primo momento ma in realtà poi si capisce che è una cosa brutta.» E la spiegazione di questo giudizio tranciante veniva immediata, con parole tanto più forti perché pronunciate in tv: «[…] perché la televisione è un medium di massa e perciò non può che mercificarci e alienarci.»
Luciano Ciotola è un pescivendolo napoletano che per sbarcare il lunario organizza qualche piccola truffa con la moglie Maria e l’amico-socio Michele. La sua vita è tranquilla: ha due bambini e molti parenti, che nelle feste comandate o ai matrimoni intrattiene con travestimenti e scenette, con cui appaga la sua indole istrionica. Perché lui, glielo dice anche il barista del suo quartiere, è “un personaggio”, tiene la faccia. Una faccia che prima o poi dovrà sfondare, basta che si presenti l’occasione giusta. E l’occasione arriva: i provini del Grande Fratello. Si tengono in un altro non-luogo: il megastore. Luciano passa. È il primo step, il secondo sarà a Roma negli studi di Cinecittà. Si tratta di un’ulteriore selezione, ma Luciano è sicuro che verrà scelto. Talmente sicuro che…
Sempre nella celebre intervista di Biagi, Pasolini sosteneva che «[…] è il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta nel video ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico.» Ecco: è questo. Diventare superiori. Anche solo per un momento. Passare il Rubicone: dall’inferiorità all’occhio di Dio. L’occhio del Grande Fratello. Questo è quello che attira il povero Luciano Ciotola. È qualcosa di più che una questione di soldi: è la bellezza di Lucifero che vola ad ali spiegate sopra la folla adorante, come fa Enzo sospeso in aria nell’inferno di una discoteca. Non più guardare, ma essere guardati. Non più ascoltare, ma essere ascoltati.
Non più pregare, ma essere pregati. Luciano scappa dalla cerimonia della Via Crucis al Colosseo per giungere alla sua ultima stazione: la casa del Grande Fratello. È una stazione al contrario: Luciano muore  alla fede e alla speranza per risorgere nella dimensione eternamente onirica della casa. Per fare ciò, il prezzo da pagare è il più alto: la vita.
Dopo l’iperrealismo di Gomorra, Matteo Garrone ci regala un altro bel film, rappresentando l’incubo opposto: il reality, che da format televisivo diventa condizione effimera dell’esistenza, nella società  alienata e mercificata che Pasolini aveva preconizzato quarant’anni fa. Per fortuna, in mezzo ci sta ancora, ma chissà per quanto, la realtà di Aniello Arena, il bravissimo attore protagonista, che quando si spegne la macchina da presa, si leva la maschera e torna nella sua cella a scontare l’ergastolo.

lunedì 1 ottobre 2012

La storia sono loro

Due in un colpo solo. Sono morti Eric Hobsbawm e Shlomo Venezia.

Su Hobsbawm non ho molto da dire, se non che i suoi libri, in particolare Il secolo breve, sono stati per me fondamentali nei miei studi universitari e ancora oggi prendo a quattro mani da loro per spiegare ai miei alunni la storia del Novecento. Certamente, trattandosi di uno storico marxista, bisogna sapere che il suo punto di vista è orientato e va calibrato con altri orientamenti storiografici. Tuttavia, le sue analisi lucide anche sulla contemporaneità ci mancheranno.

Non me ne voglia lo storico, ma la morte di Shlomo Venezia mi ha colpito più nel profondo. Ogni anno, per la Giornata della Memoria, mi regalo un libro sul tema dell'Olocausto. Quando comprai Sonderkommando Auschwitz, lo lessi tutto d'un fiato. Ne rimasi sconvolto, come penso tutti quelli che hanno letto il libro. C'è un prima e c'è un dopo la lettura di Sonderkommando Auschwitz. Voglio dire: è uno di quei libri che ti cambia. Negli anni poi, Shlomo Venezia è andato in tv a fornire la sua testimonianza. Lo ricordo in particolare a Che tempo che fa: la sua voce tremula e calda, con quella punta forte di dignità, pur violentata dall'orrore. Ogni anno parlo a scuola di Sonderkommando Auschwitz, ma non riesco a raccomandarne la lettura ai miei alunni: alle medie sono ancora troppo piccoli per scendere così addentro nella malvagità umana. Voglio preservarli, ma poi mi chiedo se non abbiano già il pelo sullo stomaco, con tutta la violenza che assorbono dalla tv.

Ironia della sorte, è di oggi anche la notizia che il tribunale di Stoccarda ha assolto i criminali nazisti accusati dello sterminio di Sant'Anna di Stazzemahttp://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2012/1-ottobre-2012/procura-tedesca-archivia-inchiesta-strage-stazzema-2112050403210.shtml

Chissà come staranno commentando i due da lassù...

sabato 22 settembre 2012

Il rosso e il blu, Sandra e il mistero

Il rosso e il blu è il nuovo film di Piccioni. Ambientato nel mare magnum della scuola italiana, ha tutto quello che deve avere: l'insegnante materna (in questo caso, la Preside, interpretata da Margherita Buy), il professore cinico (Roberto Herlitzka, la cui interpretazione vale da sola il prezzo del biglietto), il professore giovane e idealista (Riccardo Scamarcio), gli studenti zucconi ma con un'anima tutta da scoprire.
Tutto quello che deve avere...e che aveva già il film di Luchetti del 1995, La scuola.

Quest'ultimo, resta per me imbattuto. Il che, evidentemente, è un complimento per il film ma una sentenza di condanna per la scuola italiana, che resta identica a se stessa a distanza di più di 15 anni, cioè con tutti i suoi problemi irrisolti.

Non voglio essere troppo duro col film di Piccioni, che apprezzo come regista. E' una questione di gusti: io non ci ho visto nulla di che, nulla di nuovo. Per esempio, poteva essere approfondito il discorso genitori "poco collaborativi", che anche il film di Luchetti lasciava non esplorato, e che negli ultimi anni è andato ad aggravarsi ed ad aggravare il malanno della scuola italiana.

Ma non scrivo questo post per fare una recensione, perciò, mi rendo conto, il mio giudizio è un po' sommario. Tanto vale quel che vale, cioè poco o nulla.

Della serata, mi rimarrà lo stupore per la bravura di Roberto Herlitzka, che è come un fuoriclasse (oggi si dice top player) in una buona squadra: risalta. E poi, mi rimarrà...lei.

Arrivata al cinema mezz'ora prima, con un cagnolino al guinzaglio. Secca come un giunco. Lo sguardo basso, di chi non vuole farsi notare. E però quel volto scavato, severo, quegl'occhi segnati che la rendono riconoscibile e la tradiscono. Forse riesce a sfuggire agli altri, ma non a me. 

Se lo può scordare: l'ho considerata fino a qualche anno fa la migliore. E ancora sono pronto a farlo, se solo uscisse qualche altro suo film. Ma è da un po' che non la vedo sul grande schermo, prima c'era sempre: anche due film per volta. Poi? Boh, sparita.

La vidi sul set di un film straniero, in costume. Non ne ricordo il titolo. Si girava a Firenze, quella scena era al Palagio di Parte guelfa. Lei era lì, algida, sulle sue. In pausa pranzo, mangiava da sola, seduta a un tavolino. Più in là, le comparse vocianti, cui lei sembrava non volersi mischiare. 

Stetti lì a guardarla, a un metro di distanza, senza avere il coraggio di dirle nulla, forse per timidezza, forse perché dissuaso dal suo contegno, o forse per rispetto della riservatezza. Se fossi attore, non sopporterei di essere fermato, riconosciuto, costretto a fare foto o firmare autografi a sconosciuti. No, non è il lavoro che fa per me.

Attaccai bottone, invece, con una costumista, guarda caso sarda come me. Mi raccontò qualcosa delle riprese, mi suggerì come fare per iscrivermi a fare la comparsa (troppo complicato, non ne feci nulla). Forse le chiesi anche di lei (lei Lei, intendo), ma non ricordo cosa mi rispose. 

Ecco, le ultime su Sandra erano queste. Poi non ne ho saputo più nulla. Rivederla ora al cinema come semplice spettatrice mi ha incuriosito. Probabilmente voleva vedere l'ultimo film del "suo" regista. Sarà stata arrabbiata per non essere stata coinvolta nel cast? Come avrà giudicato il film? Che avrà detto dell'interpretazione di Margherita Buy? Saranno amiche o rivali?
Mistero. Già, forse mi piace più così. Che i miei incontri con lei mantengano il mistero. E' entrata tre minuti dopo che il film era iniziato, quando le luci erano già spente e nessuno la poteva riconoscere. Si è seduta nelle prime file, sola. E' andata via alla fine, con gli occhi bassi, di fretta. Fuori dal cinema, ha attraversato la strada, si è accesa una sigaretta, ed è filata via come una vela spinta dal vento.

Chissà dov'è andata. Abita lì vicino? Chissà quando tornerà a recitare. Ci manca.

giovedì 16 agosto 2012

La meccanica del cuore


Mathias Malzieu è una rockstar francese, ma nel libro che ha scritto, oltre alla musica, scandita dal tic toc di un orologio a cucù, c’è soprattutto tanto cinema. L’incipit a Edimburgo, nel “giorno più freddo del mondo”, immerge fin da subito il lettore nelle atmosfere dark di un film di Tim Burton. Così, non stupisce incontrare personaggi fantastici, come la levatrice Madeleine, che aiuta a partorire le prostitute e si diletta nel riparare il cuore di un bambino con uno strano pacemaker, costituito da un orologio meccanico. Né, sospendendo l’incredulità, si ha nulla da obiettare a che il bambino sopravviva. Anzi, ci si lascia abbracciare dalla storia delicata di questa povera creatura che non può innamorarsi, perché i suoi ingranaggi non reggerebbero le pene d’amore, e invece, inevitabilmente, irreparabilmente, s’innamora. A far fremere gli ingranaggi meccanici del suo cuore-orologio è Acacita, piccola cantante andalusa, col vizio di andare a sbattere per non voler mettere gli occhiali. Via di questo passo, nell’intreccio del romanzo si susseguono personaggi insieme reali e fantastici, divertenti e inquietanti.
    Malzieu mescola sapientemente i vari piani di interpretazione della realtà e di scrittura narrativa/cinematografica: dalla cifra documentaristica (quasi positivista, la vicenda non a caso si svolge alla fine dell’Ottocento) della descrizione scientifica del cuore meccanico, si arriva all’elaborazione soggettiva della realtà, ovvero all’invenzione. Pertanto, appare sorprendente ma non straniante la comparsa di Jack lo Squartatore, personaggio che nel corso della sua storia ha attraversato i confini della letteratura per entrare più volte nel grande schermo. Soprattutto, in quest’ottica, l’introduzione del personaggio di Georges Mèliés, uno dei padri, insieme ai fratelli Lumière, del cinema, non è solo un coupe de theatre, che peraltro sarebbe piaciuto al cineasta-prestigiatore, ma diventa centrale, giustissima, quasi necessitata.
    L’esplorazione scientifica e l’incontro ravvicinato con gli extraterrestri del Viaggio sulla Luna di Mèliés si trasformano nelle pagine di Malzieu nel progetto romantico di un cuore innamorato. Il viaggio diviene così metafora dell’amore. Quelli che nella finzione cinematografica dei primi anni del Novecento erano semplici trucchi di magia, volti a meravigliare, assurgono alla dignità di simboli, tessere di riconoscimento della realtà nella sua essenza, volti a far riflettere.
    Da Tim Burton a Georges Méliès, Mathias Malzieu compie così un viaggio à rebours che non è solo l’omaggio di un cinefilo, o peggio ostentazione di erudizione, ma è un percorso di riconoscimento, di conoscenza per accettazione dell’autorità dei propri modelli di riferimento. È questa, come ha scritto Casetti ne L’occhio del Novecento, è una componente essenziale, ontologica, del cinema inteso come testimone della realtà. E la realtà che Malzieu ha inteso rappresentare è quella ultima e prima, l’alfa e l’omega della vita eterna: l’amore infinito. Perciò, in poco meno di centocinquanta pagine, lo scrittore di Montpellier ha dovuto sviscerare le varie sfaccettature dell’amore che è ossimoricamente tutto: vertigine, fuoco, dolore, violenza, ma anche e soprattutto tenerezza, gioia che trabocca; l’amore che può essere prigione, meccanismo che stritola, egoismo; l’amore che è libertà sconfinata, volo senza paracadute verso il mistero giallo della Luna.

Post scriptum. Casualità o causalità, il libro avrà una riduzione cinematografica (manco a dirlo, in 3D) che presto arriverà nelle sale, firmata da Luc Besson. Un approdo, per quanto detto, quasi naturale. Si spera non scontato: Besson è un regista capace di realizzare buone cose (Nikita, Leon, Il quinto elemento) e altre meno buone. Di certo, rimarrà il dubbio sul film che ne avrebbe potuto trarne Tim Burton…

martedì 14 agosto 2012

Turisti

Firenze, ore 11.12: padre madre e figlioletta seduti in un tavolino all'aperto di un bar in via dei ginori, hanno ordinato panini al prosciutto cotto e cappuccino...! Ma come mangiano?!!

sabato 11 agosto 2012

Medagliere

Considerazione a margine del medagliere di Londra 2012:
1. Stati Uniti
2. Cina
3. Gran Bretagna
...
La domanda nasce spontanea: è solo un caso?

domenica 5 agosto 2012

"Misterioso omicidio a Manhattan" di Woody Allen 1993 scena ascensore cl...



quand'è che sono diventato claustrofobico? mannaggia a Woody!!

venerdì 3 agosto 2012

Prova di coraggio

Per le mie vertigini è stata una bella prova: il parapetto è basso assai e il pavimento in marmo dà la sensazione di essere scivoloso. Per le scale, invece, no problem, anche se sono strette e per lunghi tratti a chiocciola, perciò alla fine gira un po' la testa.






domenica 15 luglio 2012

Incendio a San Teodoro

Il canadair sopra la testa:

venerdì 15 giugno 2012

Don Lorenzo

Non so se perché è tempo di esami, o perché ho visto in un film pregare sulla sua tomba, che mi è venuta voglia di leggere qualcosa su don Milani.

Avevo comprato tempo fa il libro di Adele Corradi, ma ancora non lo avevo aperto.

Ora che lo sto leggendo mi sembra di essere stato "vocato" alla lettura.
Si risvegliano in me sentimenti che tenevo chissà dove narcotizzati.

La decisione di dedicare un post al libro, però, non è venuta da questo, ma dal desiderio di scriverne un passo che mi ha fatto molto ridere...

«Don Lorenzo era supino nel letto come quando stava male, ma non sembrava stesse male, sembrava sereno. Voltò la testa verso di me e mi spiegò: "[...] quando facevo il pittore... C'era una modella che, se gli si domandava:  'Conosci il tale?' rispondeva: 'Mai chiavato'". Io osservai che era un linguaggio biblico, perché nella Bibbia "conoscere" vuol dire proprio quello. Poi, pensosa, aggiunsi: "Sarà vero che si conosce una persona andandoci a letto?". "Non lo so, mai chiavato", rispose.»

giovedì 14 giugno 2012

Irlanda

State vedendo Spagna-Irlanda? O siete ancora lì a pensare alla partita dell'Italia?

L'Irlanda sta perdendo 4-0 e il suo pubblico sta cantando da mezzora! Saranno tutti ubriachi, ma è la sbronza più civile che abbia mai visto!

martedì 12 giugno 2012

Il giardino delle bestie

Ieri ho finito di leggere "Il giardino delle bestie" di Erik Larson. Me lo sono, come si suol dire, bevuto. Racconta di William Dodd, ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino a partire dal 1933, l'anno della presa del potere di Hitler.

Quello che colpisce è il modo con cui la Germania, culla della cultura europea in quegli anni, si sia piano piano, ma inesorabilmente, trasformata in una dittatura.

Tutti, sia i tedeschi che i diplomatici di tutto il mondo, avevano ben chiaro chi fosse Hitler, ma lo sottovalutavano, pensando che il suo governo sarebbe caduto da un momento all'altro, per manifesta incapacità.

Invece, questo atteggiamento, unito alla tolleranza di una violenza sempre crescente, hanno permesso che si verificasse l'irreparabile.

Il libro serve dunque da monito per il futuro: bisogna sempre tenere alta la guardia perché altrimenti ci si trova in una dittatura senza neanche accorgersene.

A questo proposito, mi viene in mente anche il film "L'onda", che ho visto di recente e che mi ero perso al cinema. Per chi non l'avesse visto, racconta di un prof. che per insegnare alla sua classe cos'è una dittatura,  la instaura con l'accordo degli studenti. Il guaio è che la cosa gli sfuggirà di mano... Il messaggio del film mi sembra il medesimo del libro "Il giardino delle bestie": la dittatura s'instaura facilmente e può sempre attecchire, anche nei nostri Paesi, dove peraltro la democrazia è molto debole e indifesa. 

Mi sarebbe piaciuto scrivere una recensione sul film, ma sono fuori tempo massimo. Perciò mi limito ad un aneddoto: mi sono arrovellato per giorni, cercando di capire se fosse il caso di far vedere il film ai miei studenti di terza media. Ho optato per il no: ci sono delle scene troppo forti. Ho deciso però di parlarne comunque in classe, suggerendo di aspettare qualche anno prima di vederlo. Mi sono limitato a sottolineare il messaggio positivo veicolato dal film e a riassumere brevemente la trama, senza però fare cenno al titolo. Arrivato a metà dell'intreccio, quando gli studenti scelgono il nome da dare al gruppo e decidono il saluto con il quale identificarsi, un mio alunno ha detto: "Ah, sì...L'onda!". Un altro ha chiesto: "Quale?". La risposta ha mimato il gesto dell'onda. Coro: "Ah, quello...". Lo avevano visto.

venerdì 1 giugno 2012

finalmente un'idea interessante dalla Fiat

http://motori.corriere.it/attualita/12_giugno_01/benzina-fiat-un-euro-sparisci_ec563f6c-abd7-11e1-b908-fbecd0c99c6b.shtml

I veri somari della scuola

Oggi butterò via cento euro. Fino a qualche mese fa, ciò mi avrebbe portato il bilancio del mese in rosso, ma quest'anno ho dovuto sostituire due colleghe, ho più di 18 ore, quindi guadagno bene: 1.500 euro! L'Eldorado finisce a giugno, s'intende, dal settembre prossimo si torna ad un orario e a uno stipendio più normale, e finalmente potrò ritornare al passivo di bilancio. Certo: ho messo da parte qualche risparmio, ma butterò via anche questi pochi spiccioli.
Perché?...
Perché nonostante io insegni da 5 anni , il Governo somaro non ha ancora fatto il decreto di attivazione dei TFA speciali e quindi mi devo per forza iscrivere al TFA ordinario e sostenere un esame che non mi spetta fare.

Preghiera del giorno: "Dammi oggi la mia occasione di emigrare da questo Paese".

giovedì 15 marzo 2012

La geografia è un'opinione

- Prof. Ottimista: "Dimmi la differenza fra Regno Unito, Gran Bretagna e Inghilterra"
- Alunno beatamente ignaro:"?!!"
- Prof. Speranzoso: "Su! Il Regno Unito è formato da: Inghilterra, Galles...?"
- Alunno incosciente: "...Svezia!"
- Prof. Incredulo: "Noo!!! Ma che dici?!! Non vedi la cartina?"
- Alunno occhioditriglia davanti alla cartina due metri x un metro: "ah, già ...!"
- Prof. Masochista: "Guarda bene: l'Inghilterra è qui, questo è il Galles, questa è la Scozia (non la Svezia, somarello!) e questo pezzettino qui a nord dell'Irlanda è...?"
- Alunno sorrisoditrionfo: "La Repubblica ceca!"
A questo punto, mentre il prof stramazza al suolo esanime e la classe esplode in una sonora risata, l'alunno implora: "Profe, le giuro, fino a ieri era lì!"

mercoledì 29 febbraio 2012

Cotto, cotto delle mie brame...

....chi è il più bello del reame?
Renzi ne ha tirato fuori un'altra: rifare il cotto in piazza della Signoria.
Dice che se ne parla da anni. Io non lo sapevo, però, vedendo i quadri sul rogo di Savonarola, avevo notato il cotto e mi dicevo che sarebbe stato bello rimetterlo.
Perciò ora l'idea mi intriga. Leggo che Sgarbi e Toscani sarebbero d'accordo, e anche la Acidini non sarebbe contraria. Chissà...
Certo il soggetto (il sindaco, intendo) è un tantino megalomane. Ma giusto una puntina:-): prima il Leonardo nascosto, poi la facciata michelangiolesca di San Lorenzo, ora il cotto...
I fiorentini dicono che sono operazioni di marketing, e non hanno tutti i torti. Però io, che fiorentino non sono, apprezzo, come anche la pedonalizzazione del centro.
Vuoi mettere piazza della Signoria con il cotto...?

sabato 7 gennaio 2012

Pionieri, tornate a casa!

Quando si legge un bel libro fa piacere pubblicizzarlo e alimentare il passaparola.
"Vacanze matte" (titolo originale: "Pioneer go home!", 1959) di Richard Powell, edito da Einaudi, è un bel libro.
Soprattutto, è divertente, a tratti esilarante. Racconta della famiglia strampalata dei Kwimper, novelli pionieri nell'America degli anni Cinquanta, e delle loro disavventure "contro" il Governo.
Oggi il suo valore è prettamente comico, ma se lo si storicizza è un romanzo che contiene un messaggio di libertà contro i lacci e laccioli della società burocratizzata. È un invito a coltivare il sogno di una vita più semplice e genuina, all'aria aperta, fatta di rapporti umani sinceri.
In tempi di crisi, leggere "Vacanze matte" è un ottimo modo per farsi tornare il buon umore.

domenica 1 gennaio 2012

Buon anno!!

Il 2011 è finito, inizia il 2012 in cui dovrebbe finire il mondo. Io mi accontenterei che finisse il delirio di strade ricoperte di bottiglie rotte, puzzolenti di alcool e affollate di orde di barbari ubriachi che urlano una fraintesa felicità nella notte di Capodanno. Vorrei che finissero i botti che portano via una mano a un ragazzino di 14 anni e lo rendono cieco e minorato per tutta la vita. Vorrei che col 2011 finissero i rincari di luce e gas che costeranno 2100 euro in più a famiglia; che un politico di sinistra non venga più a trascorrere le vacanze natalizie in un albergo su Ponte Vecchio a 300 euro a notte, portandosi dietro 3 auto blu; che un allenatore di calcio non possa più guadagnare 540 mila euro al mese, perché è immorale.
Vorrei che in quest'ultimo anno per l'umanità ci fosse più umanità: che i giovani potessero avere un lavoro e farsi una famiglia; che in Sardegna non si facessero gasdotti e non si installassero radar "anti-immigrati"; vorrei che non bastasse più una semplice pioggia per uccidere e distruggere le città italiane; vorrei che non crollassero più i muri di Pompei; vorrei che i politici fossero persone in gamba, perbene, animate da spirito di solidarietà verso il Paese; che il mafioso che è dentro di noi venisse sconfitto dalla persona onesta che è dentro di noi.
Vorrei che nel 2012 anche in Italia si riconoscesse il diritto alla felicità per tutti coloro che stanno più o meno stabilmente nel nostro stivale, a prescindere dal colore della pelle, dalla lingua e dalla religione.
Vorrei che ci si prendesse il tempo per riflettere. Vorrei leggere di più. Vorrei che l'ipad non costasse così tanto e che le compagnie telefoniche "ladrassero" un po' meno. Vorrei la stabilità nel lavoro. Vorrei che la mia casa avesse un giardino. Vorrei non aver paura dell'aereo o, in alternativa, i soldi per i costosissimi eurostar.
Vorrei che i miei amici non fossero più così lontani.
Vorrei... che il 2012 non fosse comunque l'ultimo anno.