mercoledì 25 novembre 2009

Urgente!!!



Cari bloggisti, se volete farmi vincere una macchina fotografica andate su http://corrierefiorentino.corriere.it/concorso/gallery.shtml?pagina=1
e votate le mie foto! S'intitolano: finestre sull'acqua e finestre sull'acqua2

sono le stesse che posto qui

N.B. il concorso scade domani quindi affrettatevi a votarmi e spargete la voce!!

martedì 24 novembre 2009

e somiglia...


La mia collega di musica,che ringrazio, mi ha fatto notare la somiglianza fra questo concerto di Telemann (1681 - 1767) e...

Indovinatelo voi!

Ma forse i più bravi lo sapevano già...

Io, che sono ciuho, non lo sapevo, e ho dovuto guardare su internet per verificare che si tratta, com'era ovvio, di citazione voluta, non di plagio.

lunedì 23 novembre 2009

Che schif...!

Quando Renato Schifani è diventato Presidente del Senato, cioè seconda carica dello Stato, mi sono chiesto: "Ma come ha fatto?" Ho ripensato, incredulo, a una gag di Ficarra e Picone che lo prendeva in giro, o alle tante battute sul suo riporto, e ancora una volta mi sono chiesto: "Com'è successo?"

Ora, letta l'inchiesta del Fatto, sto cominciando a darmi una risposta. E non mi piace per niente.

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2384496&yy=2009&mm=11&dd=20&title=storia_di_un_palazzo_abitato_d

lunedì 16 novembre 2009

Segreteria seconda e ultima (?) parte

Pensavo non interessasse a nessuno, invece qualcuno mi ha chiesto com'è finita la mia odissea in segreteria.

Dunque. Mercoledì scorso, mio giorno libero insieme al lunedì, mi sono presentato alle sette e mezza davanti al portone della segreteria in via San Gallo, solo per trovarmelo chiuso con affisso un bel cartello: per tutti i mercoledì di novembre la segreteria resterà chiusa.

Non demordo e oggi mi ripresento, più o meno alla stessa ora. Ho più fortuna. In lista sono 26esimo. Aprono il portone alle otto, ma gli uffici alle nove. Quindi, intanto, c'è da aspettare un'ora. Mi sono preparato: ho con me due quotidiani e Tacito.

Prima di iniziare a leggere, però, faccio mente locale per vedere se ho preso tutto, e mi accorgo che, cambiando borsa, ho lasciato a casa le fototessere. Chi non ha testa abbia gambe (e soldi). Mi fiondo per strada, trovo un ottico aperto e mi faccio fare le foto. Ora sto tranquillo...

Leggo per intero i due quotidiani, ripasso i capitoli dall'uno al tre degli Annali, traduco il quattro e il cinque, e finalmente arriva il mio turno. Sono passate tre ore. Ho trattenuto un bisogno diventato via via impellente, ma preferisco farmela addosso che perdere il turno.

Mi trovo di fronte Geppy Cucciari. Se non è lei è la sorella gemella omozigote separata dalla nascita. Giuro. Purtroppo non ha nessuna voglia di ridere, tantomeno di farmi ridere. Appena accenno al fatto che ho tutti i documenti ma prima di scrivere i codici degli esami nel modulo vorrei avere conferma dell'esattezza, visto che il sito non è molto chiaro e anche le professoresse, che me li hanno dati, non erano sicure, Geppy storce il musetto sirbone, aggrotta le sopraccicglia e mi dice che dovevo controllare sul sito, che non è compito suo, che non può perdere tempo a guardare lei, che devo controllare nella guida, ecc. ecc. Il profluvio di parole mi dà il tempo di pensare. Subito mi viene in mente di bloccarla e di dirle che il minimo che mi aspetto da una segretaria è che sappia le procedure, i codici e quant'altro e che, se non li sa, quantomeno dovrebbe essere in grado di trovarli in fretta. Poi considero la mia decennale esperienza di burocrazia e uffici pubblici e convengo con me stesso che la linea dura di rivendicazione dei propri diritti di cittadino-utente non paga, e approvo la linea di condotta all'italiana: chiedere un aiutino, fare la faccia supplice, circuire invocando il buon cuore di chi ha il potere di vita o di morte: l'impiegato. Così, in un momento di pausa del monologo di Geppy, prima che mi mandi via con l'ordine perentorio di informarmi meglio prima di ritornare, intervengo sottomesso per apporre gentilmente il concetto che a me la guida dello studente non viene data perché ho il torto di essermi già laureato, che i codici li ho già, presi dal sito e confermati dagli insegnanti, e che mi basterebbe giusto una controllatina veloce alla guida dello studente, non ci dovrebbe volere molto, altrimenti sarei costretto a mettere i codici che ho, perché sono due mesi che aspetto di essere ricevuto dalla signoria vostra, la Segreteria illustrissima.

Insomma, il buon vecchio metodo all'italiana funziona. La Geppy sbuffa e con l'aria di dire Guarda giusto perché sei tu, mi controlla la guida. Non ha la più pallida idea di quale siano i corsi di laurea degli esami in questione. Suggerisco sommessamente lettere antiche per letteratura latina e linguistica per sociolinguistica. Per fortuna ci azzecco, e dopo tanta fatica, sudore e pagine della guida sfogliate, ecco saltare fuori i codici. Sono gli stessi che ho io. Così la pratica va avanti e Geppy mi consegna libretto, password e numero di matricola nuovi di zecca.

Habemus papam! L'iscrizione è fatta!

Dovrei sbronzarmi dalla felicità, se non fossi astemio e contrario agli eccessi alcolici. Dovrei organizzare un festino a base di trans e coca, ma non sono un politico.

Soprattutto, sono prudente. Non voglio illudermi. Uno dei due codici, pur dato dalla professoressa con cui devo fare l'esame, corrisponde ad un altro docente. E la professoressa in questione non compare negli elenchi e non ha un suo codice d'esame. Boh, sarà affiliata all'altro prof.? Con la fortuna che mi canta, va a finire che il codice è sbagliato e Geppy è stata categorica: se metto quel codice poi devo fare per forza l'esame a cui corrisponde. Non mi ha detto se la pena è l'arresto, però spero tanto di non essermi sbagliato. Temo meno il giudizio universale. Ci sono poi problemi anche per l'altro esame: la prof. mi ha detto, spaventatissima, che lei non ha mai fatto l'esame con un iscritto a un corso singolo e quindi non sa in che verbale deve verbalizzare. Mi ha detto anche: S'informi in segreteria. Non volendo suscitare le ire di Geppy, né disturbarla ulteriormente, ma soprattutto avendo la certezza che non ne avrebbe avuto la minima idea, non ho chiesto. Vedrò come mi viene verbalizzato il primo esame e riferirò alla professoressa del secondo.

Come vedete, ancora non è il momento di farsi i ... a vicenda, come disse Harvey Keitel in Pulp fiction.

sabato 14 novembre 2009

2 films. Pillole





Basta che funzioni, di Woody Allen. Commedia minore. Divertente. Sguardo in macchina che non ha più nulla di rivoluzionario. Qualche battuta folgorante, delle sue. Tipo: Davanti alla tv, in piena crisi di panico: "Ho visto l'abisso", "Tranquillo guardiamo qualcos'altro". Nevrosi ossessiva: ripetizione continua di una visione caospolitica della vita. Forse per lenire il senso di colpa ebraico-freudiano legato al sesso? Sarebbe troppo scontato, ma forse è proprio così ed è inutile scervellarsi a cercare altro.








L'uomo che fissa le capre. Con una battuta: comicità alla fratelli Coen, senza essere un film dei fratelli Coen. Bella l'idea di mostrare la follia della guerra attraverso la follia psichedelica da LSD. Divertente, ma a tratti troppo marcatamente surreale.




mercoledì 11 novembre 2009

- preti + prati

Spero di non incorrere nell'apologia di reato se dico che certe scritte sui muri sono capolavori della sintesi.

Questa che prendo in prestito per il titolo del post la vidi sul muro di una chiesa. Forse non era una chiesa cattolica, ma una chiesa avventista del settimo giorno. Fatto sta che mi fece sorridere, perché feci mente locale e mi accorsi che nel raggio di duecento metri c'erano almeno cinque chiese, di varie confessioni. Mi misi nei panni del writer, evidentemente ecologista e miscredente, e non riuscii a dargli tutti i torti.

Già da qualche puntata, quelli delle Iene stanno smascherando alcuni pretacci che palpano ragazzi e ragazze. Dovrebbero, contestualmente, fare una denuncia a un magistrato, secondo me.

Proprio oggi, sui giornali fiorentini, appare la notizia di un prete sospeso per molestie sessuali http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2009/10-novembre-2009/prete-accusato-molestie-sessuali-condannato-ex-sant-uffizio-1601990207492.shtml

Mi viene da considerare che si tratta più che di preti, di figli di una società malata. La stessa , fatti i dovuti distinguo, dei Marrazzo o dei Berlusconi.

Ci sono, per fortuna, anche altri preti. Ieri ho comprato il libro di don Mazzi: Come rovinare un figlio in dieci mosse. L'ho letto in due ore. Due ore spese bene. Di solito sono allergico ai pistolotti morali, soprattutto quando vengono da un pulpito da cui preferirei semmai sentire un po' più di preparazione teologica. In questo caso, però, mi sembra che la morale di don Mazzi non sia tanto quella dell'ortodossia cattolica tout court, sotto molti aspetti arretrata, ma quella di chi, prima di farsi prete, è stato allevato in una famiglia povera, in una società contadina, semianalfabeta, eppure molto colta, perché esperta delle cose vita e dei suoi valori che attingevano a una saggezza antica, a un buon senso semplice, ma non sempliciotto. Da qui il continuo porre il dito da parte di don Mazzi sui nostri figli "che hanno troppo". Ci sono anche alcuni passaggi divertenti, come quello in cui si fa un decalogo su come scoprire se il proprio figlio si fa le canne: esilarante.

Altri preti. Due giorni fa sono andato in piazza Duomo. C'era una fiaccolata di solidarietà per don Santoro. Il Vescovo lo ha sospeso perché ha celebrato un matrimonio fra una donna nata uomo e il suo compagno. Un gesto fortemente simbolico in risposta ai ripetuti episodi di omofobia in molte città d'Italia, Firenze compresa.

Ora. Si può discutere il fatto. Non c'è dubbio che sposare un uomo diventato donna possa destare scandalo o disorientamento nella comunità dei fedeli. E il vescovo non può fare finta di nulla. Però a me desta più scandalo che don Santoro, che alle Piagge, zona socialmente "difficile", ha creato dal nulla una comunità, ha messo in piedi tante iniziative bellissime a favore dei più poveri e dei più emarginati, ha persino dato la sua casa a una famiglia che aveva bisogno, ecco, a me scandalizza di più che il vescovo lo abbia separato dalle persone che gli devono molto, che hanno bisogno di lui e che gli vogliono bene, per spedirlo a meditare in un luogo sperduto, dove non ha contatti con nessuno.

Quando sono arrivato alla fiaccolata di fronte alla curia, non c'era tantissima gente, ma mi hanno detto che ero in ritardo e che all'inizio c'è stata parecchia partecipazione. Non ho visto estremisti o eversivi, ma bambini che hanno fatto in terra una croce di candeline accese. Faceva impressione il contrasto fra quella luce fioca delle fiammelle vive e le finestre buie e morte della curia. Di fronte al portone chiuso, tre carabinieri in tenuta antisommossa, con a lato il cellulare blindato. Perché mons. Bettori, pastore di anime, non è sceso, non ha aperto i portoni della curia, non ha fatto entrare le sue pecorelle in quello che dovrebbe essere il loro ovile più che la sua residenza privata? Perché non è venuto incontro, non si è fatto prossimo a questa gente? Perché non è sceso a stringere le mani, a parlare, ad ascoltare? Perché non ha accolto? Di che cosa aveva paura? Perché i carabinieri armati davanti ai bambini?



http://www.youtube.com/watch?v=521Rq6lP2GI

http://firenze.repubblica.it/dettaglio/Alle-Piagge-primo-giorno-senza-don-Santoro/1775260

http://firenze.repubblica.it/dettaglio/caso-santoro-in-chiesa-e-in-strada-la-protesta-contro-monsignor-betori/1773537

http://firenze.repubblica.it/multimedia/home/17689508


http://www.altracitta.org/



Piccolo spazio pubblicità (ok il prezzo è giusto)


Dopo aver comprato le scarpe, mi servivano un paio di pantaloni e una camicia. Maglioni ne ho in abbondanza. Il fatto è che ancora non fa così freddo, perciò mi servivano capi da mezza stagione, autunnali.

Le scarpe le ho prese alla Camper. Comodissime. Mi hanno detto che sembrano le scarpe di Pippo, che sono comode perché sono "appantofolate", ma non m'importa. Mi sono piaciute subito e, soprattutto, è la prima volta che trovo un paio di scarpe che non mi fanno venire le bolle per tre mesi prima di adattarsi al piede.

Per la camicia sono andato da Coin. C'erano diversi modelli che mi piacevano. Alcune avevano lo sconto del 30%: anziché 39 e 90 , 27 euro e qualcosa (non ricordo il prezzo preciso, perciò non fate i conti perché probabilmente non tornano). Per un attimo sono stato indeciso se prendere due di queste a sconto, oppure una più bella e di qualità migliore a 59 euro. Mentre ci pensavo, sono andato al reparto pantaloni e ho visto un bel modello della Timberland: 89 euro. Tanto. Però mi piacevano quei pantaloni. Ho pensato: faccio la pazzia?

Come spesso mi capita, è subentrata la ragione. Avevo già speso tanto per le scarpe. Così, mi sono detto, per ora una camicia basta e avanza.

Tornando a casa ho pensato: certo che se queste aziende che dicono di essere in crisi abbassassero i prezzi... oggi da Coin avrei preso due camice e un pantalone, anziché una camicia sola.

I pantaloni, però, continuavano a servirmi, non potendo andare a scuola disordinato. Così oggi, mio giorno libero, ho pensato di tornare da Coin. Ci sono passato di fronte, ma ho tirato dritto. 89 euro valgono bene un surplus di riflessione. Un collega mi ha suggerito il mercato del sabato in piazza Sant'Ambrogio... Che faccio? Aspetto o non aspetto?

Poi ho avuto l'illuminazione. Perché non tornare alla cara vecchia Oviesse, che tanti problemi mi ha risolto in passato? L'avevo incosciamente abbandonata per non dare soldi al suo proprietario, che mi sembra ne abbia già abbastanza.

Insomma, la faccio breve. Sono andato all'Oviesse: pantaloni + camicia = 29,90. In tasca avevo 50 euro, ci sarebbe uscito anche un lupetto a 19,90, che però non ho preso.

Rispetto ai pantaloni Coin, risparmio secco di 60 euro e due capi anziché uno. Qualità inferiore? ECCHISSENEFREGA! Sono dignitosissimi.


venerdì 6 novembre 2009

Escort e trans

Il mio commento sul caso Marrazzo?

Il mio commento sulla D'Addario?

Eccolo:

una mia collega, un paio di anni più grande di me, laureata, fatta una scuola di specializzazione, fatte le SSIS, dopo una supplenza annuale, quest'anno, visti i tagli della Gelmini, non è stata richiamata a scuola, e non ne trova un'altra che l'assuma;

una ragazza che conosco, figlia di professori universitari, laureata con il massimo dei voti, fatte le SSIS, non trova lavoro;

un amico, laureato con il massimo dei voti, tesi pubblicata, dottorato di ricerca, è dovuto andare all'estero, perché qui non si trova un lavoro che duri più di tre mesi;

un'altra collega, appena assunta per una supplenza annuale, l'ha persa per il ritorno imprevisto della collega titolare della cattedra. Ora è senza lavoro, dall'oggi al domani, con figlio a carico e marito disoccupato;

...

Devo continuare? O si è capito quale è il mio commento? No...?

Allora ve lo scrivo. Il mio commento è: E QUESTI VANNO A MIGNOTTE???!!!

mercoledì 4 novembre 2009

dove avrò sbagliato?


"Le donne del terzo stato andarono armate ha ribellarsi in 60.000 alla corte di Versailles e quell'anno venne chiamato anno del terrore perchè si credeva che la rivoluzione finisse."

"Gli intransigenti erano quelli che dicevano che finiva la rivoluzione francese"

"I preti poi fecero un giuramento di rimanere fedele al popolo e se diedero il nome di Sanculotti perché si mettevano sempre dei pantaloni molto aderenti."

"Luigi XVI compra gli Stati Uniti"

"Il re porta tutte le lamentele scritte nel quaderno detto (cahier d'Orleans)"

"La Francia in quegli anni era suddivisa in tre costituzioni 'clero e nobilta' ciò è i borghesi e il 'terzo stato' ciò è i contadini e persone fuori dalla reggia di Versailles"

"Nel 1781, un banchiere Necker pubblica una bilancia degli sprechi alla corte di Versaile"

"Dopo viene istituita una costituzione dell'anno scorso..." [Cost. dell'anno I]

"a Versail si viveva nel' usso estremo"

lunedì 2 novembre 2009

Un ricordo di Alda

La sala conferenze del dipartimento di itailanistica era piena. La prof aveva organizzato un ciclo di incontri sulle poetesse italiane. La settimana prima c'era stata la Spaziani. Ricordo che disse una frase del genere: "Lo deciderà la storia chi è stato più grande fra Montale e me". Mi sembrò un tantinello presuntuosa. Raccontò anche di una lite con lo stesso Montale perché, passeggiando per strada, lei gli mostrò dei fiori che lui non riconobbe, pur avendogli dedicato una poesia. Sembrava più preoccupata di non farsi oscurare dalle sue frequentazioni montaliane, piuttosto che parlare della sua poesia. Sicuramente ne parlò, ma a distanza di anni è questa l'impressione che mi è rimasta.

Alda Merini, invece, ebbe tutto un altro impatto sul pubblico, in gran parte composto da studenti. Fu molto simpatica. In prima fila c'erano tutti i professoroni della Facoltà. Lei, seduta al centro del tavolo dei conferenzieri, stette in silenzio ad ascoltare le lodi sperticate che la prof le dedicava nella presentazione, ricca non tanto di notizie biografiche quanto di paroloni difficili e teorie cervellotiche sulla sua poesia. Poi arrivò il momento di darle la parola. Lei avvicinò la bocca al microfono e spiazzò tutti: "Ma io non ho nulla da dire. Se volete farmi delle domande...".

Gelo in sala. Panico fra gli organizzatori del convegno. E ora?

La Merini era così. Per nulla convenzionale. Forse tutte quelle elucubrazioni sui suoi versi l'avevano indispettita. La sua poesia era diretta e sincera. Letteratura che viene dal cuore, non dal cervello. Semmai, che dal cuore va al cervello.

Insomma, i prof in prima fila si sentirono in dovere di interrogarla, anche perché altrimenti potevamo andarcene tutti a casa. Peccato che fecero l'errore di non porgerle delle domande dirette, ma dilungarsi in premesse di mezzore, miste di complimenti e considerazioni di critica letteraria. Ricordo una prof in particolare, che aveva preso a cuore il compito di avviare il dibattito. Ogni volta la Merini la rimetteva al suo posto con risposte che avevano il tono di un "No, non ha capito nulla".

Da studente era divertente vedere come una profesoressa veniva sbugiardata da un autore. Noi, abituati ad essere giudicati, vedevamo i nostri insegnanti passare dall'altra parte della cattedra ed essere loro sotto giudizio!

Ricordo che alla fine questa prof, particolarmente bersagliata dalla Merini, fece un'ultima domanda, questa volta senza tanti giri di parole. Alda Merini non la fece neanche finire ed esclamò: "Oh! Lo vede che ogni tanto anche lei fa delle domande intelligenti?".

Era così, Alda Merini: diretta e sincera. Come chi ne ha passate troppe nella vita. Come chi sa il valore delle parole (chi conosce questo segreto è un poeta) e soffre nel vederle sprecate.