lunedì 2 novembre 2009

Un ricordo di Alda

La sala conferenze del dipartimento di itailanistica era piena. La prof aveva organizzato un ciclo di incontri sulle poetesse italiane. La settimana prima c'era stata la Spaziani. Ricordo che disse una frase del genere: "Lo deciderà la storia chi è stato più grande fra Montale e me". Mi sembrò un tantinello presuntuosa. Raccontò anche di una lite con lo stesso Montale perché, passeggiando per strada, lei gli mostrò dei fiori che lui non riconobbe, pur avendogli dedicato una poesia. Sembrava più preoccupata di non farsi oscurare dalle sue frequentazioni montaliane, piuttosto che parlare della sua poesia. Sicuramente ne parlò, ma a distanza di anni è questa l'impressione che mi è rimasta.

Alda Merini, invece, ebbe tutto un altro impatto sul pubblico, in gran parte composto da studenti. Fu molto simpatica. In prima fila c'erano tutti i professoroni della Facoltà. Lei, seduta al centro del tavolo dei conferenzieri, stette in silenzio ad ascoltare le lodi sperticate che la prof le dedicava nella presentazione, ricca non tanto di notizie biografiche quanto di paroloni difficili e teorie cervellotiche sulla sua poesia. Poi arrivò il momento di darle la parola. Lei avvicinò la bocca al microfono e spiazzò tutti: "Ma io non ho nulla da dire. Se volete farmi delle domande...".

Gelo in sala. Panico fra gli organizzatori del convegno. E ora?

La Merini era così. Per nulla convenzionale. Forse tutte quelle elucubrazioni sui suoi versi l'avevano indispettita. La sua poesia era diretta e sincera. Letteratura che viene dal cuore, non dal cervello. Semmai, che dal cuore va al cervello.

Insomma, i prof in prima fila si sentirono in dovere di interrogarla, anche perché altrimenti potevamo andarcene tutti a casa. Peccato che fecero l'errore di non porgerle delle domande dirette, ma dilungarsi in premesse di mezzore, miste di complimenti e considerazioni di critica letteraria. Ricordo una prof in particolare, che aveva preso a cuore il compito di avviare il dibattito. Ogni volta la Merini la rimetteva al suo posto con risposte che avevano il tono di un "No, non ha capito nulla".

Da studente era divertente vedere come una profesoressa veniva sbugiardata da un autore. Noi, abituati ad essere giudicati, vedevamo i nostri insegnanti passare dall'altra parte della cattedra ed essere loro sotto giudizio!

Ricordo che alla fine questa prof, particolarmente bersagliata dalla Merini, fece un'ultima domanda, questa volta senza tanti giri di parole. Alda Merini non la fece neanche finire ed esclamò: "Oh! Lo vede che ogni tanto anche lei fa delle domande intelligenti?".

Era così, Alda Merini: diretta e sincera. Come chi ne ha passate troppe nella vita. Come chi sa il valore delle parole (chi conosce questo segreto è un poeta) e soffre nel vederle sprecate.


1 commento:

Patrick Sammut ha detto...

Bravo Marce'!
Peccato che non ho assistito all'incontro con la Merini anch'io. La parola diretta, la chiarezza e la sincerita', anche se fa male, sono doni che pochi hanno.
E poi il linguaggio adoperato da certi critici, o meglio pseudo-critici, e non dico solo italiani, ma anche maltesi. Si vede che alcuni di loro (salviamo i genuini) vivono sull'Olimpo, o chissa' in una tana di lupi.
patrick