venerdì 19 dicembre 2008

Il miracolo del Presepe

Oggi nella nostra scuola è l'ultimo giorno prima delle vacanze. Si celebra la messa di Natale nel salone del refettorio. Quando arrivo, insieme al professore di matematica, la messa è appena iniziata. Gli altri ci sono tutti: la suor Preside accanto all'altare, i colleghi in piedi ai lati con la schiena appoggiata al muro, gli alunni e dietro i genitori nelle due colonne di sedie. Dietro l'altare, nel proscenio del teatrino dove si fanno le prove dello spettacolo di fine anno c'è una rappresentanza di studenti che è stata scelta per ricoprire il ruolo importantissimo del coro. Su tre file: nella prima, tre chitarre classiche e una elettrica; nella seconda, il primo gruppo di coriste e flautiste con l'aggiunta della violinista e voce solista; nella terza, le altre coriste e coristi (se ricordo bene un solo maschietto), con la presenza vigile dell'insegnante d'inglese. Questi ultimi, forse perché stanno più in alto, verranno più tardi definiti dall'insegnante d'italiano, non senza una certa qual ironia, "gli arcangeli". In basso a destra, di fianco all'altare, l'insegnante di musica alla tastiera è affiancata da un alunno batterista e suonatore del triangolo (utilissimo per l'Alleluia e il Tu scendi dalle stelle).

Dicevo, il prof. di matematica ed io siamo i ritardatari. Colgo lo sguardo di rimprovero della suor Preside, che con un gesto perentorio chiama a sé il collega in prima fila. Io me la scampo e mi siedo nell'ultima. Non mi piace mettermi davanti. Sarà un antico retaggio della paura che mi prendeva da bambino di essere coinvolto nelle letture, o forse la consapevolezza dei miei peccati. In ogni caso preferisco sempre sedermi nelle retrovie. Quello mi sembra il mio posto, e comunque è quello che preferisco, anche perché mi consente di avere una visione panoramica dei fedeli e, come dire?, mi fa percepire meglio l'aspetto collettivo del rito.

Forse è solo che mi piace osservare. Così, mentre la messa va avanti, io guardo e colgo intorno a me una realtà completamente diversa da quella che mi s'imprime nella rètina. I miei studenti non sono più i miei studenti. Non sono più le ienette che urlano, strillano, rompono, non studiano, fanno battute sceme, dicono le parolacce, bestemmiano addirittura. Sono lì, buoni buoni, che stanno seduti composti, stanno zitti e rispondono solo quando devono farlo per seguire il rito della messa, cantano, suonano, sono contenti di farlo davanti ai propri genitori, nonni, insegnanti. Cantano e suonano bene. Ecco allora che scorgo quello che mi fa dannare, che è invece un angioletto; quello che non capisce un tubo, che fa un accordo col barré; quello che è sempre triste, perché la mamma lo lascia sempre solo e il papà è andato via, ma che oggi sorride e canta con i compagni; quella che ride sempre come una sciocchina e che ora legge le letture serissima e composta... Mi chiedo come mai non percepisco l'ipocrisia, la falsità di questi atteggiamenti. Non le percepisco perché non ci sono. Non le percepisco perché i miei studenti non sono più i miei studenti. Le ienette non sono più ienette. Sono bambini, semplicemente bambini.

Anche i genitori non sono più i genitori. C'è quella che ha un figlio che fa disperare tutti e non sa come fare; quella che si sta separando; quella che è una rompiscatole, ma ora è lì che si passa un fazzolettino sugli occhi umidi, commossa dal figlio che canta nel coro; quello che è un padre severo, ma ora sta tutto contento a fare riprese col telefonino. I genitori non sono più i genitori, sono padri e madri.

I miei colleghi, appoggiati al muro, non sono più "quella d'inglese, scienze, musica..." ecc. Sono una mamma che si è portata la piccola appesa al marsupio; una ragazza, un ragazzo, che lavorano per un tozzo di pane. La suor Preside non è la suor Preside ma una nonna che ci fa da chioccia.

Al Padre nostro, sento forte la pregnanza di quell'aggettivo, "nostro". Non siamo più alunni+genitori+corpo docente. Siamo noi. Alla comunione, percepisco la presenza di una comunità. C'è solo questo. Tutto il resto, i problemi, i rapporti non sempre idilliaci, non ci sono. Finita la messa ci saranno di nuovo, ma ora no. Ci sono persone, spogliate di tutto, povere di tutto. Senza la divisa di insegnanti, alunni, genitori. Uomini, donne e bambini. E io sento di volere bene a quei bambini, a quelle donne, a quegli uomini. Mi sento in comunione con loro. Mi sento come loro. Mi sento come "in famiglia". Una famiglia povera, perché in quel momento ognuno di noi è nudo. Ognuno di noi è solo un uomo, una donna, un bambino.

Allora penso che in quel momento, in quel refettorio, siamo un Presepe. E la cosa mi commuove e mi riempie di gioia. Mi rendo conto di avere stampato da un'ora un sorriso sulle labbra. Eppure, guardando da lì dietro, dall'ultima fila di sedie, ho ben presente i problemi miei e di ognuna di quelle persone. A volte problemi anche seri. Perciò questa gioia che sento dentro, che vedo anche stampata sui volti di tutti, mi sembra un miracolo. Il miracolo del Presepe.

venerdì 12 dicembre 2008

Siamo tutti Obama

Prima ancora di entrare nell'ufficio ovale, Barack Obama ha già fatto la prima rivoluzione. I nostri politici hanno scoperto internet: la Gelmini su youtube, Brunetta su Facebook... Non so se è un bene. Quando i politici arrivano da qualche parte pretendono sempre di assumere il controllo. Infatti il nostro Silvio ha già detto di voler intervenire per primo e dare l'esempio. Lo stesso Obama pare intenzionato a fare una battaglia contro gli hacker. Auguri, ma temo che si metta nei casini più che in Iraq.

Certo è che ormai tutti si devono adeguare. Di questi tempi non c'è politico a cui non venga chiesto il suo rapporto con il web. È successo anche stasera a Matteo Renzi, ospite della trasmissione Le invasioni barbariche. Abbiamo scoperto che il giovane candidato alle primare del Pd fiorentino è iscritto a tre gruppi Facebook (non so neanche se si dica così...). Insomma, il libro di Giuliano da Empoli, Obama. La politica nell'era di Facebook, deve essere ormai la bibbia dei politici nostrani.

Mi ha fatto un certo effetto vedere Renzi in tv. Abito a Firenze ormai da quindici anni e sono abituato a vederlo dappertutto. Si può dire che l'ho visto crescere. Colleghi a giurisprudenza, c'era un periodo che me lo ritrovavo sempre ovunque andassi. Era a tutti i convegni: in piazza San Marco, allo Stensen... Devo dire che ho capito subito che non doveva essere un semplice studentello universitario, malato come me di ogni occasione culturale da sfruttare. Si capiva subito che era intrallazzato con la politica. A Firenze tutti lo conoscono, e forse anche lui di vista mi riconosce, anche se ovviamente non ha la più pallida idea di chi io sia. Però se avessi voluto avrei potuto farmelo presentare da degli amici che per lavoro hanno che fare con lui. Non ne ho mai sentito l'esigenza, per la verità. Ho scritto che tutti lo conoscono. Devo aggiungere che fra tutti quelli che lo conoscono, in quindici anni, non ho ancora trovato uno a cui stia simpatico. In compenso, ho trovato tanti che me ne hanno detto di tutti i colori! Sembra anzi che quando si nomina Renzi, tutti facciano a gara a raccontare aneddoti spiacevoli su di lui, cercando di accreditarsi come fonti attendibili: "io lo conosco da quando andava a scuola", "io sono delle sue parti e in paese si sa..." . Quasi tutti si accalorano nel sottolinearne la spocchia: si va dalla macchina lasciata in doppia fila, al classico "lei non sa chi sono io", ecc.

Eppure non si può dire che stasera dalla Bignardi non sia stato brillante. Mi puzza un po' di Capezzone de' noantri. Però non lo conosco, perciò preferisco non giudicare. Certo, quanto a spocchia non mi sembra che gli altri candidati alle primarie siano da meno. Cioni, quello che è entrato nelle cronache nazionali per la storia dei lavavetri, non mi sembra molto sobrio. Se Renzi è Capezzone, Cioni è Mario Brega. Pistelli, invece me lo ricordo perché un tempo era sponsorizzato dall'istituto culturale dei gesuiti. Lo sentii parlare per la prima volta proprio allo Stensen: ricordo che diceva cose anche giuste ma non mi fece lo stesso una grande impressione. Mi sembrava un azzicu cumbintu, come si dice dalle mie parti. Ne ebbi conferma quando diventò parlamentare: una volta, passando in via Cavour in motorino (all'epoca si poteva) mi tagliò la strada un codazzo di tre autoblu con tanto di sirena che accostarono al marciapiede facendo stridere i freni. Dal sedile posteriore di una di esse scese appunto il Lapopardo, che constatai subito non doveva fare altro che telefonare. Pensai: "ammazza quante arie che si dà!" Uno che cita Dossetti o Milani dovrebbe essere più morigerato.

Per tornare ai politici nell'era di internet, prima delle Invasioni barbariche c'era Otto e mezzo. Ospite: Magdi Cristiano Allam. Come sapete ha fondato un nuovo partito. Se ne sentiva il bisogno. Il suo programma politico mi è sembrato un concentrato del pensiero papale senza l'accento tedesco. Ha detto che il suo partito si autofinanzia ma, sarò maligno io, sento puzza di Opus Dei lontano un miglio. Mentre gli altri si accapigliano per colonizzare Facebook, lui scende in campo con l'entusiasmo neofita del convertito, facendosi paladino del vecchio in sæcula sæculorum. Solo per questo suscita la mia attenzione. Vuoi vedere che questo inizia in sordina come la Lega tanti anni fa e poi prende voti davvero?

Madre Terra

Leggevo ieri che Obama sta chiamando nel suo staff numerosi esperti di ambiente, fra cui Steven Chu, premio Nobel per la Fisica nel 1997. Vuole che gli Stati Uniti diventino il primo paese per l'utilizzo delle energie rinnovabili.

Nel frattempo l'Italia si distingue in sede Ue per mettere i bastoni fra le ruote alle misure di riduzione di Co2, minacciando il veto. Per non farci mancare niente il nostro Presidente sfoggia un orologio con l'effige di Obama "per divertire i colleghi". Non è un caso se su 57 paesi siamo il 44esimo per emissione di Co2.

Alcuni link sull'argomento:

http://archiviostorico.corriere.it/2008/dicembre/11/Energia_ambiente_nomine_Obama_co_8_081211001.shtml

http://www.corriere.it/politica/08_dicembre_11/berlusconi_orologio_obama_bruxelles_50311ba8-c782-11dd-a4b9-00144f02aabc.shtml

http://www.corriere.it/esteri/08_dicembre_11/premio_italia_clima_693292e2-c7bb-11dd-a4b9-00144f02aabc.shtml

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_dicembre_11/clima_disastri_foresta_martin_a7b656b4-c781-11dd-a4b9-00144f02aabc.shtml

Per non essere da meno, leggete anche questa notizia che riguarda la Sardegna:

http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_12/golf_ville_dune_is_arenas_luigi_offeddu_ed2fd454-c81c-11dd-a869-00144f02aabc.shtml

Meditate gente, meditate!

Caro Gesù Bambino...

... ti piace il cinema? In questi giorni nelle sale c'è un film, Torno a vivere da solo. Si tratta di una commedia di Jerry Calà. Il titolo riprende un suo vecchio film del 1982, Vado a vivere da solo. Ma sono due solitudini diverse: quella dell' '82 era un motto di libertà, di indipendenza; quella di oggi è la solitudine che ha dietro alle spalle un fallimento. Come cambiano le cose in trent'anni! Vai a vederlo, ma non credo che ci sia molto da ridere...

Hai capito perché gli italiani non arrivano alla terza settimana e ti chiedono un telefonino come regalo di Natale? Io si. Se vuoi te lo spiego. Sì perché anch'io, quando vedo i nokia della serie n-qualcosa, sono tentato di chiedertene uno in regalo. Dall'n73, che costa duecento e passa euro, si arriva agli n96 e 97, che costano cinque-seicento euro. Ora, a me basterebbe anche l'n73, ci mancherebbe...! Che me ne faccio? Nulla! Cellulari ne ho già due, e uno regalato lo scorso Natale! Hai ragione. Ma qui sta il punto! Non me ne faccio nulla, ma ne sono attratto non tanto per la bellezza dell'oggetto in sé, né perché sono schiavo del consumismo. Non credo di esserlo, ho altri difetti ma non questo. Sono stato abituato da piccolo alle rinunce, sebbene non mi sia mai mancato niente. Quindi, per una volta, lasciamo stare Marcuse e la sua lettura della società capitalista. Non me ne faccio nulla, non sono obnubilato dalla bellezza in sè, non voglio il nuovo a tutti i costi... Il fatto è che duecento euro sono più della metà del mio stipendio, quindi anche il più scarso di quei nokia sarebbe per me un lusso che non mi posso permettere. Proprio per questo, avercelo mi darebbe l'illusione di potermelo permettere. Ecco, è questo! Capisci? Pensa che droga potente! Che formidabile antidepressivo! Quel piccolo oggettino mi darebbe in un sol colpo l'illusione di potermelo permettere! Come se avessi chissà quale stipendio!

Se ci penso bene, è così anche per gli altri regali che ti chiederei. In questi giorni il mio pc ha avuto l'ennesimo attacco ed è entrato in coma. L'ho rianimato col defibrillatore ma non so quanto durerà ormai.... Come vedi, quasi tutti gli oggetti a cui penso sono al di sopra delle mie possibilità. Perciò li desidero, perché mi sembrerebbe di avere una sicurezza economica che non ho. Quindi, a Natale, non regalarmi nulla di quello che ti chiedo. Regalami, magari anche non subito, che so io...l'anno prossimo, di poter guardare le vetrine e dire: "Bello quello! Me lo compro! Anzi, no. Non me ne faccio nulla". Insomma, regalami di potermelo permettere. E vedrai che non lo comprerò.

Caro Gesù Bambino, ieri un ministro ha detto a un operaio in cassa integrazione a 750 euro al mese che prima di lui c'è chi, precario, ha perso il lavoro e non ha neanche quell'ammortizzatore sociale. Insomma, deve ritenersi fortunato! Poi ha detto che lui ha lavorato per quarant'anni, come dire che i soldi che guadagna ora se li è meritati. Gli hanno risposto che "anche noi vorremmo poter lavorare per quarant'anni!" Sai? Te lo confesso, ci sono caduto anch'io. Tempo fa quando sentivo gli operai lamentarsi perché guadagnavano 1100 euro al mese e non ce la facevano ad andare avanti, anch'io mi adiravo e gli dicevo "ma cosa volete? Io non riesco a mettere su neanche 500 euro e non ho i sindacati alle spalle!" Scusa. Ma, vedi, la povertà non rende più buoni. Al contrario, ci rende più egoisti. La famosa guerra tra poveri! Intendiamoci, essere povero non mi dispiace. Da qualche parte devo avere un quaderno in cui, tanti anni fa, ti scrissi un preghiera proprio per chiederti la povertà materiale, non "la miseria, che è uno scandalo ai tuoi occhi". Ero più giovane ma non masochista, né romantico. Lo scrissi con lucidità. Avevo capito che la povertà (non la miseria, ripeto) abitua a dare valore alle cose essenziali della vita, stimola la creatività, mantiene liberi. A dir la verità, mentre scrivevo pensavo a babbo che i primi giorni che era venuto a lavorare a Nuoro andava in trattoria e ordinava due uova, ma poi col suo lavoro è riuscito a costruirsi due case. Ecco, pensavo a una cosa del genere. Una povertà che alimenta la speranza nel futuro. Temo però che la povertà di questi giorni, non dico la mia (che questa speranza ce l'ho per fede), ma quella di tante persone, stia ammazzando proprio questa speranza. Pensare al futuro, immaginarlo, costruirlo, in queste condizioni è sempre più difficile. E chi ci dovrebbe aiutare, quelli che hanno responsabilità politiche e di governo, sembra proprio che non si rendano conto. D'altronde, come potrebbero? Loro la crisi non la sentono! Con un patrimonio di 9 miliardi di euro non la sentirei neanch'io! Con poco di meno, anch'io direi a chi si lamenta di rimboccarsi le maniche e non fare il "bamboccione". Non li invidio, sai? Sarò scemo ma continuo a preferire la povertà. E penso che la preferisca anche Tu, che sei nato in una dépendance di quelle casette palestinesi, dove si tenevano gli animali. Se la miseria è ai tuoi occhi uno scandalo, lo è anche la ricchezza. Non hai mai parlato di cammelli, ma a dei pescatori hai detto che è più facile che una gomena passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli. Chissà perché questa frase non spaventa mai i ricchi! Io, se lo fossi, sarei terrorizzato! Forse sono tutti calvinisti! Ad ogni modo, non ti dico di prendertela con loro, però guarda che ci sono milioni di poveri che quella frase la prendono sul serio! In questi giorni la Fao ha reso noto il numero delle persone sottonutrite: sono 963 milioni! Queste persone aspettano una nuova manna, vivono nella speranza di una ricompensa d'amore. Ecco, ho trovato...!
Caro Gesù Bambino, in questo Natale, non puoi regalarci un anticipo di questa ricompensa?

giovedì 11 dicembre 2008

Caro diario...

...come in un libro scritto male il mio pc si è ucciso per Natale!
In verità era malato da tempo, almeno un anno e mezzo. Io mi ostinavo però a farlo risuscitare con formattazioni sempre più difficili. L'accanimento terapeutico è servito a poco, e oggi temo che il mio asus se ne sia andato per sempre. La prima complicazione è giunta in mattinata, quando mi è partito in automatico l'aggiornamento di un non meglio precisato "service pack 3" (peste lo colga!) Io ho lasciato fare, visto che il precedente service pack 2 non mi aveva dato alcun problema. Mai l'avessi fatto! Prima, non mi si connette più a internet; allora lo riavvio e, disastro!, mi appare una schermata con lo sfondo del desktop ma senza le icone dei programmi! Non so come fare. Lo riavvio di nuovo, aspetto aspetto aspetto ed ecco che dopo dieci minuti le icone compaiono, ma di connettersi ad internet manco per niente. In compenso scopro tra le connessioni di rete un "Bridge di rete" che non avevo mai visto prima...

...mumble mumble...che questo "service pack 3" non sia un aggiornamento di microsoft ma un virus?

Per ora mi consolo con il bambino, il mio piccolo Eee Pc.

martedì 9 dicembre 2008

Che tempo che fa!

Dopo la salutare gita del ponte dell'Immacolata, torno al mondo leggendo i giornali. Leggo della Grecia: scontri degli studenti con la polizia, un ragazzo morto, scuole di ogni ordine e grado chiuse, in vista lo sciopero generale, il governo di destra incapace, la sinistra litigiosa e inesistente...

Cosa mi ricorda?...

All'università di Siena, Gianni Letta contestato: lanci di uova e pomodori al grido "Ciambellano! Buffone! Vergogna!"

Gasparri si lamenta della trasmissione faziosa di Fazio. Detto fatto: Villari, il vigilante, apre un'inchiesta su "Che tempo che fa".

Il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, spiega all'Unità, noto giornale menagramo, che a soffiare sul fuoco della crisi si genera solo rassegnazione, non reazione. Travaglio, per tutta risposta, sulle stesse colonne ricorda come la questione morale ci sia a destra come a sinistra, nessuno escluso; a parte, sino a prova contraria, l'Idv, che infatti, sondaggio odierno di Repubblica, sale nei consensi a scapito del sempre più inquisito Pd (vedi casi di Napoli e Firenze).

A proposito di rassegnazione... Ieri, di rientro dalla gita, faccio la bella esperienza del disservizio Trenitalia, potenziato per il ponte festivo. Treni stracolmi, gomitate per entrare, lotte all'ultimo sangue per un posto in piedi. L'ultima parte del mio viaggio di ritorno, da Bologna a Firenze, la faccio in eurostar. Quello più bello: la "Freccia Rossa". Entro tranquillo, non perché ho il posto prenotato, ma perché ho il non-posto garantito. Sul mio biglietto c'è scritto, appunto: "posto non garantito". Ma, un tempo non era vietato viaggiare in piedi sull'eurostar? Mi sistemo nel vagone bar. Trovo un cantuccio dove posso aggrapparmi al tavolino. Mi sembra di aver avuto una buona idea. In un attimo ne ho la conferma: mi raggiungono tutti. Sembra il 14 nell'ora di punta, solo che non ci sono le maniglie per aggrapparsi. "Pazienza, in fondo è solo un'ora", mi dico. Riesco quasi a convincermi, ma arriva un cameriere con la divisa di Trenitalia che fa lo spiritosone: "meno male che c'è la crisi...!" Ecco, ha rovinato tutto! Con quelle poche parole prosciuga la mia pazienza. Ci manca solo che ci facciano sentire in colpa per essere usciti di casa! Così, penso al biglietto che mi è costato 17 euro, alla schiena curva, alla testa che con gli scossoni del treno sbatte sul finestrino, ai milioni di euro che i vari amministratori delegati delle Ferrovie dello Stato hanno rubato nel corso degli anni... Mi soffermo soprattutto su questi ultimi. Sento crescermi la coda e dentro di me ringhio orribilmente. Provo una diabolica soddisfazione a figurarmi sulla porta dell'Inferno: di fronte a me l'anima mal nata tutta si confessa, ed io, conoscitor de le peccata, mi cingo della coda tante volte quante voglio che quell'anima mal nata sia giù messa. Per gli amministratori di Trenitalia e per i politici compiacenti la mia coda gira, gira, gira... Però vedo anche le persone intorno a me. Nessuno che abbia sviluppato una coda come la mia. Nassuno che raccolga le firme per una class action contro le Ferrovie (anche perché qui in Italia non si può!). Tutti tranquilli. C'è chi legge, chi ascolta l'i-pod, chi riesce perfino a consumare qualcosa al bar. I più rassegnati mi sembrano, ma forse è solo un'impressione, i napoletani. Sì, perché il treno è diretto a Napoli. Li sento telefonare per dire che arriveranno a casa fra tre ore e mezza, salvo ritardi. Uno di loro riesce anche a scherzare con l'amico che è rimasto incastrato poco più in là, mentre lui ha trovato un angolo dove oltre al tavolino c'è anche un ripiano che può fungere da sgabello: "Anto', qui è tutta prima classe!" Non posso non pensare che loro a Napoli sono allenati a sopportare di peggio, quindi hanno sviluppato una pazienza maggiore al disagio. Il punto è che non sono sicuro che sia un bene. Mi chiedo se questa rassegnazione non sia il male peggiore che ci affligge. Noi italiani, intendo.

Mi chiedo anche cosa succederà il giorno che capiremo di non doverci rassegnare, o che finiremo la riserva di pazienza. Allora ripenso alla notizia di oggi sulle contestazioni di Siena, ci aggiungo quell'altra sulle 2500 persone in più che a Bologna ricorrono ai servizi sociali e alle mense della caritas, tutte della ex media borghesia, e mi chiedo se non stia già succedendo... Se la pentola non stia velocemente arrivando all'ebollizione.
Ripenso alla Grecia, a quanto è vicina all'Italia.

P.S. ...dove sono stato? Qui:





venerdì 5 dicembre 2008

La sinistra lasci la tv e torni in piazza!




Aggiungo solo due cose. Fra chi guarda l'Isola c'è, ovviamente, chi è perfettamente cosciente del carattere di evasione pura e semplice del programma, ma si tratta di telespettatori con gli anticorpi (ironia, cultura...). Non tutti li hanno. Anzi, temo siano una minoranza (il mio è snobismo di sinistra?...spero di no!).
Seconda cosa: l'ultimo comizio che ho sentito a Firenze, in piazza della Repubblica, tanti anni fa, è stato fatto da Umberto Bossi. Non è un caso. La Lega vince perché è radicata sul territorio, e ha costruito così il suo radicamento. La piazza non è la stessa cosa della Fortezza nella festa del Pd: in piazza ci sono tutti, sia i sostenitori che gli avversari. In piazza ci sono gli applausi e i fischi.

mercoledì 3 dicembre 2008

Caro diario...(bisogna stare accorti ed essere ottimisti!)

...in una scena del fim La scuola di Daniele Luchetti, il professore di lettere, interpretato da Silvio Orlando, commentava la prodezza dei propri studenti in gita, che erano riusciti a lasciare impronte di scarpe addirittura sul soffitto dell'albergo, asserendo che i suoi ragazzi erano capaci di fare qualunque cosa. I miei studenti non sono da meno. Oggi una mia alunna ha comunicato all'insegnante di educazione fisica che non serviva più ordinarle le scarpette nuove perché aveva ritrovato quelle che credeva perdute: le aveva lasciate dentro...la pianola.
In autobus è salito un matto. Ogni tanto riemergeva dal suo acquario per chiederci: si vendicano? Volevo dirgli: speriamo di no! Ma lui mi ha anticipato. Mi ha guardato e mi ha detto: bisogna stare accorti!
"Forbes" ha stimato il patrimonio di Berlusconi pari a 9 miliardi di euro. Il mio a quanto ammonterà? A niente, penso. Ma non ci lamentiamo, per carità. Ieri sono andato al cinema. In prima fila c'era un signore anziano che dormiva. Un barbone, credo. Lui sta peggio di me. Avrei dovuto svegliarlo e dirgli di essere ottimista e di andare a consumare, per rilanciare l'economia. Magari potevamo fare shopping insieme, che so, alla Standa, o in libreria...del resto al cinema c'eravamo già...ma a chi vanno i nostri soldi?...la Standa, Mondadori, che controlla Einaudi, Mursia, Salani...Medusa...dài che se ci impegnamo lo facciamo arrivare a 10 miliardi, barbùn!
Stasera su rai 2 c'era Voyager. Parlavano della profezia di Malachia sui papi. Mi sbagliavo. A quanto pare è stato inutile contare i tondi di S. Paolo fuori le Mura. Dice che la profezia si ferma a Benedetto XVI! Com'è che non sono preoccupato?...è più facile che una gomena passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli...già! Lo vedi che dobbiamo essere ottimisti, barbùn!

Elio e le Storie Tese - Parco Sempione

Elio e le storie tese hanno rifiutato l'Ambrogino d'Oro, rispondendo così all'invito ufficiale del Comune di Milano alla cerimonia di premiazione:
«Abbiamo ricevuto il vostro invito alla cerimonia per la consegna dell'attestato di Benemerenza civica in data 7 dicembre 2008. Desideriamo in primo luogo ringraziare chi ha proposto il nostro nome. Vi comunichiamo altresì che non intendiamo accettare la Benemerenza, poichè siamo in disaccordo con la vostra decisione di non assegnare l'Ambrogino d'Oro a Enzo Biagi e la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, come riportato dai principali organi di stampa. Come abbiamo fatto in questi vent'anni continueremo a rappresentare al meglio Milano, la città in cui siamo nati, viviamo e lavoriamo; che amiamo profondamente e che, proprio per questo, vorremmo vedere meglio trattata e rappresentata dalla sua amministrazione comunale».

martedì 2 dicembre 2008

La banda dei cinque

ma perché la rai non lo trasmette più? è l'unico!

lunedì 1 dicembre 2008

Caro diario...

come sai sono un portatore sano di dubbio, ma questo non significa che non abbia delle certezze: per esempio non posso convivere con chi guarda Mtv mentre io voglio vedere L'infedele, o continua a buttare cose nella busta della spazzatura ormai traboccante, perché è troppo per lui chiuderla e metterne un'altra, o mi chiede cosa si usa per lavare in terra (il detersivo per i pavimenti? Gliela butto lì...)

Visto che ti piacciono le storie di scuola, sappi che oggi la suor preside è entrata in classe per redarguire i ragazzi per le continue bestemmie, minacciandoli di un quattro in condotta. Quando è uscita ho rincarato la dose ma poi non ce l'ho fatta a trattenermi dal far loro notare che una scuola cattolica di suore non è proprio il luogo più adatto per bestemmiare.

Restando in argomento... Il Vaticano si oppone alla proposta francese all'Onu di
depenalizzare l'omosessualità nei Paesi in cui è considerata reato. Padre Lombardi, il gesuita portavoce della Santa Sede, ha chiarito che quei Paesi sono pochissimi, quasi tutti musulmani, e che non si vuole discriminare gli omosessuali ma si temono gli effetti politici, di pressione sui Paesi che non riconoscono il matrimonio tra gay. A parte che non capisco il nesso tra le due cose...ho l'impressione che se le autorità ecclesiastiche continueranno a mescolare la fede con la morale, prima o poi una risata le sepellirà entrambe. I segnali già ci sono. Mi riferisco ai bambini suddetti.

Sulla mia homepage di igoogle leggo questa barzelletta:

Supponiamo di avere 2 vacche: ecco alcune interpretazioni politiche della situazione...

SOCIALISMO:
Hai 2 vacche.
Il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui.

COMUNISMO:
Hai 2 vacche.
Il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i tuoi bisogni.

FASCISMO:
Hai 2 vacche.
Il governo te le prende e ti vende il latte.

NAZISMO:
Hai 2 vacche.
Il governo prende la vacca bianca e uccide quella nera.

DITTATURA:
Hai 2 vacche.
La polizia te le confisca e ti fucila.

FEUDALESIMO:
Hai 2 vacche.
Il feudatario prende la metà del latte.

DEMOCRAZIA:
Hai 2 vacche.
Si vota per decidere a chi spetta il latte.

DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA:
Hai 2 vacche.
Si vota per chi eleggerà la persona che deciderà a chi spetta il latte.

ANARCHIA:
Hai 2 vacche.
Lasci che si organizzino in auto gestione.

CAPITALISMO:
Hai 2 vacche.
Ne vendi una per comperare un toro ed avere dei vitelli con cui iniziare un allevamento.

CAPITALISMO SELVAGGIO:
Hai 2 vacche.
Fai macellare la prima e obblighi la seconda a produrre tanto latte come 4 vacche.
Alla fine licenzi l`operaio che se ne occupava accusandolo di aver lasciato morire la vacca di sfinimento.

CAPITALISMO ITALIANO POSTMODERNO:
Hai 2 vacche.
Ne vendi 3 alla tua società quotata in borsa utilizzando lettere di credito aperte da tuo fratello sulla tua banca.
Poi fai uno scambio delle lettere di credito con una partecipazione in una società soggetta ad offerta pubblica e nell`operazione guadagni 4 vacche, beneficiando anche di un abbattimento fiscale per il possesso di 5 vacche.
I diritti sulla produzione del latte di 6 vacche vengono trasferiti da un intermediario panamense sul conto di una società con sede alle Isole Caiman posseduta clandestinamente da un azionista che rivende alla tua società i diritti sulla produzione del latte di 7 vacche.
Nei libri contabili di questa società figurano 8 ruminanti, con l`opzione d`acquisto per un ulteriore animale.
Nel frattempo hai abbattuto le 2 vacche perché sporcano e puzzano.
Quando stanno per beccarti diventi Presidente ......

Bellina, vero? Ultima cosa: Fabrizio Del Dongo ha ucciso Giletti a coltellate.
Ora, va bene che come presentatore non era un granché, ma la reazione mi è sembrata francamente eccessiva!