martedì 9 dicembre 2008

Che tempo che fa!

Dopo la salutare gita del ponte dell'Immacolata, torno al mondo leggendo i giornali. Leggo della Grecia: scontri degli studenti con la polizia, un ragazzo morto, scuole di ogni ordine e grado chiuse, in vista lo sciopero generale, il governo di destra incapace, la sinistra litigiosa e inesistente...

Cosa mi ricorda?...

All'università di Siena, Gianni Letta contestato: lanci di uova e pomodori al grido "Ciambellano! Buffone! Vergogna!"

Gasparri si lamenta della trasmissione faziosa di Fazio. Detto fatto: Villari, il vigilante, apre un'inchiesta su "Che tempo che fa".

Il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, spiega all'Unità, noto giornale menagramo, che a soffiare sul fuoco della crisi si genera solo rassegnazione, non reazione. Travaglio, per tutta risposta, sulle stesse colonne ricorda come la questione morale ci sia a destra come a sinistra, nessuno escluso; a parte, sino a prova contraria, l'Idv, che infatti, sondaggio odierno di Repubblica, sale nei consensi a scapito del sempre più inquisito Pd (vedi casi di Napoli e Firenze).

A proposito di rassegnazione... Ieri, di rientro dalla gita, faccio la bella esperienza del disservizio Trenitalia, potenziato per il ponte festivo. Treni stracolmi, gomitate per entrare, lotte all'ultimo sangue per un posto in piedi. L'ultima parte del mio viaggio di ritorno, da Bologna a Firenze, la faccio in eurostar. Quello più bello: la "Freccia Rossa". Entro tranquillo, non perché ho il posto prenotato, ma perché ho il non-posto garantito. Sul mio biglietto c'è scritto, appunto: "posto non garantito". Ma, un tempo non era vietato viaggiare in piedi sull'eurostar? Mi sistemo nel vagone bar. Trovo un cantuccio dove posso aggrapparmi al tavolino. Mi sembra di aver avuto una buona idea. In un attimo ne ho la conferma: mi raggiungono tutti. Sembra il 14 nell'ora di punta, solo che non ci sono le maniglie per aggrapparsi. "Pazienza, in fondo è solo un'ora", mi dico. Riesco quasi a convincermi, ma arriva un cameriere con la divisa di Trenitalia che fa lo spiritosone: "meno male che c'è la crisi...!" Ecco, ha rovinato tutto! Con quelle poche parole prosciuga la mia pazienza. Ci manca solo che ci facciano sentire in colpa per essere usciti di casa! Così, penso al biglietto che mi è costato 17 euro, alla schiena curva, alla testa che con gli scossoni del treno sbatte sul finestrino, ai milioni di euro che i vari amministratori delegati delle Ferrovie dello Stato hanno rubato nel corso degli anni... Mi soffermo soprattutto su questi ultimi. Sento crescermi la coda e dentro di me ringhio orribilmente. Provo una diabolica soddisfazione a figurarmi sulla porta dell'Inferno: di fronte a me l'anima mal nata tutta si confessa, ed io, conoscitor de le peccata, mi cingo della coda tante volte quante voglio che quell'anima mal nata sia giù messa. Per gli amministratori di Trenitalia e per i politici compiacenti la mia coda gira, gira, gira... Però vedo anche le persone intorno a me. Nessuno che abbia sviluppato una coda come la mia. Nassuno che raccolga le firme per una class action contro le Ferrovie (anche perché qui in Italia non si può!). Tutti tranquilli. C'è chi legge, chi ascolta l'i-pod, chi riesce perfino a consumare qualcosa al bar. I più rassegnati mi sembrano, ma forse è solo un'impressione, i napoletani. Sì, perché il treno è diretto a Napoli. Li sento telefonare per dire che arriveranno a casa fra tre ore e mezza, salvo ritardi. Uno di loro riesce anche a scherzare con l'amico che è rimasto incastrato poco più in là, mentre lui ha trovato un angolo dove oltre al tavolino c'è anche un ripiano che può fungere da sgabello: "Anto', qui è tutta prima classe!" Non posso non pensare che loro a Napoli sono allenati a sopportare di peggio, quindi hanno sviluppato una pazienza maggiore al disagio. Il punto è che non sono sicuro che sia un bene. Mi chiedo se questa rassegnazione non sia il male peggiore che ci affligge. Noi italiani, intendo.

Mi chiedo anche cosa succederà il giorno che capiremo di non doverci rassegnare, o che finiremo la riserva di pazienza. Allora ripenso alla notizia di oggi sulle contestazioni di Siena, ci aggiungo quell'altra sulle 2500 persone in più che a Bologna ricorrono ai servizi sociali e alle mense della caritas, tutte della ex media borghesia, e mi chiedo se non stia già succedendo... Se la pentola non stia velocemente arrivando all'ebollizione.
Ripenso alla Grecia, a quanto è vicina all'Italia.

P.S. ...dove sono stato? Qui:





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