venerdì 12 dicembre 2008

Caro Gesù Bambino...

... ti piace il cinema? In questi giorni nelle sale c'è un film, Torno a vivere da solo. Si tratta di una commedia di Jerry Calà. Il titolo riprende un suo vecchio film del 1982, Vado a vivere da solo. Ma sono due solitudini diverse: quella dell' '82 era un motto di libertà, di indipendenza; quella di oggi è la solitudine che ha dietro alle spalle un fallimento. Come cambiano le cose in trent'anni! Vai a vederlo, ma non credo che ci sia molto da ridere...

Hai capito perché gli italiani non arrivano alla terza settimana e ti chiedono un telefonino come regalo di Natale? Io si. Se vuoi te lo spiego. Sì perché anch'io, quando vedo i nokia della serie n-qualcosa, sono tentato di chiedertene uno in regalo. Dall'n73, che costa duecento e passa euro, si arriva agli n96 e 97, che costano cinque-seicento euro. Ora, a me basterebbe anche l'n73, ci mancherebbe...! Che me ne faccio? Nulla! Cellulari ne ho già due, e uno regalato lo scorso Natale! Hai ragione. Ma qui sta il punto! Non me ne faccio nulla, ma ne sono attratto non tanto per la bellezza dell'oggetto in sé, né perché sono schiavo del consumismo. Non credo di esserlo, ho altri difetti ma non questo. Sono stato abituato da piccolo alle rinunce, sebbene non mi sia mai mancato niente. Quindi, per una volta, lasciamo stare Marcuse e la sua lettura della società capitalista. Non me ne faccio nulla, non sono obnubilato dalla bellezza in sè, non voglio il nuovo a tutti i costi... Il fatto è che duecento euro sono più della metà del mio stipendio, quindi anche il più scarso di quei nokia sarebbe per me un lusso che non mi posso permettere. Proprio per questo, avercelo mi darebbe l'illusione di potermelo permettere. Ecco, è questo! Capisci? Pensa che droga potente! Che formidabile antidepressivo! Quel piccolo oggettino mi darebbe in un sol colpo l'illusione di potermelo permettere! Come se avessi chissà quale stipendio!

Se ci penso bene, è così anche per gli altri regali che ti chiederei. In questi giorni il mio pc ha avuto l'ennesimo attacco ed è entrato in coma. L'ho rianimato col defibrillatore ma non so quanto durerà ormai.... Come vedi, quasi tutti gli oggetti a cui penso sono al di sopra delle mie possibilità. Perciò li desidero, perché mi sembrerebbe di avere una sicurezza economica che non ho. Quindi, a Natale, non regalarmi nulla di quello che ti chiedo. Regalami, magari anche non subito, che so io...l'anno prossimo, di poter guardare le vetrine e dire: "Bello quello! Me lo compro! Anzi, no. Non me ne faccio nulla". Insomma, regalami di potermelo permettere. E vedrai che non lo comprerò.

Caro Gesù Bambino, ieri un ministro ha detto a un operaio in cassa integrazione a 750 euro al mese che prima di lui c'è chi, precario, ha perso il lavoro e non ha neanche quell'ammortizzatore sociale. Insomma, deve ritenersi fortunato! Poi ha detto che lui ha lavorato per quarant'anni, come dire che i soldi che guadagna ora se li è meritati. Gli hanno risposto che "anche noi vorremmo poter lavorare per quarant'anni!" Sai? Te lo confesso, ci sono caduto anch'io. Tempo fa quando sentivo gli operai lamentarsi perché guadagnavano 1100 euro al mese e non ce la facevano ad andare avanti, anch'io mi adiravo e gli dicevo "ma cosa volete? Io non riesco a mettere su neanche 500 euro e non ho i sindacati alle spalle!" Scusa. Ma, vedi, la povertà non rende più buoni. Al contrario, ci rende più egoisti. La famosa guerra tra poveri! Intendiamoci, essere povero non mi dispiace. Da qualche parte devo avere un quaderno in cui, tanti anni fa, ti scrissi un preghiera proprio per chiederti la povertà materiale, non "la miseria, che è uno scandalo ai tuoi occhi". Ero più giovane ma non masochista, né romantico. Lo scrissi con lucidità. Avevo capito che la povertà (non la miseria, ripeto) abitua a dare valore alle cose essenziali della vita, stimola la creatività, mantiene liberi. A dir la verità, mentre scrivevo pensavo a babbo che i primi giorni che era venuto a lavorare a Nuoro andava in trattoria e ordinava due uova, ma poi col suo lavoro è riuscito a costruirsi due case. Ecco, pensavo a una cosa del genere. Una povertà che alimenta la speranza nel futuro. Temo però che la povertà di questi giorni, non dico la mia (che questa speranza ce l'ho per fede), ma quella di tante persone, stia ammazzando proprio questa speranza. Pensare al futuro, immaginarlo, costruirlo, in queste condizioni è sempre più difficile. E chi ci dovrebbe aiutare, quelli che hanno responsabilità politiche e di governo, sembra proprio che non si rendano conto. D'altronde, come potrebbero? Loro la crisi non la sentono! Con un patrimonio di 9 miliardi di euro non la sentirei neanch'io! Con poco di meno, anch'io direi a chi si lamenta di rimboccarsi le maniche e non fare il "bamboccione". Non li invidio, sai? Sarò scemo ma continuo a preferire la povertà. E penso che la preferisca anche Tu, che sei nato in una dépendance di quelle casette palestinesi, dove si tenevano gli animali. Se la miseria è ai tuoi occhi uno scandalo, lo è anche la ricchezza. Non hai mai parlato di cammelli, ma a dei pescatori hai detto che è più facile che una gomena passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli. Chissà perché questa frase non spaventa mai i ricchi! Io, se lo fossi, sarei terrorizzato! Forse sono tutti calvinisti! Ad ogni modo, non ti dico di prendertela con loro, però guarda che ci sono milioni di poveri che quella frase la prendono sul serio! In questi giorni la Fao ha reso noto il numero delle persone sottonutrite: sono 963 milioni! Queste persone aspettano una nuova manna, vivono nella speranza di una ricompensa d'amore. Ecco, ho trovato...!
Caro Gesù Bambino, in questo Natale, non puoi regalarci un anticipo di questa ricompensa?

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