martedì 27 luglio 2010

Vincendo l'ombra


Due sorelle di un paesino dell'entroterra sardo, una emigrata in Argentina, si scrivono. È il tempo del Fascismo, bisogna stare attenti, misurare le parole. C'è qualcuno di troppo che legge...

domenica 11 luglio 2010

Parlando di filosofia morale, mi scappa la provocazione

Incontro in treno un'amica, laureata in filosofia. A un certo punto le parlo di una donna, sposata, che, rimasta incinta, non fa mistero del fatto che si sia trattato di una gravidanza indesiderata e che la sua intenzione sia quella di non cambiare di una virgola le sue abitudini e soprattutto di volersi continuare a dedicare alla carriera senza "intoppi".

La mia amica conviene con me che una persona che la pensa così non dovrebbe mettere al mondo un figlio. Lei, però, sostiene che ci sono tanti modi al giorno d'oggi per abortire. Io, invece, sostengo che quella donna doveva, di fronte all'"incidente", crescere una buona volta e diventare madre, essendo per di più sposata e senza alcun problema economico.

Insomma, inconsapevolmente, la mia amica si fa portavoce della morale laica, io di quella cattolica.

Poi mi sovviene una domanda, che però non faccio in tempo a porre alla mia amica, perché nel frattempo ci siamo salutati.
Ripropongo perciò questa obiezione sul blog.

Il ragionamento è questo. Perché, se una donna non si sente pronta a diventare madre e decide di abortire, è nel suo diritto, mentre se un uomo non si sente pronto a diventare padre e se ne va è un egoista? Perché non ho dubbi che tale sia considerato dalla morale laica corrente. Si dice che l'uomo deve "assumersi le sue responsabilità", mentre la donna può non assumersele.

In più, se un uomo che non si sente pronto ad assumersi le sue responsabilità impone alla donna di abortire, commette una violenza, mentre se è la donna che non si sente pronta e abortisce, non commette, sempre nella morale comune, nessuna violenza (o comunque una violenza "minore" e, tutto sommato, scusabile).

Si obietterà che la donna porta in grembo il bambino... Ma anche la mia amica ha ammesso che la maternità non si può ridurre alla biologia, perché se no, parole sue, "anche una vacca partorisce". La maternità coinvolge anche i sentimenti, la psicologia, in termini di percezione dell'io (dal io figlio all'io padre; dall'io figlia all'io madre)...

Dunque, l'obiezione biologica può valere per la scienza, per il diritto, ma per la morale è debole.

Perciò il dubbio mi resta: perché se la donna rifiuta la sua responsabilità è nel pieno diritto, mentre l'uomo che rifiuta la sua responsabilità è uno stron.. egoista? Perché l'uomo che impone una scelta di rifiuto alla donna commette una violenza mostruosa e la donna che impone la stessa scelta di rifiuto non commette una violenza altrettanto grande?

Qualcuno mi sa dare una ragione filosofico-morale di questa differenza di giudizio tra uomo e donna , un po' più forte della mera biologia?

Sono aperto a farmi convincere...

venerdì 9 luglio 2010

Lo sciopero bavaglio

Per scioperare contro la cosiddetta legge-bavaglio, la stampa italiana il bavaglio se l'è messo da sola.

Premesso che ogni forma di protesta contro questa legge è benvenuta, possibile che non ci fosse un altro modo più costruttivo per far sentire le proprie ragioni?

Ad esempio, io avrei protestato non non dando le notizie, ma anzi dandole! E dandole sul serio!

Faccio un esempio. Pensate che bello se un telegiornale oggi avesse aperto con questa notizia: "Il Presidente del Consiglio va dicendo da mesi che questa legge è necessaria perché tutti gli italiani sono interrcettati e non ne possono più. Noi abbiamo verificato se ciò è vero, mandando i nostri inviati nelle centrali delle forze dell'ordine. Poi, abbiamo chiesto ai cittadini italiani se sono stati mai spiati e se davvero la cosa li turba..."

Ecco. Se fossero venuti da me, avrei potuto tranquillamente affermare che non solo non mi risulta di essere mai stato intercettato, né mai un amico o un parente si è lamentato con me di essere stato intercettato, ma soprattutto, avrei potuto aggiungere un bel ECCHISSENEFREGA se mi intercettano!

Che ascoltino pure le mie telefonate! Sai che noia?

E poi, se lo Stato italiano acconsente alle limitazioni di sovranità per scongiurare le guerre e far parte delle organizzazioni internazionali (art. 11 Cost.), io acconsento volentieri a limitazioni della mia privacy che consentano alle forze dell'ordine di catturare dei mafiosi. E per mafiosi intendo anzitutto quei politici che hanno ottime ragioni per temere di essere intercettati.

Purtroppo, nessun giornalista verrà a pormi nessuna domanda. Non oggi perché c'è lo sciopero, ma neanche domani, perché la stampa italiana il bavaglio ce l'ha da tempo. Da quando non è più il quarto potere (ammesso e non concesso che in Italia lo sia mai stata), ma è il megafono di questo o quel potere, politico o economico che sia.

I nostri problemi, dico di noi cittadini, sono ben altri! Il lavoro, innanzi tutto. Un sistema paese che è al collasso, senza una scuola pubblica che funzioni, una sanità pubblica che funzioni, dei servizi che funzionino, una burocrazia che sia anche solo un po' meno che folle, una politica che miri alle energie rinnovabili anziché al nucleare, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.

Ci vorrebbe una stampa che raccontasse queste cose, che inquadrasse il re nudo. Invece il re è sì nudo ma la stampa non ne approfitta per inquadrarlo ma per leccargli il BIPPPPPPPPP...perché quel re è anche il suo editore.

giovedì 1 luglio 2010

"La vita non può finire nel lavoro che fai. Tanto più, permettimi, se è un lavoro che contribuisce a quel maledetto chiacchiericcio inutile che ci sta rincoglionendo in massa."

"La vita è troppo bella e preziosa per restare alla finestra e non sporcarsi le mani. Non voglio arrivare a 80 anni e accorgermi che ho vissuto un equivoco. Che ho consumato, e basta. Non mi avranno."

P. Taricone