domenica 11 luglio 2010

Parlando di filosofia morale, mi scappa la provocazione

Incontro in treno un'amica, laureata in filosofia. A un certo punto le parlo di una donna, sposata, che, rimasta incinta, non fa mistero del fatto che si sia trattato di una gravidanza indesiderata e che la sua intenzione sia quella di non cambiare di una virgola le sue abitudini e soprattutto di volersi continuare a dedicare alla carriera senza "intoppi".

La mia amica conviene con me che una persona che la pensa così non dovrebbe mettere al mondo un figlio. Lei, però, sostiene che ci sono tanti modi al giorno d'oggi per abortire. Io, invece, sostengo che quella donna doveva, di fronte all'"incidente", crescere una buona volta e diventare madre, essendo per di più sposata e senza alcun problema economico.

Insomma, inconsapevolmente, la mia amica si fa portavoce della morale laica, io di quella cattolica.

Poi mi sovviene una domanda, che però non faccio in tempo a porre alla mia amica, perché nel frattempo ci siamo salutati.
Ripropongo perciò questa obiezione sul blog.

Il ragionamento è questo. Perché, se una donna non si sente pronta a diventare madre e decide di abortire, è nel suo diritto, mentre se un uomo non si sente pronto a diventare padre e se ne va è un egoista? Perché non ho dubbi che tale sia considerato dalla morale laica corrente. Si dice che l'uomo deve "assumersi le sue responsabilità", mentre la donna può non assumersele.

In più, se un uomo che non si sente pronto ad assumersi le sue responsabilità impone alla donna di abortire, commette una violenza, mentre se è la donna che non si sente pronta e abortisce, non commette, sempre nella morale comune, nessuna violenza (o comunque una violenza "minore" e, tutto sommato, scusabile).

Si obietterà che la donna porta in grembo il bambino... Ma anche la mia amica ha ammesso che la maternità non si può ridurre alla biologia, perché se no, parole sue, "anche una vacca partorisce". La maternità coinvolge anche i sentimenti, la psicologia, in termini di percezione dell'io (dal io figlio all'io padre; dall'io figlia all'io madre)...

Dunque, l'obiezione biologica può valere per la scienza, per il diritto, ma per la morale è debole.

Perciò il dubbio mi resta: perché se la donna rifiuta la sua responsabilità è nel pieno diritto, mentre l'uomo che rifiuta la sua responsabilità è uno stron.. egoista? Perché l'uomo che impone una scelta di rifiuto alla donna commette una violenza mostruosa e la donna che impone la stessa scelta di rifiuto non commette una violenza altrettanto grande?

Qualcuno mi sa dare una ragione filosofico-morale di questa differenza di giudizio tra uomo e donna , un po' più forte della mera biologia?

Sono aperto a farmi convincere...

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