venerdì 23 settembre 2011

Che si fa, azzardiamo?

Tempo fa, un amico edotto di macroeconomia mi dava la ricetta per affrontare la crisi, cioè...giocare al Superenalotto.

Non sono un giocatore incallito, però, ogni tanto, tento la sorte con un "gratta e vinci". Non vinco molto: al massimo 20 euro.

La cosa strana è che, quando vado a riscuotere la vincita, il tabaccaio di turno mi guarda malissimo. Oggi, per esempio, sono andato a riscuotere 10 euro (quindi è come se ne avessi vinto 5, dato che il "gratta e vinci" in questione costa cinque euro). Ho detto: "ho vinto dieci euro", mostrando il cartoncino grattato. Il tabaccaio l'ha guardato come se fosse un vetrino per un tecnico di laboratorio al microscopio, o come si esamina l'oro al banco dei pegni. Poi si è arreso all'evidenza della vincita, e mi ha chiesto: "Le do...?". "Dieci euro!", ho risposto.

Ecco. È a questo punto che mi ha guardato malissimo, consegnandomi sprezzante la banconota da dieci. Mancava solo che mi desse del pezzente.

Evidentemente, si aspettava che mi facessi dare un altro "gratta e vinci", invece che riscuotere i contanti. Ma, se facessi così, mi sentirei un drogato del gioco d'azzardo.

Tutto voglio, fuorché dare a questo Stato che non ci rappresenta la soddisfazione di trasformare i cittadini in viziosi giocatori. Non con me. Non avrà il mio scalpo. Preferisco la filosofia di Woody Allen: prendi i soldi e scappa.

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