domenica 11 settembre 2011

Io c'ero

L'altra sera sono stato alla serata di Emergency, al teatro Verdi. C'era la figlia di Gino Strada, Cecilia. Gad Lerner faceva il moderatore-presentatore. Ospiti, tra gli altri, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, e quello di Milano, Giuliano Pisapia. L'incontro ha avuto un'eco sui quotidiani nazionali, per due motivi: l'annuncio dato da Cecilia Strada che il volontario di Emergency rapito in Africa stava bene e se ne attendeva presto la liberazione, e la contestazione a Renzi, appostrofato come "buffone" o "berluschino".
In realtà, non voglio sindacare qui le ragioni dei contestatori, però mi ha colpito il fatto che il sindaco a fine serata sia sceso dal palco e si sia intrattenuto a parlare con chi lo aveva insultato per tutto il tempo, senza quasi farlo parlare e rischiando di rovinare la festa di Emergency. Mi domando se un altro politico l'avrebbe fatto o, piuttosto, non sarebbe uscito dal retro (es. D'Alema). Magari se le cerca, Renzi, usando una retorica effettivamente da "berluschino", o smarcandosi sempre dalle posizioni della sinistra radicale e della CGIL, però ha dimostrato nell'occasione di saper ascoltare. Cosa, per un politico di oggi, non da poco.
Pisapia, invece, in più di un'occasione ha fatto il filo al sentire della platea, con battute ad affetto, strappa-applausi. Però ha anche detto una cosa che, se l'avesse detta Renzi, l'avrebbero linciato. Ha detto di aver "lottato" con il ministro La Russa per far togliere l'esercito dalle strade di Milano (e qui giù applausi e fischi per La Russa); poi però ha aggiunto che da quel giorno non dorme la notte al pensiero che se domani un extracomunitario si macchiasse di un qualche reato (violenza sessuale o altro), quelli stessi che lo hanno osannato per aver tolto l'esercito lo criticherebbero per non saper gestire la sicurezza. Mi è sembrata una sferzata non da poco a certo elettorato di sinistra. Non solo: ha pure rincarato la dose, dicendo che quando la Lega ha fatto i manifesti su "zingaropoli", questi hanno fatto presa e lui è dovuto tornare nei quartieri dove già aveva fatto campagna elettorale, ricevendo applausi e consenso, per fare opera di "riconvincimento".
Insomma, le stoccate alla sinistra, secondo me, questa volta sono più venute dal sindaco di Milano che da quello di Firenze. Eppure il popolo ha osannato il primo e condannato il secondo.
Non sembri questa una propaganda per Renzi. Spesso non condivido le sue posizioni e sono semmai più vicino a quelle espresse da Pisapia; però mi sembra che ci sia un pregiudizio doppio da parte della gente, alimentato dai giornali (Lerner era chiaramente benevolo con Pisapia e scettico con Renzi): uno ostile a Renzi a prescindere, e uno favorevole, altrettanto a prescindere, per Pisapia. Quest'ultimo, secondo me, è il primo a rendersene conto, e a temere un voltafaccia.
Per entrambi, parleranno i fatti. E solo quelli dovremmo da elettori imparare a giudicare, per non cadere nella trappola della cultura dell'immagine, che è poi il primo aspetto del "berlusconismo".

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