domenica 8 febbraio 2009

Leggendo Edith Stein...

Leggendo Edith Stein, trovo una definizione di famiglia, popolo e società che mi convince e che trovo molto utile per la lezione di lunedì, propedeutica alla Costituzione italiana. Per non dilungarmi e sperando di non banalizzare, o peggio travisare, mi pare di aver capito che per la Stein il concetto di famiglia implica un legame di sangue (oltre che affettivo, evidentemente) che non è più sufficiente per individuare un popolo, che invece necessita di un'unità culturale e della condivisione di valori che ne fanno una "comunità spirituale". Dunque, la lingua, la religione, ecc. Ora, mentre la famiglia e il popolo (e il popolo che ha "coscienza del proprio modo di essere", cioè la nazione) sono realtà concrete, la società che si viene a creare con la formazione di uno Stato è una realtà artificiale, in quanto la società per esistere ha bisogno della instaurazione preventiva e formale dei principi che regolano le relazioni tra gli individui (vedi Vincent Aucante, Lo statuto paradossale della filiazione, in Edith Stein: popolo eletto, razza, nazione, in Edith Stein e il Nazismo, Roma, Città Nuova Editrice, 2005, pp. 83-99). In altre parole, potremmo dire che perché un popolo che ha consapevolezza di sè, cioè una nazione, si costituisca in società, c'è bisogno che si dia dei principi condivisi, cioè a dire una costituzione. La cosa interessante è che questa concezione della società statuale come creazione artificiale per la convivenza comune implica il rifiuto che lo Stato si identifichi con un solo popolo! Si pensi agli Stati Uniti d'America e si avrà chiaro come quella società sia il frutto dall'unione di tanti popoli con legami di sangue e tradizioni anche molto distanti tra loro, eppure uniti da principi comuni, sanciti dalla Dichiarazione d'indipendenza e poi dalla Costituzione americana. Principi sui quali non a caso ha fatto leva il neopresidente Barack Obama per saldare la coesione della società americana in un momento di crisi economica e sociale, tale per cui solo una rinnovata coesione e unità d'intenti può consentire di trovare una via d'uscita.

Alla luce di tutto ciò che rammarico, che tristezza, che avvilimento mi assale nel sentire il Presidente del Consiglio italiano che definisce la nostra Costituzione "filosovietica"!

Che grave errore politico e che grave danno le sue parole possono generare! Laddove la Costituzione ci tiene uniti in un'unica società, lui la usa per creare divisione! Che uso perverso! E che pericolo nel manifestare insofferenza per quei principi che sono le fondamenta della nostra casa, e che lui vuole invece abbattare a colpi di decreti!

Non mi piacciono certi paragoni, né il grido "al regime! al regime!" che spesso si sente levare da parte dell'opposto schieramento politico. Ma come non pensare ai regimi dittatoriali che sono potuti sorgere tutte le volte che nella storia recente delle costituzioni ne sono stati attaccati o sviliti i principi fondamentali? Il Fascismo non si è forse affermato svuotando di fatto i contenuti dello Statuto Albertino? Non lo ha fatto un pezzo alla volta a colpi di decreti e di leggi (le leggi "fascistissime")?

Attaccare la Costituzione, delegittimarla, significa indebolire il collante che tiene unita la nostra società! Farlo in questo momento di crisi internazionale è un suicidio. Che a farlo sia una delle massime istituzioni dello Stato, rende questo attacco di proporzioni devastanti. Non ne verrà nulla di buono. Finirà con alimentare l'odio e l'odio rafforza le divisioni di parte fino a farle entrare in conflitto.

Giusto ieri per le strade di Firenze si è svolta una manifestazione. Uno sparuto (per fortuna, ma per quanto?) gruppo di persone gridava: "la storia ce l'ha insegnato: uccidere un fascista non è sbagliato". È incredibile che nel 2009 si debbano risentire certi cori che appartengono a un tempo che dovrebbe essere passato. Anziché andare avanti stiamo pericolosamente tornando indietro. Contrariamente a quello slogan, la storia sembra non averci insegnato nulla. Abbiamo già dimenticato cosa significa una guerra civile, sulle cui ceneri appunto è stata scritta la nostra Costituzione repubblicana.

Per questo, tutti i cittadini di buona volontà, che vogliono scongiurare il pericolo di un ritorno al passato, che vogliono imparare dalla storia, devono invece aggrapparsi ai principi della Costituzione, come fecero i nostri padri costituenti, e come in questi stessi giorni sta facendo la società americana.

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