domenica 16 maggio 2010

La Sindone

Ho appena finito di leggere il libro di Baima Bollone sulla Sindone. Devo dire che è stata un impresa finirlo. Più di una volta ho accarezzato l'idea di abbandonarlo, e qua e là ho saltato qualche pagina.

Il motivo è che è per lo più scritto con il linguaggio scientifico, precisamente medico legale. Pagine e pagine di disquisizioni su centimetri, microparticelle e quant'altro.
Non dico che non sia interessante, ma il rigore scientifico è noioso da leggere.

A lettura ultimata, l'impressione è che la scienza nulla toglie e nulla aggiunge alla Sindone e alla sua problematicità.
Indubbiamente i risultati delle analisi scientifiche vanno nella direzione di un'autenticità della reliquia, ma la fede ne può fare tranquillamente a meno, e chi la fede non ce l'ha avrà sempre argomenti per confutare i risultati che non gli piacciono e avvalorare quelli che lo soddisfano.

Sono stato a Torino a vedere l'ostensione.

Sono partito senza particolari emozioni. Senza aspettarmi niente. Cosa ho trovato?
Prima di tutto, la Basilica di Superga: una vista mozzafiato, purtroppo però vanificata dalla nebbia (un caso o un segno?).

All'interno della Basilica, la sala dei papi, con la collezione dei ritratti di tutti i pontefici della storia, che ha l'equivalente solo a San Paolo fuori le mura.

Poi, la messa, la foto di gruppo, il pranzo.
Il ristorante, visto da fuori, sembrava più un bar, situato in prossimità del Duomo e del Palazzo reale, ma più sull'interno della strada, in quello che sembrava più un quartiere malfamato di periferia che una zona residenziale del centro...

Però, inaspettatamente, il mangiare era ottimo. Cucina casalinga.

Dopopranzo ci siamo messi in fila. Di fronte a noi, sulla punta degli alberi, la Mole...

Un enorme serpentone di gente... In mezzo alla folla c'era un gruppo di Nuoro. Il mondo è piccolo.

Si procedeva a rilento. Poi qualcuno farà il conto e scopriremo di essere stati in fila tre ore. Lì per lì non me ne accorgevo. Verso la fine del percorso ha iniziato pure a piovere. Sembrava di essere in mezzo alla campagna inglese.

Prima di accedere alla Sindone, un'animazione video su un grandeschermo spiegava in dettaglio tutti i particolari del lenzuolo. Vedere le immagini nitide delle lesioni subite da un corpo martoriato, evidentemente crocifisso, mi faceva crescere l'emozione. Poi si passava lungo un corridoio con musica gregoriana in sottofondo. Cominciavo a predispormi al raccoglimento. Pensavo che l'ostensione fosse imminente. Invece il serpentone continuava.

Quando entravamo nella cappella, ci bloccavano. Dovevamo attendere che il gruppo del turno precedente al nostro consumasse il suo tempo davanti alla Sindone: tre minuti. Così, dando un'occhiata alle cappelle laterali, notavo che in quella alla mia sinistra era sepolto Piergiorgio Frassati. Non lo sapevo. Volevo accostarmi, riflettere sulla sua figura, che per me è stata sempre d'esempio, dire una preghiera. Ma eravamo tutti lì ammassati, tra poco sarebbe toccato a noi, era meglio non distrarsi.

Quando finalmente ci facevano passare, mi aspettavo di poter stare lì davanti alla Sindone, in silenzio, a pregare. Invece, c'era una donna al microfono. Diceva che stavamo guardando la Sindone (!), che era considerato il lenzuolo funerario di Gesù (!) e poi si cimentava nella descrizione della reliquia, ripetendo né più né meno le cose che avevamo già sentito nel filmato. Quindi, ci faceva recitare una preghiera.
Così sono passati i tre minuti. Non ho avuto neanche il tempo di ricordarmi di pregare per tutti quelli che me lo avevano chiesto. Quell'accidenti di microfono ha rovinato tutto. Non c'è stato modo di concentrarsi e raccogliersi in preghiera.

All'uscita, pioveva. Una ragazza mi si avvicinava e mi dava un volantino. C'era raffigurato un pollo sgozzato. Diceva che noi cattolici dovevamo essere contro l'uccisione degli animali. O qualcosa del genere.

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