domenica 16 ottobre 2011

Indignati

Ieri, in tutto il mondo, hanno manifestato i cosiddetti indignati. Solo in Italia la manifestazione è sfociata in violenza, con il solito corollario di vetrine spaccate, cassonetti bruciati, feriti, ecc.
Perché?!
Sono gli italiani più violenti degli altri?
Come al solito, l'occasione è buona perché la destra dica che quelli di sinistra sono dei violenti che sfasciano le città, e quelli di sinistra dicano che si è trattato di infiltrati di destra o addirittura dello Stato (Cossiga docet).
È un discorso vecchio di 50 anni. Si diceva la stessa cosa nelle manifestazioni dal '68 in poi.
Perché siamo ancora fermi lì?
Perché in Spagna, a Madrid, dove il movimento degli indignati è nato, si sono ritrovate in piazza centinaia di migliaia di persone, che hanno ballato, cantato, urlato i loro slogan, senza il benché minimo incidente? Perché a New York la gente ha sfilato pacificamente per le strade, armata solo di cartelli colorati?
Perché da noi no?
Lasciando perdere le contrapposizioni, appare evidente a tutti che le violenze di ieri a Roma hanno danneggiato soprattutto le ragioni del movimento (sulle quali nessuno ha da dire nulla, da Obama a Draghi, e ci mancherebbe!).
Dunque, perché non sotterrare l'ascia di guerra e fare in modo, alla prossima occasione, che gli organizzatori delle grandi manifestazioni in Italia collaborino preventivamente con le forze dell'ordine perché la manifestazione sia tutelata e riesca nel migliore dei modi? Sarebbe nell'interesse di tutti. Non si può pretendere che i cosiddetti blakbloc siano fermati dagli stessi manifestanti (che li dovrebbero isolare: ma vai e ragiona con cento energumeni incappucciati e armati), né che se ne occupino le sole forze dell'ordine (vai e pescali una volta che si sono mischiati agli altri manifestanti).
Insomma, bisognerebbe uscire dall'infantile tentazione di scaricarsi le responsabilità (È colpa tua! No, tua!), e cercare di aiutarsi a vicenda, perché anche da noi si possa esercitare il diritto costituzionale di manifestare. Perché di questo alla fine si tratta: ieri, ancora una volta, l'Italia ha fatto capire al mondo di essere una democrazia malata. Bisogna prenderne atto. Per un po' di tempo, nelle nostre città, i manifestanti vanno scortati come si fa con i tifosi che vengono accompagnati allo stadio: cordoni di polizia li devono separare dagli altri. Perché sia fattibile, è necessario che siano gli stessi manifestanti a volerlo, collaborando a creare i "cordoni", in un clima di reciproco aiuto con chi è preposto alla difesa dei cittadini.
Fossi io fra gli organizzatori di queste manifestazioni, mi preoccuperei di andare per tempo da prefetto e questore per mettermi a disposizione e allo stesso tempo per pretendere che i violenti fossero individuati e neutralizzati prima di poter fare danni, non dopo che hanno messo a ferro e fuoco quella piazza che è, e deve rimanere, del popolo.

1 commento:

Patrick Sammut ha detto...

Bravo Marce'.
Vedere il finimondo che e' successo a Roma fa tutta l'Europa civilizzata arrossire. E noi diciamo che quelli del Nord Africa o del Medio Oriente sono barbari, violenti, terroristi e tutto il resto? Alla fine chi paghera' per tutti i danni fatti a Roma... e' lo stesso popolo italiano che paga le tasse. Pero' i danni materiali sono il male minore in un avvenimento (o disavvenimento) tale.