martedì 8 aprile 2008

Storia di una recensione non scritta

Sollecitato ad aggiornare il blog, esco mal volentieri dal mio ozio creativo per parlare non so bene di cosa.
Parliamo di cinema, visto che ad esso si dovrebbe riferire un blog che ha per titolo "Cinema e dintorni". Non ci vado da un po'. Non ho visto Caos calmo, che tutti vorrebbero recensissi, perché il libro non mi piace. Ne ho letto una ventina di pagine in libreria e l'ho trovato scritto male. Nella mia classifica personale dei brutti libri lo affiancherei a Non ti muovere della Mazzantini, Va dove ti porta il cuore e quell'altro di Piperno di cui non ricordo neanche il titolo. Che ci volete fare, i gusti sono gusti!
L'ultimo film che ho visto è Non è un paese per vecchi, dei fratelli Coen. Lo aspettavo da tanto. Non dico che ha deluso l'attesa, ma ha ragione Mereghetti a dire che è un ottimo film ma non un capolavoro. Personalmente, ho trovato singolare che gli ultimi 20-30 minuti del film siano noiosi, mentre proprio l'ultima parte del libro di Cormac McCarthy, da cui il film è tratto, sia la più interessante. Mi sono chiesto perché e la risposta che mi sono dato è troppo complicata, al punto che non la capisco neanch'io. Pertiene alla diversa fruibilità delle due forme d'arte, quella della letteratura e quella del cinema: la prima richiede una fruizione più lenta, che favorisce le pause e la riflessione; la seconda, invece, necessita di una comprensione più immediata e intuitiva. In altre parole, filmare la riflessione filosofica è noioso, leggerla è stimolante. Almeno credo... Avrei voluto scrivere una recensione su questo film, ma, simpaticamente, il giornale che me le pubblica, senza corrispondere un centesimo per la mia fatica, non solo non ha pubblicato gli ultimi pezzi che ho mandato ma mi ha fatto trovare nell'ultimo numero la recensione proprio di Non è un paese per vecchi, scritta da un altro. È una buona recensione, ma io mi sarei soffermato su altri aspetti. Sull'onda delle mie riflessioni precedenti, circa il nichilismo novecentesco e la crisi degli ideali, prim'ancora che delle ideologie, avrei incentrato il pezzo sul tramonto di un sistema di valori, quello del cowboy e dello sceriffo (non a caso prossimo alla pensione), e sull'alba di un altro sistema che ha assunto come unico valore l'assenza di ogni valore, a cominciare da quello fondante della vita umana. Quest'ultimo sistema, non immorale ma a-morale, è incarnato dal personaggio straordinario di Anton Chigurh, interpretato nel film dall'ottimo Javier Bardem. La violenza di questo personaggio è interessante proprio perchè non inquadrata nel codice "cavalleresco" del vecchio west, ormai superato, fatto di duelli, taglie ecc.; ma è inquadrata invece in una nuova religione: quella del caos, della casualità insensata della vita. L'unico dio che Chigurh conosce è se stesso, che decide della vita e della morte; l'unica legge che rispetta è quella del "testa o croce" di una monetina. Nel suo mondo non esiste una verità in cui credere, o da tradire. Nel mondo al tramonto dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones), la verità esiste ancora. Pagina cento del libro di MacCarthy:
Siamo venuti qui dalla Georgia. La mia famiglia, intendo. Carro e cavallo. Questo lo so praticamente per certo. So che nella storia di una famiglia ci sono sempre un mucchio di cose inventate di sana pianta. Nella storia di qualunque famiglia. Le storie si tramandano e la verità si tradisce. Come si suol dire. E probabilmente c'è chi pensa che ciò vuol dire che la verità non è abbastanza forte. Ma si sbaglia. Secondo me, dopo che tutte le bugie sono state dette e dimenticate, la verità sta ancora lì. Non va da nessuna parte e non cambia da un momento all'altro. Non si può corrompere, così come non si può salare il sale. Non si può corrompere perché è quella che è. È la cosa di cui stai parlando. L'ho sentita paragonare a una roccia - forse nella Bibbia - e sarei anche d'accordo. Ma la verità resterà qui anche quando la roccia non ci sarà più. Sono sicuro che qualcuno non sarebbe d'accordo con questa idea. Parecchia gente, anzi. Ma questa gente non sono mai riuscito a capire in cosa creda.

Ecco. Avrei avvalorato la mia tesi analizzando lo stile sentenzioso (frasi brevi, scandite dai punti fermi) di McCarthy, e avrei fatto un raffronto stilistico fra i vecchi film western (magari citando la grammatica di Sergio Leone, chissà...) e la cifra stilistica delle inquadrature dei Coen. Naturalmente, il progetto sarebbe andato al di là delle mie capacità e avrei abbassato il tiro in corso d'opera. Ma comunque...

Infine, avrei considerato il riferimento del mondo violento di Chigurh con il mondo violento di oggi (da Arancia meccanica in poi: in principio fu sempre Kubrik). Pagina 101:
Cosa stavo dicendo l'altro giorno a proposito dei giornali? Ecco, la settimana scorsa hanno scoperto una coppia in California che affittava camere ai vecchietti, poi li ammazzava, li seppelliva in giardino e si intascava gli assegni della pensione. Prima di ammazzarli li torturavano, non so perché. Forse avevano il televisore rotto. Ed ecco cosa diceva di questo fatto il giornale. Testuali parole. Diceva: I vicini si sono messi in allarme quando hanno visto un uomo lasciare di corsa la casa con indosso solo un collare per cani. È impossibile inventarsi una notizia del genere. Vi sfido anche solo a provarci. Avete capito? Ecco cosa ci è voluto. Tutte quelle urla, e quelle buche scavate in giardino non avevano insospettito nessuno. Pazienza. Quando ho letto questa notizia, mi sono messo a ridere. Non c'è molto altro da fare.

1 commento:

lasorella ha detto...

propongo un nuovo sondaggio: il libro più brutto. Anche io ho "Caos calmo" sul comodino e anche io non riesco ad andare oltre i primi capitoli. Virzì alle Invasioni ha detto che è un bellissimo libro...mah. "De gustibus non disputoribus" diuceva Peppone a Don Camillo!