giovedì 7 agosto 2008

BATMAN, IL CAVALIERE OSCURO

Batman, il cavaliere oscuro di Christopher Nolan ha vinto la scommessa dell’uscita estiva, sbancando il botteghino. Spiace dirlo ma la curiosità intorno al film, tale da convincere migliaia di spettatori a chiudersi nelle sale cinematografiche magari rinunciando alla passeggiata serale con gelato incluso, è stata amplificata dalla morte di uno dei protagonisti, Heath Ledger, morto poco dopo le riprese, pare per overdose. Spiace anche, ma non stupisce, anzi si può dire che era inevitabile, che la produzione abbia cavalcato l’onda dell’emozione del pubblico per la prematura scomparsa di uno degli attori giovani più promettenti del panorama hollywoodiano, incentrando il battage pubblicitario sul personaggio non tanto di Batman quanto di Joker, impersonato appunto da Ledger. E già si parla di Oscar alla memoria…
In effetti l’interpretazione maiuscola di Ledger è destinata a rimanere nella storia del cinema. Il suo Joker non fa rimpiangere il precedente illustre del Joker di Jack Nicholson. Non lo fa rimpiangere perché non pretende di imitarlo, pur conservando tutti i tratti caratteristici che sono quelli del personaggio del fumetto, ormai quarantennale, di Bob Kane. In particolare, proprio la figura dell’antagonista in questo secondo film di Nolan (che aveva già diretto Batman begins) consente di cogliere l’evoluzione delle pellicole dedicate a Batman, che negli anni hanno progressivamente perso il loro carattere fumettistico, per assumere i connotati più realistici del film d’azione moderno, ricco di mirabolanti effetti speciali. L’uso del sistema Imax consente inoltre di amplificare la spettacolarità delle immagini, allargando il fotogramma tradizionale da 35 mm fino a dieci volte, in modo da offrire allo spettatore la visione nitida di molti particolari in più, che altrimenti non si coglierebbero. Insomma, la qualità della visione e del suono è la massima possibile per la tecnologia attuale. Peccato che non tutte le sale cinematografiche italiane abbiano schermi sufficientemente grandi e sale sufficientemente attrezzate per far apprezzare questi particolari!
Tornando a Joker, Ledger gli ha fatto perdere il carattere fumettistico della straordinaria maschera di Nicholson e gli ha fatto assumere i connotati del “cattivo moderno”, a-morale, che colpisce a caso, senza altro motivo che quello di fare più male possibile. Il personaggio del cattivo nei film di oggi non ha più un codice di comportamento, ovviamente criminale, come il fuorilegge dei vecchi film western, inscritto ancora nel codice dei duelli, delle taglie, ecc.; o il mafioso vecchio stampo, come ad esempio il King Banny interpretato da Gassman in Sleepers, tanto per fare un esempio. Il cattivo di oggi colpisce a caso, senza un movente particolare, o meglio, senza una vittima particolare. Nel suo uccidere non c’è niente di personale. Non cerca ricchezza o potere. Non vuole dominare il mondo come il capo della Spectre. Il cattivo del cinema di oggi porta sul grande schermo il criminale che un giorno apre la finestra e spara sulla gente che si trova di lì a passare, o entra in una scuola e fa fuoco su ogni cosa o persona che incontra. In altre parole, porta in scena il male assoluto. Il terrore. Si pensi, ad esempio, al recente Non è un paese per vecchi, dei fratelli Coen, in cui viene descritto il tramonto di un sistema di valori, quello dello sceriffo, non a caso prossimo alla pensione, e l’alba di un nuovo mondo, dove la violenza è espressione della nuova religione del caos. Anton Chigurh, interpretato nel film dall'ottimo Javier Bardem, ha come unico dio se stesso, e decide della vita o della morte in base al responso di una monetina. Alessandra Levantesi ha colto nel segno quando ha visto in Joker il Diavolo (Il Joker? Il Diavolo, probabilmente, su La Stampa del 22 luglio 2008). Proprio così: il male per il male. È questo che terrorizza oggi. Verrebbe fin troppo facile trovare un riferimento al terrorismo post 11 settembre, ma non sarebbe corretto perché il terrorismo di matrice islamica ha una sua finalità ideologica ben precisa. Qui si tratta invece del terrore che nasce dalla progressiva perdita dei valori della nostra società, in primis quello della vita umana, continuamente vilipesa, violentata, nell’indifferenza dell’egoismo quotidiano. Un’involuzione culturale che non è nata oggi e che dal cinema è stata già raccontata e in qualche modo profetizzata nei suoi esiti attuali dall’Arancia meccanica di Stanley Kubrik del 1971.
È da notare infine che ad opporsi al male assoluto non c’è il bene assoluto. Anche il cavaliere Batman deve avere una certa dose di oscurità. E lo stesso vale per il personaggio del procuratore Harvey Dent, interpretato da Aaron Eckhart, che è destinato a palesare inevitabilmente due facce. Il “buono” ha sempre il suo doppio, come nell’ultimo Spiderman. Quasi che il cinema non riesca più a pensare a un cavaliere senza paura che sia anche senza macchia.

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