venerdì 8 agosto 2008

Origine dell'anima

Continuando nella lettura de L'anima e il suo destino di Vito Mancuso, ho trovato altre pagine interessanti che mi hanno fornito altri spunti di riflessione.
Nel capitolo sull'origine dell'anima la tesi del teologo sostanzialmente è (lo dico con parole mie, cioè terra terra) che l'anima non è infusa da Dio al momento del concepimento senza il concorso dei genitori, come vuole la dottrina ufficiale della Chiesa, ma viene generata insieme al corpo con cui costituisce un tutt'uno, non essendo la materia inerte ma espressione dell'energia vitale. In altre parole, se ho ben capito, anche un sasso è sostanzialmente energia (protoni, neutroni, elettroni, ecc.) e perciò ha anch'esso un'anima: l'anima vegetativa; gli animali hanno in più l'anima sensitiva, che sono alla base dei loro istinti: l'appetito, l'istinto all'accoppiamento, ecc.; l'uomo ha entrambe queste anime e in più quella razionale e quella spirituale. Ma tutte queste anime sono già racchiuse nella materia, così come è concepita dopo le acquisizioni della fisica moderna, da Einstein in poi. Queste le parole di Mancuso:
Un essere umano nasce e nascendo, per il fatto stesso di essere vivo, ha l'anima come principio di vita, l'anima vegetativa come le piante, quella che controlla le funzioni vitali in modo inconsapevole come, per esempio, il battito del cuore, il metabolismo, la respirazione. Dopo alcuni giorni si sviluppa in lui, in associazione alla nascita dei primi elementi del sistema nervoso, la base biologica per l'anima sensitiva, la stessa degli animali, quella che controlla altre funzioni di cui invece abbiamo sensazione, come l'appetito o, a partire dall'adolescenza, l'impulso all'accoppiamento. E' risaputo sulla base di dati sperimentali, che in un bambino allevato non da uomini ma da animali l'anima rimane a questo livello sensitivo. [...] E' altresì vero che, per quanto allevati da uomini e in grado di parlare, vi sono esseri umani che non progrediscono molto oltre la vita animale, sono totalmente in balìa dei loro sensi, ora sono fame, ora sonno, ora sesso, [...]. Quando entra in contatto con la cultura mediante la famiglia, la scuola e la società, l'energia attinge il livello superiore della razionalità e, solo a questo punto, si può parlare di anima razionale. [...] Ma esiste un livello superiore, quello dello spirito, della libertà creativa. Si attinge questo livello entrando nella vita della cultura non più esteriormente, come avveniva al livello precedente, ma partecipandone interiormente. La cultura non è più erudizione o prestigio [...] Non è più, neppure, estetismo, quando cioè viene tenuta a distanza dalla vita concreta pensando che tra essa e la morale non vi sia nulla che fare. La cultura ora diviene bisogno intimo dell'anima, vive della solitudine, del colloquio personale con i grandi. Si diventa contemporanei degli scrittori, dei filosofi, dei pittori, dei musicisti, si incontrano ogni giorno le loro anime. [...] Si entra nella comunione degli spiriti. Quando l'anima giunge a questo livello, conosce la vita spirituale, diviene anima spirituale. (pp. 98-100)
Dopo c'è un ulteriore livello, secondo Mancuso, quello della spiritualità volta al bene, che non è altro che la santità. Ma il punto più interessante è che l'anima rimane comunque una, pur in tutte le sue estrinsecazioni, ed è legata alla materia. Non c'è dualismo anima/corpo. Scrive Mancuso:
Lo spirito non è contrapposto alla materia, ma ne è la scaturigine, essendo tutto, sia spirito sia materia, energia. Il livello più alto, più informato, più complesso dell'energia, si chiama spirito. In questa prospettiva l'origine dell'anima spirituale va posta in stretta unione con il corpo e quindi con i genitori, sia nella generazione fisica sia nella generazione spirituale [...]. (p. 104)
La conclusione è che: Ciò che Dio crea, e crea da sempre, è l'energia e le leggi che ne regolano il dinamismo, finalizzato all'apparire di una vita cosciente e libera. Dio vuole una vita cosciente e libera di fronte a sé. [...] la creazione va intesa come posizione delle condizioni che rendono possibile la nascita della libertà, perché l'amore (che è l'essenza di Dio e quindi ciò che Dio vuole, perché egli vuole sempre e solo la sua essenza, come insegna Tommaso d'Aquino) può nascere solo dall'incontro di due libertà.
Ora, queste ultime parole sull'amore sono molto belle, le condivido e sono cose che credo anche io da sempre. Chi mi conosce mi ha sempre sentito sostenere che una coppia funziona solo se entrambi i componenti sono liberi e indipendenti, ossia non dipendono in alcun modo l'uno dall'altro. Tuttavia la distinzione fra le varie estrinsecazioni dell'unica anima pone vari problemi. Il problema dell'embrione, per esempio. Se è solo anima vegetativa, si può dire uomo? Mancuso risolve così:
Occorre precisare che non ci sono diverse anime, ma diversi stadi della medesima anima, della medesima energia che trascende l'espressione corporea. Quindi, nell'anima vegetativa è contenuta in potenza l'anima sensitiva, poi quella razionale, infine quella spirituale. Ne viene che sopprimendo l'embrione o il feto, si sopprime una vita umana con tutta la sua potenzialità, non ci può essere il minimo dubbio al riguardo. E' per questo che sia l'aborto sia la soppressione di embrioni umani precedentemente creati sono eticamente condannabili.
Queste parole lette ieri non mi lasciavano, come vuole l'autore, il "minimo dubbio". Oggi invece il "minimo dubbio" si è insinuato. Non vorrei che questo ragionamento, apparentemente così convincente, fosse in realtà un "gesuitismo". Come la mettiamo se un'analisi dell'embrione o del feto dovesse riscontrare una di quelle malattie genetiche che impediscono lo sviluppo dell'anima e che condannano alla perpetua vita vegetativa? Insomma, se proprio la scienza, così cara a Mancuso, esclude la condizione dello "sviluppo in potenza" delle "altre" anime? O ancora: nel caso di una patologia incorsa in un individuo già nato che lo condanna all'irreversibile condizione di vegetale, come la mettiamo? Si invoca il rispetto dell'uomo che è stato e che non potrà più essere? Mi chiedo: è un argomento sufficiente questo per condannare l'eutanasia?

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