lunedì 27 aprile 2009

Barzellette

Qual è il colmo per Cofferati?
Essere condannato per comportamento antisindacale!
http://www.agi.it/cronaca/notizie/200904271851-cro-rt11392-cofferati_cisl_condannato_per_comportamento_antisindacale

Qual è il colmo per un autista?
Chiedere ai passeggeri dove ferma il suo autobus! ...

Stamattina ho preso come al solito il 30 per andare a scuola. Aspetto alla pensilina per più di mezz'ora. Finalmente l'autobus si degna di arrivare, dopo aver saltato almeno due corse. Per fortuna sono previdente e cerco di non prendere mai l'ultimo, per non arrivare tardi a lavoro. Se però tarda mezz'ora...! Salito a bordo, obliterato il biglietto e preso posto, capisco da un certo fermento dei passeggeri che c'è qualcosa che non va. Abbasso il volume del lettore mp3 e mi metto in ascolto. Scopro così che quella "A" che ho notato dopo il numero 30 non era messa lì per caso o per errore. Hanno cambiato la linea dell'autobus. Orrore! Per un attimo mi dico che per me cambia poco, perché io fermo al capolinea di Campi. Siccome però fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, mi affaccio al gabbiotto dell'autista. Non c'è più il divieto di parlare al conducente, quindi mi azzardo a domandare "Ferma al capolinea di Campi, vero?" L'autista se l'è mangiato un bifolco, palesemente arrabbiato: "Se lei per capolinea intende via Buozzi, no! Lì ci passa il B!" Nei quattro secondi che rimango interdetto, prima che formuli un'altra domanda, il lord inglese caccia una mano dietro il volante, prende un foglio e mi dice: "Ecco questa è la linea, se la guardi da solo. Poi me la ridia, però! Se no non so dove andare!"
Sconcertato, tuffo gli occhi su un incrocio di linee rosse e blu, senza capirci niente. Con uno sforzo di deduzione, che alle otto e mezza del mattino potrebbe anche farmi male, capisco che giunto a Campi dovrò aprire bene gli occhietti e scendere a una fermata che non sia troppo lontana da scuola. Mentre l'autista mi ricorda garbatamente di ridargli la mappa del tesoro, alitandomi in faccia la sua colazione a base di rum, placco con lo sguardo una signora che incautamente sembra intenzionata a chiedere anche lei informazioni sul nuovo percorso. Prima che si becchi un morso dal cane rabbioso, la rassicuro: "Pare che non fermi al capolinea, signora". "E alla Coop?". "Boh, staremo a vedere". In realtà mi sembra di aver capito di sì ma, una volta arrivati a Campi, non mi fido e d'istinto scendo una fermata prima. Faccio dieci passi e mi volto indietro, e scopro così di aver fatto bene. L'autobus svolta a sinistra, dalla parte opposta della Coop. Diretto dove? Mistero.
Cinque ore di scuola e di Rousseau che si trasforma in Richelieu e viceversa.
Alle quattro e mezza sono di nuovo sotto una pensilina. Al capolinea di via Buozzi dovrebbe passare il 30 B. Mi sono fatto furbo. Infatti il 30 B arriva. Salgo contento della mia capacità di imparare in fretta. Peccato che il 30 suddetto gira a destra quando dovrebbe girare a sinistra e a sinistra quando dovrebbe girare a destra. Infatti non entriamo a Firenze ma a Sesto fiorentino. Inizio con le automaledizioni: "Accidenti a me e a quando sono venuto al capolinea! Non potevo andare alla fermata del 30 A?" Va be', pazienza. Con la scusa mi vedo un po' Sesto, che non conoscevo per nulla. Guardo le case, i palazzi e mi sento Nanni Moretti in Caro diario. Quando però l'autobus si ferma, e leggo "capolinea", mi sento un deficiente, perciò mi alzo e chiedo all'autista se prima o poi arriviamo a Firenze. Si, certo, risponde lui, ma mi conviene scendere e prendere il 27 lì davanti che parte, e perciò arriva, prima. Scendo, salgo. Le automaledizioni continuano, alternate però con qualche maledizione eterodiretta: "Questi bip dell'Ataf mi costringono a cambiare due autobus per tornare a casa! Roba da matti!" Per fortuna ho il telefono con l'mp3. Mentre Nada non si capacita del freddo che fa, io comincio a notare che i palazzi sono quelli di prima, e anche le vie. Vuoi vedere che stiamo rifacendo la strada al contrario? Ma porc...! Guardo l'orologio, è passata mezz'ora. Sarei dovuto già essere a Firenze. La fase autolesionista è passata e dirigo decisamente le mie imprecazioni ai dirigenti dell'Ataf. Quando capisco che sono di nuovo a Campi, auguro a colui che ha avuto l'idea di cambiare la linea tutte le peggiori malattie incurabili che mi vengono in mente. Mi distraggo un po' con Paolo Conte che sta lì e aspetta Bartali, scalpitando nei suoi sandali. Ma l'orologio mi riporta alla realtà: non sono in bicicletta ma sull'autobus, e ci sono da quarantacinque minuti! Ora immagino di avere davanti il signor Ataf e di mettergli in mano una bomba. Al cinquantasettesimo minuto sono un uomo sfatto, non impreco neanche più: mi commuovo per Zarrillo che è stato lasciato da cinque giorni.
E con questo ho detto tutto.

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