mercoledì 1 aprile 2009

Il caso dell'infedele Klara

Il caso dell'infedele Klara è il brutto titolo dell'ultimo film di Roberto Faenza. Trama: Luca (Claudio Santamaria) è un giovane musicista italiano fidanzato con Klara (Laura Chiatti), laureanda in storia dell'arte. Gelosissimo, Luca si rivolge a un'agente privato, Denis (Iain Glen), perché sorvegli Klara. Il resto è meglio non rivelarlo per non togliere allo spettatore il gusto del finale. A quanti ciò non dovesse importare, sarà sufficiente suggerire di immaginare lo svolgimento e l'esito più scontati possibile. Difficile non indovinare, basta non cadere nel tranello di pensare "non può essere così banale!" Il dramma della gelosia è ambientato a Praga, non perché ci sia un motivo particolarmente valido, ma solo perché il soggetto è liberamente tratto dal romanzo di uno scrittore ceco, Michal Viewegh, il nuovo (dicono) Milan Kundera. Non storca la bocca lo spettatore esigente, c'è anche Venezia, naturalmente. Non ci può essere gelosia senza Venezia. Se qualcuno non capisce perché, non si deve preoccupare: la citazione dell'Otello di Shakespeare arriva molto presto. Poteva andare peggio. Per esempio, poteva venir fuori "Amor, c'ha nullo amato amar perdona". E infatti, subito dopo Otello, irrompe Francesca, direttamente da Rimini, immancabile come nelle cartine dei baci Perugina. All'appuntamento delle reminiscenze liceali manca solo il buon Kafka, visto che siamo a Praga, ma anche per lui c'è solo da avere pazienza e nel fluido dipanarsi dell'intreccio si troverà il modo di nominarlo. Ma forse non ce n'era bisogno, vista la situazione kafkiana in cui si trova presto il povero spettatore, sprofondato nella poltrona e nel rimorso di aver speso male i propri soldi. L'unica soluzione, in questi casi, è lasciare perdere la letteratura e prenderla come si suol dire con filosofia. Magari rinunciando a seguire la storia, che ha ben poco da dire, per concentrarsi sull'elenco delle cose che non vanno. Ecco allora un gregge di pecorelle smarrite affacciarsi alla sua mente. Ecco il debole belato della recitazione, da saggio di fine anno scolastico. A proposito? Saranno doppiati, vero? Perché se no non si spiega come mai a guardare gli attori ci si immagina il doppiatore con le cuffie e il microfono in sala di registrazione. O il trio Marchesini, Lopez, Solenghi nella parodia dei Promessi sposi. Infondo anche Santamaria e la Chiatti impersonano due sposi promessi. Chissà se Renzo e Lucia erano belli come loro. Perché belli sono belli, e della loro nudità non viene nascosto nulla. Quando Kubrik spogliò la Kidman in Eyes wide shut le disse che quelle scene erano lo specchietto per le allodole. Sarà che a qualcuno bisogna pur ispirarsi, ma qui Faenza ha esagerato con gli specchietti! E se il nudo è certamente piacevole, non lo è sentirsi nei panni dell'allodola. Tornando alla bellezza, un buon consiglio per ammazzare il tempo durante il film potrebbe essere quello di sostituire mentalmente la faccia dell'attore biondo con il mascellone di Ridge. In questo modo è possibile capire da dove veniva quella sensazione di già visto che si aveva fin dall'inizio della proiezione, e individuare la sorgente dell'ispirazione in quelle scene con i due personaggi, lui e lei, che si parlano con uno che dà le spalle all'altra (o viceversa) e recita la battuta guardando in un punto imprecisato sotto l'altrui spalla. O quelle altre, con il bellone o la bellona che fa per uscire dalla stanza ma poi si gira e dice la sua frase, così epocale da imporre alla macchina da presa di stringere sul dettaglio degli occhi inondati di lacrime. Bellissimo! Sorry... beautiful! È vero, gli attori non sono americani. Piuttosto belli e biondi come quelli tedeschi dei telefilm in prima serata su rai due. Ma poi perché guardare lontano? L’esterofilia è un brutto vizio italiano. Basta togliere Praga e mettere Napoli e l’effetto è uguale, con il vantaggio di aver trovato il posto al sole! Per gli amanti invece del genere Nonno Libero e pubblicità di pasta e biscotti, c'è un'intera classe di bambini, con tanto di faccini tira pizzicotti e orfanello con fisarmonica. Insomma, c'è n'è per tutti i (dis)gusti.
Ma la domanda è: qualcuno ha fatto lo sgambetto a Faenza o è inciampato da solo?

Nessun commento: