giovedì 19 giugno 2008

Arno, fiume di pensiero (parte seconda)

Abbiamo una mappa: tre semafori, poi a sinistra, e dovremmo trovarci di fronte al cancello della villa. Così è, infatti. Dopo la svolta a sinistra, ci si arrampica per una stradina stretta in salita e si arriva fin dentro il parco che circonda la dimora che fu del grande tenore. Ad accoglierci, un uliveto...

Scatto subito qualche foto al panorama...
...e, appunto, agli olivi,

... i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

C'è ancora da salire per un pezzetto. Ma non sento la fatica, anzi. Sto proprio bene. Non c'è più il freddo di prima, né il caldo torrido del pomeriggio estivo. Trovo invece il silenzio che permea tutto di sé. E in questo silenzio, con voluttà, mi abbandono e mi perdo... e non so più se e chi sono...

Bonaccia, calura,
per ovunque silenzio.
L'Estate si matura
sul mio capo come un pomo
che promesso mi sia,
che cogliere io debba
con la mia mano,
che suggere io debba
con le mie labbra solo.
Perduta è ogni traccia
dell'uomo. Voce non suona,
se ascolto. Ogni duolo
umano mi abbandona.
Non ho più nome.

La facciata (o è il retro?) della villa è un po' scrostata. Potrebbero ristrutturarla! Tuttavia l'impressione di bellezza è grande. Un muro, un rampicante, uno scrittore vero seduto sulla prima di una teoria di panchine che si distende sul vialetto prospiciente l'ingresso della casa. Lui ancora non sa se il premio che gli è stato annunciato sarà il primo o il secondo o il terzo. In cuor suo si aspetta l'oro, ma si dovrà accontentare dell'argento.

Nessun commento: