lunedì 23 giugno 2008

Arno, fiume di pensiero (ultimo atto)

Il mistero è presto risolto. Bastava leggere attentamente. Sulla copertina c'è scritto "edizione 2005". Dunque i fascicoli sparpagliati sul tavolo sono quelli pubblicati nelle edizioni precedenti. Infatti vedo che alcuni risalgono al 2003, altri al 2007, ecc. Per fare la prova del nove mi rivolgo con aria indifferente alla ragazza che mi sembra faccia parte dell'organizzazione: "L'edizione di quest'anno?" "Viene distribuita durante la premiazione", è la sua risposta. Bene, non tutto è perduto.

Dunque, rimango. Sono da poco passate le cinque, ma la gente sta ancora arrivando alla spicciolata. Forse c'è il tempo per qualche fotografia in giardino. La Principessa Fiona viene con me. Sono più rilassato, ma non ancora del tutto. Perciò è bene che l'orchessa mi stia vicino, per difendermi da eventuali minacce... Shrek invece non si vede più. Forse è rimasto in macchina o addirittura ce lo siamo persi a Lastra a Signa. Mah...non c'è da preoccuparsi, comunque. Se la sa cavare da solo.


Il giardino, dicevo...


Le cinque e mezza. Basta così. Se no, il rischio è che me la passo a fare fotografie a tutto spiano e mi perdo la premiazione! Perciò è meglio rientrare. Sulla porta Caruso omaggia le Muse che gli sono propizie:



La sala adesso è piena di persone (De Gregori: la strada adesso è piena di persone). Stento a trovare posto. Prima era tutto libero, mannaggia alla musica! (lo so, non c'entra niente, ma forse la mia Musa è De Gregori!). Mi siedo. Ho di fianco una coppia attempata. Marito e moglie, immagino. Mi sento improvvisamente solo. Mi giro. Per fortuna la Principessa orchessa è dietro, seduta due file più in là. Mi guarda le spalle. Di fronte a me, invece, il tavolo della giuria, con al centro il Presidente, che si è appena accomodato e sta provando il microfono. Mentre lui si diverte a far fischiare tutto, strombandoci le orecchie, io mi soffermo a guardare ciò che sta alle sue spalle: un grande caminetto (che un tempo dev'essere stato acceso, visto che ha la bocca nera di fuliggine) e, di quinta, due gigantografie del grande tenore. In quella di sinistra con abito bianco e in quella di destra con abito nero. Perfetta simmetria. Penso al tema del doppio in Kubrik, in particolare mi viene in mente Eyes wide shut.



È tutto pronto. Il Presidente ha fatto i ringraziamenti di rito, l'assessore alla cultura ha parlato...(mentre io guardavo le foto appese alle pareti della Villa dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale)...

Ora non resta che chiamare uno ad uno i premiati, a partire dai "segnalati", e consegnare a ciascuno le tre copie omaggio della pubblicazione. Si tratta di alzarsi quando ci si sente chiamare, avvicinarsi al tavolo della giuria, stringere le mani, fare un sorriso per la foto e per la telecamera di Toscana Tv. Già mi prende male. Fortuna che non ho vinto: i primi tre classificati dovranno anche dire due parole al microfono! Capisco solo ora che la mia carriera di scrittore è già finita. Il dibattito... cioè, il discorso al microfono no! Comunque...solito ordine alfabetico...alla M questa volta dovrei esserci io...infatti: "Moretti Marcello, che non può essere con noi..." "SI, CI SONO!" Ma guarda che mi è toccato fare! Credevano che non ci fossi! Mannaggia a me e a quella mail che ho mandato! Il Presidente, vinta la sorpresa, dice al microfono che sono arrivato da lontano, da Sassari! Lo lascio dire. Sarebbe troppo lungo spiegare. Sono bravo: sorrido perfino per la foto, senza scappare subito, una volta prese le mie copie omaggio. Per un attimo il flash mi abbaglia e mi sembra di vedere Shrek, ma è solo un'impressione. Torno a sedere e attendo, curioso come gli altri, di scoprire chi sono i vincitori.

A premiazione finita, c'è l'omaggio a D'Annunzio per i settant'anni dalla morte. Sono settanta? Era la morte? O la nascita? No, dev'essere la morte. Già non lo ricordo più. Qualcuno controlli, per favore. Insomma, c'è l'attore che legge alcuni versi del poeta. Piano piano mi lascio prendere dall'atmosfera, luci soffuse e occhio di bue sul lettore, e mi lascio trasportare dalla corrente delle parole...e l'acqua di quel fiume a un certo punto mi travolge e quasi la sento dentro, voler prorompere dai canali lacrimali...

Laudata sii pel tuo viso di perla,

o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi ove si tace

l'acqua del cielo!

[...]

e su 'l grano che non è biondo ancora

e non è verde,

e su 'l fieno che già patì la falce

e trascolora,

e su gli olivi, su i fratelli olivi

che fan di santità pallidi i clivi

e sorridenti.

Laudata sii per le tue vesti aulenti,

o Sera, [...]

Accidenti a te D'Annunzio! Così detestabile come uomo e così seducente come poeta!

Come se non bastasse, il tutto è condito con il sottofondo del Clair de lune di Debussy... provate voi a leggere D'Annunzio e sentire Debussy contemporaneamente e poi mi dite se non vi siete commossi!



Prima di trasformarmi in albero o fenicottero o rugiada, distolgo l'attenzione. Dopo una ventina di minuti è tutto finito. C'è ancora il tempo per qualche foto e poi si torna a casa.

Ma al parcheggio la macchina non c'è, mi dà un passaggio una dannunziana lodoletta...

V'è creatura alcuna

che in tanta grazia

viva ed in sì perfetta

gioia, se non quella lodoletta

che in aere si spazia?

Così, dall'alto, vedo che la Villa è un grande rombo.

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