sabato 8 agosto 2009

Cadaveri eccellenti

L'estate, si sa, è la stagione dei gialli. Chi non resiste alla tentazione di leggere un thriller sotto l'ombrellone?
Dopo aver terminato la lettura dell'ultimo camillerino, mi sono immerso negli articoli dell'Europeo, raccolti in una collana dal Corriere della sera. Il titolo del libro che ho in mano è Cadaveri eccellenti, ed ha in copertina Giovanni Falcone. Non solo di lui si parla, ma anche di Ambrosoli, Calvi, Dalla Chiesa, Ilaria Alpi, ecc. Una serie di nomi che rimandano a persone di estremo valore, veri e propri eroi della Patria, caduti come soldati in una guerra civile combattuta ad armi impari contro la malavita organizzata.
Quello che colpisce, arrivati in fondo alla lettura, non è solo la qualità delle persone venute a mancare, il senso di vuoto che hanno lasciato, e il senso di sconfitta dello Stato, cioè di tutti noi. Quello che colpisce è che si tratta di uomini e donne apparentemente distanti, non solo per professione, ma perchè appartenenti a generazioni diverse, a epoche storiche diverse. Accumunati dalla stessa passione civile, purtroppo dalla stessa fine, ma contro nemici diversi, in contesti diversi...
Invece, no. Non è così. Leggendo il capitolo sul delitto Rostagno, ecco che saltano fuori, tutti insieme, quasi come i fili del commissario Colombo che alla fine si annodavano tutti, i nomi di Renato Curcio, del commissario Calabresi, del giudice Falcone, di Licio Gelli, di Ilaria Alpi perfino!
Ed ecco che il '68 si unisce al '78, all'88, al '92, al '94...
Non sono storie diverse, allora. Sono la stessa storia! Una storia che non è mai finita. Gladio, Skorpio, Cosa nostra, P2, politici corrotti, servizi deviati...
Un'unica pozione venefica di cui non è possibile distinguere gli ingredienti. E chi si avvicina al punto di assaggiarla, è destinato a morire.
Un'unica storia, un solo veleno. Un unico giallo... E noi non lo stiamo leggendo, lo stiamo vivendo. Non da oggi, da decenni. Non siamo gli assassini, né le vittime. Siamo le comparse.

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