venerdì 28 agosto 2009

Se lo dice lui...

La prossima mostra del cinema di Venezia (ahimé non ci posso andare!) sta facendo notizia non solo per il bel film di Tornatore, che tutti aspettiamo con ansia, ma anche perché accoglierà una retrospettiva (e non c'è parola più azzeccata, chissà come l'apprezzerà il protagonista!) su i film di Tinto Brass.
A questo punto di solito bisogna mettere le mani avanti, dicendo che i film del regista veneto sarebbero belli, però... prima erano meglio, dopo è solo macelleria, ecc. ecc. Con tutti i distinguo e le prese di distanze che levano dall'imbarazzo di ammettere che si sono visti.
Per quanto mi riguarda, di Brass mi piace come mette la macchina da presa, lo stile, la pulizia dell'immagine e, naturalmente, anche la fantasia erotica. Non ho visto tutti i film e non tutti quelli che ho visto mi sono piaciuti, ma ho sempre apprezzato le qualità del regista. Lo trovo, visivamente, uno dei migliori. Forse dirò una bestialità, e i critici veri mi spernacchieranno, ma le inquadrature e le soluzioni stilistiche di Sorrentino, il regista de Il divo, per intenderci, mi danno lo stesso piacere estetico di quelle di Brass. Non so se i due hanno qualcosa in comune, non sono così bravo per capirlo, ma voglio dire che certe immagini dell'uno e dell'altro mi sorprendono allo stesso modo. Mentre di Garrone mi piace il film nel suo complesso, di Sorrentino o di Brass mi rimangono in testa singole soluzioni stilistiche e, in generale, la cifra stilistica. Chissà come la prenderebbero i due per questo accostamento che, mi rendo conto, può apparire un po' azzardato.
Comunque, ben venga la retrospettiva! Se potessi andare a Venezia, la vedrei volentieri, anche perché credo che attinga a molto dal suo primo lavoro, giudicato più impegnato e rivoluzionario. Tuttavia, mi sembra molto di sinistra con la puzza sotto il naso apprezzare la sua prima produzione e disprezzare l'ultima. A proposito trovo interessante la svolta "filosofica" che c'è dietro il disimpagno di Brass e che il regista ha dichiarato nella recente intervista su L'Espresso:
Nel film c'è Tina Aumont che dice la famosa battuta: "Che me ne frega a me della guerra se continuo ad avere difficoltà di orgasmo?". Cominciava a prendere le distanze dai cosiddetti film politici impegnati. Perché?
"Perché alla fine ogni rivoluzione si riduce a un bagno di sangue e alla sostituzione di un potere con un altro. Spesso ancora più crudele e dispotico. Da allora ho preso le distanze da tutte le rivoluzioni. Salvo una, quella sessuale". [...] "Personalmente, [...] credo più al linguaggio del corpo che al linguaggio delle parole. Il corpo, a differenza della mente, non mente."
Continuando a leggere l'intervista, ho sorriso a leggere le dichiarazioni su "Papi". Riporto qui non quella ripresa dall'Unità di oggi nella striscia rossa, ma questa:
Non trova che un premier che frequenta minorenni e puttane e seleziona il personale politico in camera da letto dia un'immagine delle donne mortificante?
"Soprattutto penso che Berlusconi abbia dato un bel contributo a cambiare in peggio gli italiani, abituandoli a credere che è normale quel che normale non è. Che va bene pagare dei pedaggi sessuali per fare carriera e soldi. Che ogni comportamento è assolto se porta al successo".
E se lo dice lui...

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