sabato 29 agosto 2009

Editoriale

Ieri ho messo sul blog l'articolo di Mancuso che, con una colta ironia, criticava la Chiesa per la "perdonanza mediatica" che si apprestava a concedere al Presidente del Consiglio. In serata, il contenuto di tale riflessione è stato superato dalla notizia del forfait di Berlusconi alla cena con Bertone, sostituito dal fido Letta, la sua faccia presentabile.
Credo che dal Vaticano abbiano fatto una telefonatina per dire che non era il caso di creare una situazione di imbarazzo...
Nel frattempo però, il Berlusca è passato al contrattacco. Sposando in pieno la filosofia craxiana (da una posizione però di forza), quella del "se cado io mi trascino tutti", ha mandato due forti messaggi. Il primo, con la chiamata di Feltri alla direzione del Giornale di famiglia, che ha il compito di picconare senza riguardi per nessuno, neanche per quelli che finora erano stati considerati intoccabili, cioè gli alti esponenti ecclesiastici: occhio per occhio, dente per dente. Il secondo messaggio, con la querela ai quotidiani. Anche in questo caso, l'asticella si è alzata, e quello che fino a ieri era considerato un tabù, ora non lo è più (scusate la rima). Al diavolo la libertà di stampa, al diavolo il rispetto fra i poteri dello Stato: chi di coltello ferisce, di coltello perisce. Senza prigionieri.
Lo scontro è totale. È una prova di forza. E Berlusconi è il più forte. Abbiamo lasciato che lo fosse, come, fatte le dovute distinzioni, una novantina di anni fa abbiamo lasciato che un altro signore diventasse il più potente d'Italia. E c'è voluto del bello e del buono (si fa per dire, in realtà del cattivissimo) per scalzarlo. Quando non si difendono a dovere le libertà democratiche, lasciando che qualcuno diventi più uguale degli altri, legibus solutus, questo è il rischio che si corre.
Non credo, che questa volta si pagherà un prezzo in termini di vite umane, come nel caso di Mussolini. Grazie a Dio! Perché la realtà è diversa da allora, i tempi sono cambiati, certi anticorpi nella società ci sono, e la storia qualcosa deve pur avere insegnato (anche se poco)! Ma un prezzo da pagare c'è, e lo stiamo già pagando. È il prezzo di una crisi che colpisce tutti noi, mentre quelli che ci dovrebbero tirare fuori si azzannano per conservare il potere e i privilegi acquisiti. Quello che gli italiani sembrano non avere colto è che la causa dei nostri mali non è la sfortuna, la Natura indifferente, il Caos-Caso. Il nostro stare male, impoverirci, non riuscire ad arrivare a fine mese, non essere felici, avere paura del futuro, avere paura degli altri, dei diversi...dipende da questa gestione egoista del potere (a 360 gradi). Se il potere non è legato alla solidarietà, al servizio, al bene comune, al disinteresse personale, diventa un Leviatano che finisce per divorare tutti.
Per questo a suo tempo si è pensato alla democrazia, alla divisione dei poteri, ai checks and balances... In Italia, sembrano tutte cose messe da parte, o comunque intaccate, indebolite, da una lotta di potere che si sta radicalizzando di giorno in giorno.
Come se ne esce? Non credo nelle rivoluzioni, per la loro componente violenta. L'unica via, allora, è che la società civile reagisca dando il meglio di sè in tutti i settori: i giornalisti servano solo la verità, i sacerdoti solo Dio, gli insegnanti solo i propri alunni... Sinite venire parvulos!

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