lunedì 31 agosto 2009

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Fine agosto, primi di settembre. Tempo di matrimoni. Quanti di noi, rientrati dalle ferie, hanno partecipato alle nozze di amici e parenti? Io a due. Uno si è svolto ieri.
Di quei matrimoni che piacciono a me. Gioiosamente informali. Anche il rito in chiesa, grazie a don Andrea, non è stato ingessato. Interessante anche il fatto che, in ottemperanza alla recente riforma del matrimonio, si è svolto fra un coniuge credente e uno agnostico.
Don Andrea, tra una battuta e l'altra, trova sempre il modo di far riflettere. Ha parlato del matrimonio non come la certificazione di vincoli e responsabilità, e via discorrendo di pesi e contropesi, ma come un "moltiplicatore della felicità".
Poi ha parlato dell'accoglienza che deve contraddistinguere la Chiesa cattolica...anche se non sempre è così.
La seconda lettura consente un po' più di libertà di scelta, e così ha trovato spazio un testo non proprio liturgico, ma che io adoro, perché tocca le corde profonde del mio animo. È stata letta una lettera di Bonhoeffer alla fidanzata. I due si erano conosciuti e messi insieme pochissimo tempo prima che lui fosse arrestato dai nazisti, per essere poi giustiziato a guerra ormai finita, nell'aprile del 1945, su ordine preciso di Hitler che voleva vendicarsi di Bonhoeffer, reo di aver partecipato al complotto dell'ammiraglio Canaris. Vorrei pubblicarla tutta, ne metto solo un pezzetto:
"Mia carissima Maria! Non puoi assolutamente comprendere che cosa significhi nella mia attuale situazione l'avere te. Sono certo di essere sotto la speciale guida divina. Il modo in cui noi ci siamo trovati, e il momento, così prossimo al mio arresto, ne sono per me chiare prove. [...] Se poi penso alla situazione del mondo, alla totale oscurità che avvolge il nostro destino personale e alla mia attuale prigionia, credo che la nostra unione - se non è stata una leggerezza, e sicuramente non lo è stata - può essere soltanto un segno della grazia e della bontà di Dio, che ci chiama alla fede. [...] Non intendo la fede che fugge dal mondo, ma che quella che resiste nel mondo e ama e resta fedele alla terra malgrado tutte le tribolazioni che essa ci procura. Il nostro matrimonio deve essere un sì alla terra di Dio, deve rafforzare in noi il coraggio di operare e di creare qualcosa sulla terra. Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con un piede solo, staranno con un piede solo anche in cielo..."
A commento di questa lettera, don Andrea ha augurato agli sposi di essere felici e fiduciosi nel futuro, come atto di resistenza ai tanti mali del mondo.
Da questa lettera, da queste parole, ho tratto linfa vitale per alimentare la mia fede rinsecchita.
Poi stamattina, ho letto di Berlusconi a Tripoli, delle Frecce tricolori che omaggiano Gheddafi, mentre un barcone con 75 somali che scappano dalle disgrazie della loro terra vengono intercettati dalla nostra capitaneria di porto e rispediti indietro.
C'è tanto da resistere. Ci vuole tanta fede.

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