lunedì 4 febbraio 2008

Andando per mostre...





In questi giorni, a Firenze, è possibile visitare due mostre spendendo solo cinque euro. A Palazzo Medici Riccardi sono esposti cinquanta quadri di Ottone Rosai e una decina di sculture di Francesco Ciusa. Ora, chi mi conosce un pochino sa che non potevo resistere alla tentazione! Lo studio di Rosai in cima alla salita del Forte Belvedere è da sempre una delle mete preferite delle mie passeggiate domenicali. C'è chi ancora mi odia per quella volta che mi sono fatto accompagnare fino al Piazzale Michelangelo (dove poi si è messo a piovere!). I quadri dedicati da Rosai a quelle vie strette, Via di San Leonardo (ma anche via Toscanella, qui nella foto) mi emozionano sempre. Mi vengono in mente i pomeriggi a casa Bigongiari, quando, nelle pause di un lungo e faticoso lavoro di schedatura, alzavo lo sguardo e potevo ammirare da vicino i quadri di Rosai appesi alle pareti della biblioteca. Devo ammettere che mi sentivo proprio un privilegiato (per non parlare dei quadri del Seicento fiorentino, disseminati nella casa, i due Hartung, i fiori di Morandi nella sala al primo piano, i Morlotti nell'anticamera della stanza da letto della signora, il carboncino di Balthus nel salotto...e chi più ne ha più ne metta!).




Per quanto riguarda Ciusa, beh... devo dire che fa un certo effetto vedere La madre dell'ucciso appollaiata su una pedana, ospite dei Medici nella saletta a sinistra della limonaia. Che ci fa quella tzia per noi sardi così familiare in questa città istranza? ...direi che l'effetto è appunto straniante... Personalmente io non riesco a vederla che nella chiesetta di Santa Croce a Nuoro. L'emozione però rimane. Come vedere una parente che ti è venuta a trovare a Firenze, portando con sè i valori della nostra terra, che sono scritti nei nostri geni: il valore del silenzio e del dolore, per esempio, portati con dignità da quelle labbra serrate e aggrinzite, a riprendere simmetricamente le rughe dell'arcata sopracciliare. Del silenzio che vale più delle mille parole dette con leggerezza e che, allo stesso tempo, dà valore a quelle poche che si sceglie di pronunciare, magari nella sentenziosità e concisione del nostro dialetto. Ecco...la sensazione che ho avuto è che quella scultura parlasse in sardo. Non credo che i fiorentini, e men che meno i turisti stranieri, possano capirla.




Una volta dentro il palazzo che fu di Lorenzo il Magnifico e di Cosimo I, e poi dal Seicento dei marchesi Riccardi, merita fare una rampa di scale e andare a vedere la cappella di Michelozzo affrescata nel 1459 da Benozzo Gozzoli con L'andata dei Magi a Betlemme. Quello che colpisce, quando si entra nello spazio angusto della cappella, è anzitutto la vividezza dei colori. Poi, il movimento di queste figure che si dirigono in processione verso la Natività, copia della tavola di Filippo Lippi, ora a Berlino. Confesso che mi è venuto anche un pensiero triviale: nel vedere raffigurate nell'affresco tutta una serie di personalità dell'epoca (dai Medici allo stesso Gozzoli, al papa, ai banchieri amici dei Medici, ecc.), ho pensato a un equivalente contemporaneo. Cioè ho immaginato che oggi in una pittura del genere ci sarebbero Prodi, Berlusconi, Benedetto XVI, Montezemolo... e non ho potuto fare a meno di commentare che l'affresco all'epoca doveva essere una "truzzata"!

Ma la cosa più figa di tutte, che vale da sola i cinque euro del biglietto, è la rivisitazione virtuale che si può fare della cappella. Al piano terra infatti hanno allestito una sala con due grandi schermi e una serie di apparecchiature: il visitatore si mette in piedi davanti allo schermo che riproduce l'affresco, sotto una specie di casco della parrucchiera, e può, semplicemente puntando il dito, ingrandire il particolare dell'opera che gli interessa. Contemporaneamente parte l'audio con la spiegazione. Bellissimo e divertentissimo. Vale la pena provare!


Ultimo consiglio e poi basta, se no questo post diventa lunghissimo. A pochi chilometri da Firenze, a Pontassieve, sono esposte una trentina di opere di Guttuso. Anche queste vale la pena vederle. Primo, perché è gratis e si spende solo per il biglietto del treno. Secondo, perché i quadri sono belli (anche se devo dire che io mi porto dietro il ricordo soprattutto di uno solo, I pescatori in riposo, che ho trovato molto "pasoliniano"). Terzo, perché Pontassieve è un bel paese. A questo proposito, suggerisco a chi abbia intenzione di andarci una gita domenicale, magari quando smette quest'accidenti di pioggia, in primavera. La mostra dura fino a marzo ed è in via Tanzini, vicino alla stazione. All'uscita da lì c'è una bella piazzetta (Vittorio Emanuele, se non sbaglio) con la chiesa, e a sinistra la porta con l'orologio. Alle coppiette suggerisco di proseguire in giù fino alla Sieve, per una romantica passeggiatina mano nella mano...(quanto sono diabetico, sto proprio invecchiando!)

1 commento:

fiammetta ha detto...

Non credo che avrei saputo cogliere significati tanto profondi nell'opera di Francesco Ciusa, senza le tue toccanti parole. Bellissimo questo nuovo blog.