domenica 4 maggio 2008

Perché il PD ha perso

Finalmente ho capito a cosa mi serve la tessera dell'ordine dei giornalisti. L'altra mattina, il due maggio, ho approfittato del ponte e della bella giornata per andare al Giardino di Boboli. In biglietteria ho scoperto che i giornalisti entrano gratis! Mi hanno dato anche il biglietto della Galleria Palatina. Tutto gratis! Fantastico! Posso andarci tutte le volte che voglio!...almeno fino a quando Beppe Grillo non riesce a fare abolire l'ordine dei giornalisti...per una volta che avevo un privilegio!...uffi!
Il 25 aprile c'erano i banchetti in piazza Santa Croce. I grillini chiedevano le firme per il referendum in occasione del vday2 contro la stampa. Io c'ho pensato ma poi non ho firmato. Non ero del tutto convinto. Mi chiedevo: se aboliscono l'ordine dei giornalisti, chiunque potrà dirsi giornalista? Anche il blogger quindicenne che scrive amenità adoloscenziali? E poi, in linea teorica, che lo Stato finanzi i giornali non è uno scandalo: è giusto che lo Stato finanzi il progresso culturale del proprio popolo, non con soldi distribuiti a pioggia, ovviamente, magari con sgravi fiscali. Poi però i giornali dovrebbero essere distribuiti gratis, perché il cittadino non deve pagare due volte. Ma mi rendo conto che una cosa del genere appartiene all'utopia comunista. Il problema, e qui sono d'accordo con Grillo, sta nella proprietà dei giornali, che è in mano a grandi industriali, finanzieri, banche e quant'altro... Allora, in effetti, lasciando da parte l'utopia, che questi grandi imprenditori se la cavino con il libero mercato, senza aiuti dallo Stato, che, semmai, dovrebbe controllare con regole ferree eventuali conflitti d'interesse, situazioni monopolistiche, aumento indiscriminato dei prezzi (la scusa dell'aumento del costo della carta!). L'aiuto lo manterrei per quei giornali che non hanno alle spalle un grosso capitale, o per chi volesse introdurre sul mercato una nuova testata (magari un aiuto temporaneo, di avviamento, per due o tre anni, finché il giornale non regge da solo la concorrenza), sempre in nome della promozione culturale del nostro Paese.

Penso queste cose mentre entro a Boboli, dalla porta immensa di Palazzo Pitti. Appunto...a proposito di banchieri e bancarottieri: Luca Pitti voleva che il suo palazzo fosse talmente grande che ogni finestra doveva superare il portone d'ingresso di Palazzo Medici. Per raggiungere il suo scopo spese così tanto che finì per fallire.




Il giardino è stupendo, come sempre. C'è un sole splendente, ma per me che temo il caldo è meglio cercare una panchina all'ombra, possibilmente in un posto discreto, al riparo dall'orda dei turisti e delle scolaresche. Mi sono portato da studiare e da leggere, e non ho intenzione di farmi disturbare. Devo preparare la lezione sulla Costituzione italiana. Qualche giorno fa ho tenuto una lezione conclusiva sulla Resistenza, cercando di far percepire ai ragazzi il significato profondo della Liberazione, di quel 25 aprile che avevamo appena festeggiato. Di certo non ho potuto avvalermi dell'ausilio dei giornali italiani, che quel giorno non l'hanno celebrato affatto. Ricordo di essere andato in piazza della Repubblica a vedere la parata e di aver comprato La Repubblica...

Con mia grande sorpresa ho scoperto che il secondo giornale italiano, che dovrebbe essere pure di sinistra, ha relegato la notizia sul 25 aprile in quarta o quinta pagina, con un articoletto sul discorso di Napolitano. Per reazione ho comprato subito L'Unità che almeno aveva dedicato al 25 aprile la prima pagina!

Lunedì voglio raccontare alla classe come dall'entusiasmo dell'essere di nuovo liberi, di poter nuovamente partecipare alla vita politica attiva, senza aver paura di manifestare le proprie idee, sia nata quell'unità di intenti che ha portato i vari partiti (DC, PCI, PSI, ecc.) a scrivere insieme i principi fondamentali, le regole e l'assetto istituzionale della neonata Repubblica italiana. Intendo rimarcare il concetto di unità, ricordando quanto già ho insegnato loro a proposito dell'unità d'Italia, che si è potuta raggiungere solo quando il popolo italiano si è veramente unito nella battaglia: agli italiani scesi dal nord, guidati da Garibaldi, si sono uniti 50 mila volontari meridionali.

Rileggo perciò il capitolo del libro di Paul Ginsborg sull'assetto postbellico e poi mi ripasso i primi dodici articoli della Costituzione, quelli che enunciano i principi fondamentali. Quando arrivo all'articolo otto, mi viene in mente l'altro libro che ho portato con me: un librino che raccoglie i pensieri di Giuseppe Dossetti. Proprio lui, prima di farsi monaco, è entrato nella commissione dei 75 dell'Assemblea Costituente, dando un contributo fondamentale alla redazione degli articoli che enunciano la libertà di tutte le confessioni religiose. Poi mi viene da pensare con tristezza all'articolo che il giornale dove pubblico le recensioni cinematografiche ha dedicato alle ultime elezioni: "Con Prodi tramonta l'idea dossettiana di coniugare il verbo cattocomunista". Non l'ho ancora letto e per qualche giorno non riuscirò ad andare oltre il titolo. Forse perché associare Dossetti al termine cattocomunismo, sottintendendo l'accezione negativa, mi fa dispiacere. La figura di Dossetti dovrebbe essere ancora un faro per quei politici italiani che dicono di ispirarsi ai valori cristiani. Ma forse non riesco a leggere l'articolo perché penso sia vero...prima D'Alema e poi Veltroni hanno negli anni mostrato di mal digerire, al di là dei discorsi di facciata, la presenza del professore, nel desiderio neanche troppo riposto di guadagnare la leadership del centro-sinistra, presupponendo di poter rappresentare il primo termine del binomio, il centro, prescindendo dai cattolici, Prodi, Bindi, ecc. Ma senza quel patrimonio di valori cristiani che guardano con favore alle istanze sociali della sinistra, il PD rinuncia a un pezzo importante della sua anima. E, soprattutto, non vince. Peraltro, mostra di non rappresentare neanche gli ideali della sinistra, ma questo è un altro discorso. Nel libriccino che ho con me sono riportati i pensieri mistici di Dossetti, non quelli politici. Ce n'è uno, tuttavia, che mi sembra significativo. Lo trascrivo: «Ricordare sempre che la Chiesa non è ancora il regno di Dio, ma ne è, se mai, il germe e l'inizio (Lumen gentium 5). E va aggiunto che delle sue due funzioni: l'evangelizzazione (cioè l'annunzio del Cristo, morto, risorto, glorificato) e l'animazione cristiana delle realtà temporali, la seconda spesso può concernere il regno in modo molto indiretto. Il che porta a concludere che tutte queste realtà temporali (compresa la politica), possono essere finemente e saggiamente relativizzate, secondo le diverse opportunità concrete: e comunque sempre vanno rispettate nella loro autonomia e perseguite da laici consapevoli e competenti che, come diceva Lazzati, vivono gomito a gomito, per così dire, degli uomini del loro tempo e di varia estrazione culturale [...] attraverso il confronto e il dialogo, naturalmente senza perdita della propria identità, sempre nel rispetto della natura di tali realtà e della loro legittima autonomia, con sincero sforzo di compredere l'altro. E questa è la via - diurna e non notturna - verso la Città dell'uomo, nella prospettiva sempre intensamente mirata della Città celeste, della nuova Gerusalemme». Ecco: mi sembra che la perdita di questi valori non siano un fatto positivo, per il Pd, per la politica italiana, e per i cristiani che guardano alla politica come un terreno potenzialmente molto fertile per fare del bene al prossimo.

Ho altri due libri nello zaino: L'ospite inquietante, l'ultimo saggio di Umberto Galimberti sul nichilismo e i giovani; e Il sangue dei vinti, il celebre libro di Pansa sulla Resistenza. Per quanto riguarda il primo, chi legge con attenzione le mie recensioni, sa che l'argomento del nichilismo e dei suoi influssi sulla nostra società mi interessa molto. Peccato che Galimberti mi lasci sempre un'impressione di furbizia intellettuale: come Morelli o Crepet. L'altro libro, quello di Pansa, non lo volevo leggere. L'ho dovuto comprare perché un mio alunno mi ha chiesto cos'era il "triangolo rosso" e io ho capito che si riferiva a Pansa ma non gli ho saputo rispondere. Perciò ho sentito il dovere di documentarmi. All'origine del mio rifiuto per Il sangue dei vinti c'era, lo confesso, il pregiudizio intellettuale che un giornalista, laureato in scienze politiche pur con una tesi sulla Resistenza, per quanto ben informato, non è uno storico e perciò la sua opera, per di più in forma di romanzo, non risponde, per esempio, ai criteri severi di selezione delle fonti e, alla fin fine, non ha lo stesso rigore scientifico di un saggio scritto da chi lo storico lo fa per professione. Inoltre mi ha sempre infastidito la strumentalizzazione revisionista a cui questo libro si è prestato: anche i partigiani hanno commesso atrocità, quindi non sono diversi dai fascisti. La responsabilità delle opinioni espresse è personale, ma ho sempre avuto l'impressione che questa strumentalizzazione sia da imputare, certo in minima parte, anche a Pansa, proprio perché il suo testo si è prestato ad essere strumentalizzato. Dopo la lettura di più di metà del libro, devo dire che sebbene Il sangue dei vinti mi ha fatto riflettere sull'atrocità della guerra e sull'atrocità doppia di quella civile, il mio "pregiudizio" rimane più o meno inalterato.

Si è fatto mezzogiorno. Ho letto Ginsborg e Dossetti. Galimberti e Pansa li rimando ad un altro momento. Ora ho fame, quindi vado via. Tanto posso tornare a Boboli quando voglio, senza pagare niente. Vicino a casa, in via del Mercato centrale, a San Lorenzo, mi fermo al forno per comprare un pezzo di schiacciata. La fornaia mi dice che la sforna in cinque minuti, se voglio aspettare. Come no, aspetto. A un certo punto lei entra in cucina a controllare se è pronta. La sento che parla ad alta voce con i suoi colleghi: "L'hai sentito ieri Sgarbi da Santoro? Gliele ha cantate a quel saputello di Travaglio, che si crede chissà chi! Gli ha detto faccia da tonto! E poi finalmente ha detto la verità su Biagi, che non l'hanno cacciato ma ha rifiutato lui di andare in onda ad un'altra ora. E poi, a Porta a Porta? Hai sentito Castelli? Ha demolito Garibaldi!" Prendo la mia schiacciata, pago ed esco. Faccio lo slalom tra le bancarelle. Domani vedrò sul tg locale un'intervista proprio ai proprietari di qualcuna di queste. Si lamenteranno degli extracomunitari che già un paio di volte hanno aggredito i vigili urbani. "Per forza" - dicono - "Questa giunta di merda (di sinistra) manda qui due vigilesse. Una è grossa ma l'altra è pure bassina: cosa possono fare con cinquanta cristianoni senegalesi alti un metro e novanta?" Uno in particolare dice che quando scappano perché vedono i vigili, travolgono tutto, anche donne incinte, bambini, e una volta gli hanno rovesciato il banchino facendo milleduecento euro di danno, e l'ambasciatore del Senegal gliene ha rimborsate solo quattrocento. Anche io una volta sono stato travolto dagli extracomunitari in fuga: non è una bella esperienza.
...Toscana, la rossa...mi sa che il Pd sta perdendo anche il suo elettorato...

2 commenti:

carlo ha detto...

ciao Marcè!

mamma ha detto...

A proposito di Unità d'Italia che ne vogliamo dire della dichiarazione di Veronica Lario che si professa la leghista di famiglia e afferma che gli Italiani non si identificano più nel valore dell'unità !!
Aggiungiamo la ciliegina... il giorno dopo leggo nel giornale che Famiglia Cristiana ha proposto di nominarla ministro della famiglia!