sabato 4 ottobre 2008

Ieri ho scritto a Casini, oggi al direttore di Famiglia cristiana, secondo voi sto impazzendo?

Al direttore di Famiglia cristiana ho scritto sul nuovo niet di Benedetto XVI in tema di contraccezione. Non credo che verrà pubblicata, perciò la pubblico io sul blog. Mi piacerebbe che lasciaste qualche commento al post per sapere il vostro parere.


Caro don Antonio,
il messaggio inviato da Benedetto XVI al un congresso sui 40 anni dell'Humanae Vitae (l'enciclica con cui Paolo VI proibì la pillola), in corso a Roma, mi dà molto da pensare. Tempo fa mia mamma mi confidò con quanta speranza lei e mio padre (cattolici credenti e praticanti) avessero atteso la parola di Paolo VI e con quanta delusione l'avessero accolta. Già all'epoca dell'Humanae Vitae,
dunque, la coscienza dei cattolici era in fermento su questo argomento, perché sentiva come retrive le posizioni del magistero. Quarant'anni dopo, Benedetto XVI ce le ripropone tali e quali. Per me, che ho trentaquattro anni e continuo ostinatamente a dirmi cattolico, queste posizioni appaiono giurassiche e temo che per i ragazzi della generazione dopo la mia (quelli che hanno tra i diciotto e i vent'anni), siano addirittura incomprensibili. D'altro canto, lo stesso Pontefice ne è consapevole quando ammette che molti fedeli hanno difficoltà a comprendere l'insegnamento della Chiesa.
Ma con questa mia lettera voglio andare oltre, ed è per questo che le scrivo. Sono arrivato al convincimento che il divieto dell'uso dei contraccettivi da parte della morale cattolica sia figlio di un giusnaturalismo teologicamente sbagliato. Intendiamoci. Continuo a ritenere la castità un valore e penso che una coppia che decida di praticarla scelga una strada molto bella per vivere il proprio amore. Tuttavia, quando il Papa dice che "nel cammino della coppia possono verificarsi delle circostanze gravi che rendono prudente distanziare le nascite dei figli o addirittura sospenderle" e avvalora la contraccezione "naturale" ("la conoscenza dei ritmi naturali della fertilità della donna" che diventa importante "per la vita dei coniugi"; "I metodi di osservazione, che permettono alla coppia di determinare i periodi di fertilità consentono di amministrare quanto il Creatore ha sapientemente iscritto nella natura umana, senza turbare l'integro significato della donazione sessuale". Traggo il virgolettato da Repubblica), qualcuno ci vede una certa ipocrisia. Io non sono fra quelli, ma, come dire, a fatica. Penso però che respingere la contraccezione artificiale e approvare quella "naturale" implichi l'idea che l'uomo debba seguire il ciclo della natura creata da Dio. Il punto è che, mi corregga se sbaglio, proprio nel libro dell'Antico Testamento in cui si tratta della creazione, il Genesi, Dio istituisce la signoria dell'uomo sulla natura (Gen 1, 26-31)! Senza di essa, bisognerebbe considerare peccato ogni utilizzo strumentale delle risorse del creato e ogni interferenza sul corso naturale della vita. Estremizzando il discorso, anche prendere delle pastiglie per curarsi è deviare dal corso naturale della vita. Mi rendo conto che questa argomentazione rischia di far scivolare sulle sabbie mobili, per esempio quelle dell'eutanasia. Ma proprio per questo ritengo che sia necessaria una riflessione teologica nuova, che si faccia carico cioè di ripensare la morale cattolica alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche, ma anche delle acquisizioni del comune sentire. Il che non significa necessariamente seguire le mode. Se la stragrande maggioranza dei cattolici non sente più in coscienza una contraddizione tra l'amare Gesù e vivere l'amore di coppia in maniera sessualmente attiva; se considera la contraccezione non un atto di irresponsabilità nei confronti della vita ma, al contrario, un atto di responsabilità verso quella vita nuova che si vuole far nascere al momento giusto, quando si sente dentro di sé la maturità necessaria per essere genitori, la maturità di coppia, intendo, non solo quella personale; se si considera infine l'atto sessuale protetto non un irresponsabile abbandono al piacere personale (una volta ho sentito dire a un monaco che anche l'atto sessuale di coppia può essere vissuto come una masturbazione), ma un donarsi interamente nella propria intimità alla persona amata...be', ecco, in tutti questi casi, il magistero della Chiesa dovrebbe responsabilmente interrogarsi. Io credo che Dio parli alla coscienza degli uomini. Possibile che non parli alla coscienza di questi cattolici?
Con stima,
Marcello

1 commento:

mamma ha detto...

Condivido tutto ma propongo un'altra riflessione. Scopo del matrimonio non è solo la procreazione, valore primo come apertura d'amore massima, ma anche la santificazione dei coniugi, attraverso uno scambio profondo in cui il coinvolgimento del corpo non è affatto secondario.Mi chiedo se esista un osservatorio di fedeli da consultare prima di stilare i documenti del Magistero. Se potessimo parlare forse riusciremo a far capire che l'atto sessuale, in una coppia cattolica, non è pura genitalità, ma è una fusione profonda tanto intima e feconda che talvolta porta a formulare subito dopo una sentita preghiera di ringraziamento e di lode, contraccettivi o no...