martedì 28 ottobre 2008

La strada verso casa

Qualcuno, fra i più cinefili di voi, avrà riconosciuto nell'immagine qui sopra una scena del film La strada verso casa, di Zhang Yimou. A tutt'oggi uno dei miei film preferiti, forse il ...
Ricordo che lo vidi per la prima volta qui a Firenze, al Teatro delle Laudi. Non era in prima visione, ma io l'avevo perso. Non ricordo esattamente in che contesto fosse collocato, certamente in una rassegna cinematografica. Ci andai con gli amici della Fuci. Ricordo che ne seguì un dibattito e qualcuno disse che, contrariamente agli altri suoi film, in questo caso Zhang Yimou mostrava un certo ottimismo, testimoniato dai colori vivi in una fotografia straordinaria. Si disse anche che, per una volta, non si trattava di un film politico. Il regista aveva avuto in passato problemi con il regime. Io, fino ad allora, avevo visto solo Lanterne rosse, che ricordavo a malapena e tuttavia con un certo disagio, per quella simmetria mondrianesca che ha sempre destato in me una sensazione spiacevole di claustrofobia. Una simmetria che facilmente associavo all'ordine perseguito da ogni dittatura, con le sue parate militari. In effetti, ne La strada verso casa, la simmetria maniacale di Lanterne rosse lascia spazio alla poesia dei campi lunghi sul meraviglioso paesaggio cinese; e la storia romantica è evidentemente del tutto apolitica. Tuttavia, fin da allora, da quando cioè vidi il film al Teatro delle Laudi, mi permisi di dissentire tanto sull'ottimismo quanto sulla apoliticità della pellicola. Ritenevo infatti, e ne sono convinto tutt'ora, che la scelta geniale di rappresentare il presente in bianco e nero e il passato a colori, fosse un modo per veicolare il messaggio di una nostalgia per i valori tradizionali della Cina contadina, rispetto a quelli attuali del regime. A un passato a colori Zhang Yimou contrappone un presente in bianco e nero. Facile allora desumere anche, da parte del regista, un giudizio politico negativo sul presente. Parlare d'amore può essere un modo per contestare un regime, aggirandone la censura. Così è stato spesso, nel pubblico come nel privato: Leopardi ricorreva a questo stratagemma per aggirare la censura paterna. Questa lettura mi pare trovi conferma anche nell'intertesto. Per fare un esempio, a un certo punto la macchina da presa mostra appesa al muro della casa del protagonista la locandina del Titanic di James Cameron. Tutti ricordano la scena romantica per eccellenza con Di Caprio che abbraccia Kate Winslet, ma la storia del Titanic è pur sempre la storia del naufragio della modernità. Perciò, a mio avviso, La strada verso casa è una bellissima storia d'amore, per quanto mi riguarda una delle più belle nella storia del cinema, ma è anche un giudizio politico severo rivolto al regime comunista cinese, apertosi alla modernità capitalista ma ancora, dopo dieci anni (il film è del 1999), sporco del sangue di piazza Tian'anmen.

Nessun commento: