sabato 13 settembre 2008

Mea culpa


Ieri, mentre rientravo a casa, un ragazzo di colore, come tanti ne vediamo sulle nostre strade, intenti a vendere orologi, occhiali o altre cose che non ci servono, mi si è avvicinato. Non voleva però vendermi nulla. Voleva che mettessi una firma "contro la guerra nel Sudan". Io ho fatto un gesto infastidito di diniego e ho tirato dritto. Era già fuori dal mio campo visivo quando l'ho sentito dire "ok, ok" e tentare col passante successivo.
In quella via capita spesso di essere fermati, soprattutto da quelli di "Mondo libri" che con la scusa di chiederti "l'ultimo libro letto" ti estorcono un abbonamento; oppure quelli di "una firma contro la droga"... Perciò per me è stato un gesto quasi incondizionato quello di allontanare lo "scocciatore". Che se ne fa della mia firma? Cosa pensa, che possa fermare la guerra?
Dietro queste domande però si nascondeva il mio senso di colpa. Potevo almeno chiedergli perché volesse la mia firma, che cosa ne avrebbe fatto, in che modo pensava potesse servire. Gli potevo chiedere il suo nome, la sua storia...ma avevo il tempo per ascoltarlo? Ne avevo la voglia? Temo di no.
Spero di rivederlo, così magari cerco di rimediare. Intanto confesso pubblicamente la mia colpa, chiedo ai bloggisti l'assoluzione e, per espiare, trascrivo un brano del libro di Dave Eggers, Erano solo ragazzi in cammino.

La famiglia di Lino viveva nel bacino del Muglad, una zona nuer nei pressi del confine tra Nord e Sud. Sfortunatamente per quella gente, nel 1978 la Chevron scoprì un grosso giacimento proprio lì e Khartum, che aveva autorizzato la trivellazione, diede un nuovo nome alla regione, usando la parola araba che significa "unità". [...] nel 1980 Khartum cercò di ridisegnare i confini tra Nord e Sud per fare in modo che i giacimenti si trovassero al Nord! Non ci riuscirono, grazie a Dio, eppure qualcosa andava pur fatta per tagliare fuori i Nuer, per tenerli lontano dal petrolio, assicurandosi altresì che non vi sarebbero mai state interferenze in futuro.
Fu a partire dal 1982 che il governo cominciò a fare sul serio con coloro, come la famiglia di Lino, che vivevano proprio sopra il petrolio. I murahaleen cominciarono a farsi vivi con le armi automatiche, [...]. L'idea era quella di obbligare i Nuer a lasciare i territori sotto cui si trovava il petrolio in modo che questi fossero poi protetti dai Baggara o da forze di polizia private che distogliessero da qualunque tentazione di ribellione. Fu così che arrivarono gli uomini a cavallo, come sempre, con i loro fucili e le loro razzie e la violenza a casaccio. All'inizio si trattò di poca cosa, essenzialmente di un messaggio inviato ai Nuer che vivevano proprio sopra i giacimenti: lasciate la zona e non tornate mai più. la famiglia di Lino non lasciò il villaggio. non compresero il messaggio, oppure decisero di ignorarlo. Sei mesi più tardi i soldati dell'esercito sudanese fecero visita al villaggio per chiarire meglio il suggerimento. Ai Nuer fu ordinato di andarsene una volta per tutte, attraversare il fiume e trasferirsi a sud. Fu detto loro che i nomi di tutti sarebbero stati registrati e che avrebbero ricevuto una ricompensa per tutto quello, proprietà, case, campi, che fossero stati costretti a lasciare. Per cui quel giorno la famiglia di Lino e tutti gli altri abitanti del villaggio diedero il proprio nome ai soldati e quelli se ne andarono. Anche a quel punto la famiglia di Lino non se ne andò. [...] Loro e centinaia di cittadini decidono semplicemente di rimanere dove si trovano. Un mese dopo, com'era prevedibile, un reggimento di miliziani e soldati prese possesso del villaggio. Percorsero in tutta tranquillità le strade, proprio come era accaduto quando erano venuti a prendere i nomi. Non rivolsero la parola a nessuno. Non appena ciascuno ebbe preso posizione, aprirono il fuoco. Uccisero diciannove persone nel primo minuto. Inchiodarono un uomo a un albero, gettarono un neonato in un pozzo, uccisero in tutto trentadue persone, quindi risalirono sui loro camion e se ne andarono. Quel giorno i sopravvissuti fecero i bagagli e fuggirono verso sud. Entro la fine del 1984 il villaggio di Lino e quelli nei dintorni che sorgevano al di sopra dei giacimenti furono ripuliti dai Nuer e la Chevron fu libera di dare il via alle trivellazioni. (p. 283-285)

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