venerdì 7 novembre 2008

Renato Soru

Ho appena visto l'intervista barbarica della Bignardi a Renato Soru. Non se l'è cavata male. So che molti sardi ce l'hanno con lui, ma a me piaceva prima e piace anche ora. Non sono addentro alle cose della Sardegna. Ormai, tra poco, saranno di più gli anni passati a Firenze che quelli trascorsi nella mia isola e non sono di quei sardi che mantiene il cordone ombelicale attaccato. Non sono molto addentro alle cose della Sardegna, quindi è possibile che chi lo attacca abbia le sue ragioni...
Forse non sarà un fine oratore ma ogni volta che lo sento parlare mi sembra intellettualmente onesto e politicamente disinteressato e queste sono qualità rare nel mondo politico italiano. Dirò di più: non lo vedrei male con un incarico a livello nazionale. D'altronde lui è laureato alla Bocconi, Veltroni non so neanche se la laurea ce l'ha. Mi sembra di no.

Ad ogni modo ne parlo sul blog anche perché a un certo punto la Bignardi gli ha fatto un'osservazione, dicendogli che la risposta che aveva appena dato era molto da sardo. È stato quando Soru si è lamentato che Berlusconi, che dice di essere ormai sardo anche lui (te pareva!), non si è degnato neanche di fargli una telefonata nei giorni dell'alluvione che ha causato anche delle vittime. A quel punto la Bignardi ha fatto una delle sue faccine per stigmatizzare quello che vuole fare apparire come un moralismo da "matusa", lei che invece è una donna libera e giovane e moderna, e gli ha detto una cosa del tipo: "Via, poteva chiamarlo lei!" Soru a quel punto ha ribattuto: "Ma perché se c'ha il morto in casa chiama lei o si aspetta che la chiamino?"
Ecco lì mi è piaciuto perché è stato molto sardo, su questo la Bignardi ha visto giusto. Il punto è però che Soru aveva ragione. Così ho pensato a me che vivo da tanti anni a Firenze e ho dovuto per forza di cose limitare la mia "sardità" (parola orrenda, lo so, ma è mezzanotte meno venti, ho sonno, e non ho voglia di cercarne un'altra), perché non verrebbe capita e il mio atteggiamento, se lasciato libero di esprimersi come se fossi a casa, verrebbe interpretato come scontroso, ombroso e nel peggiore dei casi maleducato. Insomma, mi sono accorto di quanto ogni giorno mi limito, magari autocensurandomi nelle espressioni, che qui sarebbero viste come volgari; nei giudizi, che qui sarebbero letti come troppo trancianti; nelle battute, che qui non sarebbero capite e risulterebbero offensive. Ho pensato a tutto questo...
...e mi è venuta una grande nostalgia della Sardegna.

2 commenti:

mamma ha detto...

La frase della Bignardi sulla sardità, e più ancora l'espressione del suo viso, mi hanno fatto capire quale fraintendimento vi sia sul carattere dei sardi, diventato ormai un luogo comune. Quello che la Bignardi ha interpretato come spocchia, orgoglio mal riposto,forse anche arroganza o desiderio di ripicca, ha invece un nome solo DIGNITA'. E' vero di fronte ad un "potente" indifferente, per usare un eufemismo, il sardo non piagnucola, non pietisce non fa sentire alti laiti, ma in silenzio prosegue per la sua strada con DIGNITA'.
Signora Bignardi è proprio un gran difetto?

lasorella ha detto...

premesso cha a me la Bignardi non è particolarmnente simpatica (anche se mi piacciono molto le Invasioni) credo che il senso con cui ha pronunciato quella frase fosse davvero di ammirazione o qualcosa del genere. Se guardate sul sito del programma troverete il commento di uno spettatore che le contesta l'evidente preferenza per la cosiddetta "cultura sarda" (netta predominanza degli ospiti isolani nella trasmissione e malcelata predilezione per alcuni di loro, come Niffoi o Soriga). Dài, non partiamo subito lancia in resta, sennò poi ci accusano di essere permalosi (e hanno ragione!).
Comunque Soru ha fatto la sua porca figura: schiena dritta, testa alta, niente mezzi termini. Grande. Nostalgia canaglia....