venerdì 29 maggio 2009

Come cambiano i sogni

È sempre stato così. Semplicemente, il mio cervello non stacca. Ai tempi del liceo, sognavo di essere interrogato e di non riuscire a rispondere a nulla. All'Università, in prossimità degli esami, continuavo a sognare l'interrogazione liceale, o l'esame di maturità, sempre con esiti disastrosi, salvo poi riuscire a correggere il sogno, dicendomi "non è possibile, sono all'Università!".
Ora che non sono più studente, le cose dovrebbero essere migliorate. Invece i sogni di interrogazioni subite continuano. Tuttavia, continua anche la capacità di interrompere l'imbarazzante scena muta, autoconvincendomi dell'impossibilità del sognato: non posso essere all'interrogazione! Sono io l'insegnante, ora!
Forse, negli ultimi tempi, dopo due anni d'insegnamento, qualcosa sta cambiando nella mia mente. Mi sto abituando a vedermi seduto alla cattedra e non sul banco. Infatti, i miei sogni più recenti mi vedono nei panni del docente. Il punto è che non per questo sono più rassicuranti. Le tematiche vanno dalle sgridate che mi tocca dare ai più indisciplinati (che nel sogno arrivano ad atti di puro teppismo), all'incapacità di rispondere alle domande degli alunni.
Tutta questa premessa mi serve solo per raccontare l'ultimo sogno che ho fatto. Essendo giugno, sono in attesa del rinnovo e magari di un aumento delle ore e quindi dello stipendio, cosa tutt'altro che scontata. Così, ci sono notti più calme, in cui ricevo notizie incoraggianti dalla Presidenza, e notti più agitate, in cui la risposta che attendo è immancabilmente negativa. La notte dell'altro ieri era una di queste. Seduto davanti alla commissione, come un imputato alla sbarra, ricevevo la condanna: niente ore in più, niente aumento di stipendio. Seguiva una discussione animata, in cui cercavo di far valere le mie ragioni, con una determinazione che nella realtà mi manca. Il punto è, ed è il motivo per cui racconto i fattacci miei sul blog, che la ragione che mi veniva addotta per giustificare la decisione della scuola era che non ero riuscito a gestire un alunno particolare. Un alunno, cioè, un po' irrequieto.
A quel punto il sogno virava nel surreale, come spesso accade. Nella messa in scena onirica, infatti, tale alunno prendeva i contorni di un adulto. Non un adulto qualsiasi...
Lui:


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