martedì 19 maggio 2009

Dove siamo andati a finire, in questi ultimi 30 anni?

Solo un momento. Finisco le fragole e inizio a scrivere.
...
Eccomi.
Dunque... Come volevo iniziare? Ah, jà (dal fiorentino: ah, già)! ...Un pomeriggio come gli altri.
Aspetta, però. Prima posto questa notizia. Proprio stamattina pensavo al mio cellulare nuovo e mi dicevo, vedrai che ora lo supereranno con cellulari che avranno una batteria che durerà tantissimo, anzi magari faranno cellulari che si ricaricano col sole! ... Questa cosa l'ho pensata stamattina, facendo colazione. Ora sono le 19 e 10 e su Corriere.it ecco cosa trovo:

Incredibile. Allora, dov'ero rimasto? Ah, jà...

Un pomeriggio come gli altri. Doposcuola. Argomento: la tratta degli schiavi. Nel Settecento le compagnie nazionali lasciano il posto a mercanti privati, soprattutto arabi africani che facevano razzie dei neri africani per venderli come schiavi. Nel Settecento, mica oggi! Profe, i libici che abbiamo visto nel documentario "Come un uomo sulla terra" sono arabi africani, vero? ...Ah, jà...
Fine doposcuola. 16.31. Orario dell'autobus: 16...29...47... Porca vacca! Mi tocca aspettare un quarto d'ora!. Cuffie, mp3. Così scarico queste ultime due tacche di batteria del cellulare. Passa un'ex alunna. Profe!! Ecchìssei?...Ah, jà...Ciao, come va? A quanto pare va bene: il classico è sempre pesante come un sacco di cemento. Latino e greco, greco e latino. Massì, vedrai che è solo il Ginnasio, poi vivi di rendita. Te lo dico io....che ho fatto lo scientifico.
17.25. Firenze, stazione. Accidenti ai lavori per la tranvia! Mi tocca fare tutto il giro. Vabbè, faccio il sottopassaggio, così vedo i negozi. Però! Ce n'è di scarpe! Magari trovo i sandali per l'estate. Quest'anno mi sveno ma li voglio come si deve. Quelli dell'estate scorsa li ho pagati trenta euro ma sono già sfondati. Luce. Via de' Cerretani: più in là c'è il negozietto della Mephisto. Se trovassi quel bel modello di sandali che avevo comprato sei anni fa! Macchè, non li fanno più. Francesi del c...!
Via. Andiamo alla Feltrinelli, visto che ci siamo. Magari trovo quel giallino che sto cercando. Non ho voglia di libri pesi. Dunque, vediamo. Che c'è di nuovo? Gli sconti su Einaudi tascabili. Trenta per cento. Tentazione. Meglio di no. Prima finisco di leggere Addio alle armi, poi comprerò un altro libro. Che cavolo, devo risparmiare! Il movimento dei conti che ho ritirato stamattina dallo sportello bancomat parla chiaro: sono in rosso. Basta spendere! Però quel dvd sugli anni di piombo...
Chi c'è lì? Cheppalle, il solito dibattito! Fai vedere? Come si chiama quello? Ma sì, dài! È quel politico...non è dei radicali?...No, aspetta...Ah, jà! Claudio Fava. Ah, ma c'è anche Sofri! Beh, allora quasi quasi mi avvicino. Anche Deaglio? Resto.
Sta parlando Claudio Fava. L'argomento è Capaci. Quello che ci ricordiamo sono i mozziconi di sigaretta. Le intercettazioni con le voci degli assassini che si domandano "Dove andremo a finire? Ci arresteranno. Ci uccideranno. Ci siucideremo con i lacci delle scarpe". Basta. Non colgo altro. L'intervento è finito. Parola a Sofri. Non si sente niente. Arriva la donnina della libreria, quella che prima lavorava alla Martelli e gli dice un paio di volte di avvicinare il microfono. Insomma, non sta dicendo granché. Quando tornerò a casa e scriverò sul blog, dirò che l'unica cosa che ha detto è che conosce Deaglio come le sue tasche, fin dai tempi che volevano fare la rivoluzione. Poi però comincio a mettere insieme il suo ragionamento. Non dice scemenze, c'è un senso. Deaglio è non solo un amico ma anche un medico. Il suo medico personale. Non capisco se Sofri dice sul serio o no. Forse sì. È un medico sintomatologo, per questo applica la sua passione per la medicina alla storia dell'Italia degli ultimi trent'anni. Ah, ecco. Ora capisco. Se ci avessero detto, continua Sofri, trent'anni fa che un fascista sarebbe diventato ministro della difesa e avrebbe detto che l'Unhcr non conta un fico secco, non ci avremmo creduto. Questa è perfetta per il blog, si aggancia al post di qualche giorno fa. Me la segno. Ma dove? Non ho il taccuino. Che m. di giornalista sono? Ah, jà! Ho il block notes sul telefonino! Primo appunto: fico secco-fico fresco. Catone, dice Sofri, per convincere i Romani che Cartagine era molto vicina e si poteva distruggere, faceva portare da lì un fico fresco che rimaneva tale fino a Roma. Diavolo d'un Sofri! Come gli vengono queste associazioni d'idee? Dal fico fresco di Catone al fico secco di La Russa. Dove siamo finiti? Questo è un Paese in cui non ci si chiede dove andremo ma dove siamo finiti. Annoto la malinconia di queste parole: eccoli qua i rivoluzionari che credevano di cambiare il mondo! Dietro un tavolo, alla Feltrinelli, a presentare l'uno il libro dell'altro! È malinconico o no? Sembra una canzone di Guccini. Intanto Sofri continua: Il nostro è un popolo strano, schizofrenico tra l'osannare un grande uomo e allo stesso tempo dileggiarlo; il confine tra il balcone di piazza Venezia e piazzale Loreto è molto vicino. È la psicologia della folla, come quella del Manzoni: in un attimo può cambiare direzione emotiva. Secondo dato: da noi le cose arrivano dopo, magari di trent'anni, ma quando arrivano recuperiamo in fretta il tempo perso. Gli immigrati sono arrivati tardi, per trent'anni siamo stati un Paese non razzista, ma ora siamo il più razzista d'Europa. Poi conclude, caustico come sempre: Ora smetto e cedo la parola, devo andare via, perché sono detenuto ai domiciliari. Ah, jà...incredibile.
Anche Deaglio tiene troppo lontano il microfono. Prendo appunti: la storia per aneddoti. L'Italia è il paese dei mozziconi di sigaretta, dei miracoli, delle sedute spiritiche di Prodi per trovare Aldo Moro. Tra parentesi, aneddoto per aneddoto, uno dei killer di Capaci si è poi davvero suicidato col laccio di scarpe in carcere, un anno dopo l'attentato. Conclusioni di Deaglio: dove siamo andati a finire negli ultimi trent'anni? C'è più commistione mafia-politica e il declino economico.

Metti un pomeriggio in primavera, ad ascoltare i rivoluzionari, trent'anni dopo.

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